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 2010  ottobre 25 Lunedì calendario

Iraq, una giornata di ordinaria ferocia - Tra i 40 mila file segreti resi pubblici da Wikileaks, ieri The Observer, l’edizione domenicale del Guardian, ha deciso di pubblicarne uno

Iraq, una giornata di ordinaria ferocia - Tra i 40 mila file segreti resi pubblici da Wikileaks, ieri The Observer, l’edizione domenicale del Guardian, ha deciso di pubblicarne uno. È quello che racconta, ora per ora, istante per istante, che cosa successe in Iraq dalla mezzanotte e un minuto alle 23 e 59 del 17 ottobre del 2006, nel corso di un giorno ordinario di guerra. E’ la fotografia scattata da uno stenografo militare, che archivia in ordine cronologico, senza commenti, come un magazziniere che mette a posto pezzi di ricambio dell’Ikea, esplosioni, bombardamenti, violenze, morti, stupri, rapimenti e mutilazioni che devastano il Paese da Kirkuk a Bagdad. Alla fine della giornata i morti sono 146: 136 iracheni e 10 americani. Cinquantotto le persone arrestate, 17 quelle rapite, 49 le esplosioni di bombe, mortai o dispositivi improvvisati. L’apocalisse. In quell’autunno lo scenario di guerra sta cambiando, il confronto tra Bush e Blair è serrato. Gli Stati Uniti vanno verso le elezioni di medio termine e i repubblicani temono il sorpasso democratico. Il Segretario alla Difesa, Donald Rumsfeld, l’uomo più potente di Washington, è contrario all’invio di nuove truppe e spinge per un’azione ancora più violenta e repressiva. Bush lo ascolta, ma dopo la sconfitta del mid-term, che di fatto segna la sua fine, lo avvicenda con l’ex capo della Cia Robert Gates e manda nuovi rinforzi in Iraq dove, assieme al conflitto ufficiale, se ne combatte uno sotterraneo. Una guerra civile che contrappone sunniti e sciiti, mentre i signori della droga regolano conti interni e moltiplicano gli affari. Ma torniamo al 17 ottobre restituendo in sintesi quello che lo stenografo militare annota minuziosamente, il delirio di un modo completamente fuori controllo. 00.30. Sud Est di Falluja, un convoglio di ingegneri americani salta su un ordigno esplosivo improvvisato. Il blindato resiste, viene danneggiato, ma non ci sono feriti. Due ore più tardi quattro iracheni vengono dichiarati dispersi, i loro cadaveri saranno ritrovati a Ramadi. Altri quattro moriranno alle sei del mattino a Balad. Ad Hasmiyiya un bambino viene rapito. 07.15. Colpito un elicottero dell’ospedale da campo americano. A bordo ci sono quattro soldati e un interprete. Muoiono tutti. Bombe cominciano a esplodere in ogni angolo del Paese, il cadavere di un uomo con la testa mozzata viene ritrovato lungo un fiume nella provincia di Quadisiya. Un elicottero Apache si alza in volo dopo che una station wagon è stata colpita dalle fucilate partite da una berlina bianca. Gli americani chiedono il permesso per aprire il fuoco. Lo ottengono. 09.30. I ribelli ammazzano Abdul Rudha Al Maliki, membro dell’ufficio del sindaco di Bagdad, mentre due camion pieni di cibo arrivano nella zona Sud della capitale precauzionalmente con due ore di anticipo rispetto al previsto. Una Volkswagen azzurra gli si lancia contro. Muoiono due persone, i feriti sono sette, comincia uno scontro a fuoco che porterà via altre due vite. I bambini giocano con i pezzi di metallo ancora bollenti dell’automobile esplosa. Ore 12. Muhalla Hariyah, 16 anni, viene trovato morto in una strada di Bagdad. Gli hanno sparato in testa, il corpo presenta segni di torture. Contemporaneamente colpi di mortaio colpiscono il mercato Abu Dashir, un civile rimane ucciso, due gravemente feriti. Un quarto d’ora più tardi tocca a un poliziotto perdere la vita. Se lo porta via una fucilata arrivata da chissà dove. Le fotografie delle agenzie internazionali restituiscono l’immagine di due donne vestite di nero che piangono sulla bara di una ragazza avvolta in una tunica bianca. L’hanno mutilata. Non ha più le mani. Altre due donne con gli arti mozzati e il volto bendato vengono ritrovate poco più tardi in Haifa Street. Bombe vicino alla moschea di Mahmudiya, uomini armati e vestiti da poliziotti rapiscono dieci civili nella zona di Wadha, i marines, attaccati, lanciano 89 granate contro un palazzo a Ramadi. Un soldato americano viene colpito a morte da un cecchino. Ancora foto delle agenzie internazionali. Due ragazzi in divisa si abbracciano e piangono. Il sole tramonta, c’è polvere ovunque, fumo. Attorno a loro due cadaveri. C’è sangue dappertutto. Ore 23.45. Un convoglio di soldati iracheni salta su una bomba a Kirkuk. Sono gli ultimi tre morti della giornata. Il Guardian - chiudendo il resoconto nel giorno in cui anche Nick Clegg, vice primo ministro inglese, invoca un’inchiesta per valutare le responsabilità eventuali dei soldati britannici - ricorda che la sera del 17 ottobre, il vice presidente americano, Dick Cheney, col ghigno spaventoso di chi ha potere di vita e di morte, partecipa al programma radiofonico di Rush Limbaugh. È cordiale, sicuro di sé, in pace col mondo. Quando Limbaugh gli chiede: «Come vanno le cose in Iraq per i nostri ragazzi?», lui risponde senza tentennamenti. «Se si riesce ad avere una visione generale della situazione si può dire che vanno piuttoso bene». Un applauso registrato anticipa la sigla di chiusura.