Stefano Righi, CorrierEconomia 25/10/2010, 25 ottobre 2010
MANAGER. LA PRIMA LINEA: CHI CONTA SOTTO I CINQUANTA
Alessandro Profumo aveva 40 anni quando prese la guida dell’allora Credito Italiano. Corrado Passera a 42 anni era amministratore delegato del Banco Ambrosiano Veneto, a 44 di Poste Italiane e da quando ne aveva 48 è al timone di Banca Intesa. Due storie emblematiche di un rinnovamento che non c’è più. Non solo in banca, ma certamente qui meno che altrove. Se c’è stata una stagione dei quarantenni, oggi (sarà per le prospettive di vita più prolungate?) ci troviamo davanti ai cinquantenni esordienti. E pensare che il re del Bhutan, due anni fa, ha fatto scrivere nella Costituzione del minuscolo paese asiatico che anche lui, il re, e tutti i suoi discendenti, dovrà andarsene in pensione allo scoccare dei 65 anni. In Italia, avrebbe appena iniziato…
Secondo alcuni la premiata ditta Passera & Profumo se da un lato ha profondamente innovato, dall’altro ha rappresentato un tappo all’ulteriore rinnovamento, alla crescita delle alternative. Di certo, sottolinea qualcuno, non è questo del banchiere un lavoro per giovani. Serve esperienza e visione prospettica, dicono, che si conquista solo con l’esperienza sul campo.
Posizioni di rilievo
Così oggi nelle posizioni di rilievo del sistema creditizio italiano ci sono degli ex giovani, cinquantenni che dopo lunga gavetta provano a recitare da protagonisti. Dietro a Passera & Profumo, dagli anni Novanta a oggi, non è stato facile mettersi in luce. Ma alcuni ci sono riusciti. Più delle altre è brillata la stella di Matteo Arpe, 46 anni la prossima settimana, volto da eterno ragazzo, genio precoce in Bocconi, 13 anni in Mediobanca e poi la carica di amministratore delegato di Capitalia. L’uscita dal gruppo romano nel 2007 nasce da uno scontro con il presidente
Cesare Geronzi, che affiora in una indimenticabile lettera. Pochi mesi dopo, a 43 anni, Arpe fonda Sator che successivamente entra in maggioranza in Banca Profilo e oggi si diverte a editare sul web Lettera 43. Ma ormai Arpe ha messo il nome in ditta e sono altri i protagonisti dietro allo sportello.
Grandi gruppi
In Unicredit il più giovane dei vice di Federico Ghizzoni è Roberto Nicastro, 46 anni a dicembre, trentino di nascita, milanese dai tempi dell’università e oggi interprete primo delle esigenze delle fondazioni socie che invocano risposte alle istanze territoriali. Prima di trasferirsi a Milano, ai tempi del liceo, faceva il dj, ma oggi è molto più difficile mixare le esigenze dei soci coniugandole con i bilanci della banca.
Impresa non facile neppure in casa dei dirimpettai di Intesa Sanpaolo, dove Marco Morelli, 48 anni, è direttore generale vicario, con la responsabilità della banca dei Territori, l’ossatura retail che articola la presenza del gruppo sull’intero territorio italiano. Morelli è arrivato a febbraio, dopo una significativa esperienza al Monte dei Paschi di Siena, dov’era vice direttore generale. Per lui — dinamico, sportivo, romanista, con una passione per lo sci — è la grande occasione. Dagli uffici di Torino, dove ha sede la banca dei Territori, misura l’Italia agenzia per agenzia.
Dietro alle due istituzioni di maggior peso, un ruolo importantissimo lo riveste in Bnl Fabio Gallia. Quella che fu la banca del ministero del Tesoro,
braccio armato del governo italiano, è oggi un importante satellite che ruota nell’orbita di Bnp Paribas, una delle maggiori realtà creditizie europee. Gallia, 47 anni, ha un passato in Capitalia e un presente da amministratore delegato a Roma, nella sede di Bnl, che vale un posto da consigliere nel Comitato esecutivo di Bnp Paribas, la capogruppo. È uno dei rari italiani che può guardare l’Europa da vicino.
Finanza fresca
Il rinnovamento ha coinvolto anche la più rappresentativa delle istituzioni finanziarie italiane, quella Mediobanca che con le ultime recenti nomine ha davvero mutato la propria immagine pubblica. Oggi, pur nel solco della tradizione e di una soppesata crescita interna, a guidare Mediobanca ci sono l’amministratore delegato Alberto Nagel, 45 anni e il presidente Renato Pagliaro, 53. Un altro mondo rispetto a quando gli stessi Pagliaro e Nagel entrarono in Mediobanca, era l’81 per l’attuale presidente, dieci anni dopo per Nagel.
La forza della provincia
Se a Milano il cambiamento è faticoso, non diversamente accade in provincia.
Victor Massiah, 51 anni, è dal 2008 consigliere delegato di Ubi, uno dei maggiori gruppi creditizi italiani, dopo una lunga formazione all’interno delle banche del gruppo Intesa e in precedenza in McKinsey.
Fabrizio Viola aveva cinquant’anni nel 2008 quando, dopo il fallimento della fusione tra la Popolare di Milano — di cui era direttore generale — e la Popolare dell’Emilia Romagna venne chiamato proprio da Guido Leoni, presidente della Bper, a ricoprire il ruolo di amministratore delegato del gruppo modenese.
Cinquant’anni compiuti il primo settembre, Samuele Sorato, veneziano di Noale, è da due anni il direttore generale della Popolare di Vicenza. Vi è arrivato dall’allora Mediocredito delle Venezie, dopo l’introduzione del nuovo Testo unico bancario. Era il 1995. L’anno dopo alla presidenza della banca vicentina venne eletto Gianni Zonin. Il binomio funziona e ha superato l’usura degli anni. Sorato, laurea a Cà Foscari da studente lavoratore e una archiviata passione per il volley, è emerso al fianco di Divo Gronchi, che proprio Zonin richiamò a Vicenza nel 2007. Sposato, due figli ancora studenti, uno allo scientifico l’altro a giurisprudenza, oggi è lui che misura uno dei termometri più sensibili della ripresa del Nordest.
Stefano Righi