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 2010  ottobre 25 Lunedì calendario

IL «CLUB DEI LETTORI» PREMIA ECO

Trent’anni nel nome della rosa. Il giallo medievale di Guglielmo da Baskerville con cui Umberto Eco, nel 1980, si cimentò nella narrativa è il romanzo più amato dai lettori italiani dagli anni Sessanta a oggi. È il risultato di un’indagine di Mondolibri, primo book club italiano fondato cinquant’anni fa (allora si chiamava Club degli Editori) da Arnoldo Mondadori con l’idea di portare la cultura nelle case degli italiani, seguendo il modello di Stati Uniti e Gran Bretagna.
Uomo di modesta cultura ma di grande intuizione, l’«Incantabiss» aveva capito che gli anni del boom economico e della rinascita erano il momento adatto per mandare il libro a cercare il suo lettore direttamente sulla porta di casa, soprattutto in provincia dove le librerie non erano così a portata di mano come nelle grandi città. Negli anni 70 il Club era già una realtà importante a cui collaboravano nomi prestigiosi come Oreste Del Buono, Luciano Bianciardi, Giulio Nascimbeni, Guido Davico Bonico, Bruno Munari che disegnò le copertine della collana «Un libro al mese», fino al 1967. Nel corso dei decenni il Club degli Editori si è confrontato con alti scenari, ha prodotto il Circolo, destinato a un pubblico interessato alla saggistica e all’attualità sociopolitica, si è fuso con l’Euroclub del gruppo tedesco Bertelsman per diventare infine Mondolibri (da febbraio fa completamente capo al gruppo di Segrate). Ora, per festeggiare i cinquant’anni di un’attività che, nell’era dell’ebook continua a spedire i suoi volumi, Mondolibri ha chiesto agli iscritti — circa 1 milione — di votare i loro libri preferiti, accompagnando la scelta con un commento personale. Dai centomila voti sono emersi cinquanta titoli, dieci per decennio, a costruire una mappa dei romanzi che hanno formato la cultura popolare. Un affresco che ritrae i movimenti e l’evoluzione dei gusti, dal prevalere di una narrativa più impegnata negli anni Sessanta/Settanta, all’esplosione dei bestseller americani degli anni Ottanta fino ai casi editoriali degli anni Novanta e soprattutto 2000, frutto a volte di martellanti campagne di marketing, a volta del passaparola. I risultati sono stati raccolti in un volume, I libri che parlano di noi, con la prefazione di Corrado Augias e una selezione dei commenti dei lettori, che verrà presentato mercoledì alla Mondadori Multicenter di Milano (piazza Duomo, ore 18.30, con Paola Calvetti, Bruno Gambarotta, Renato Rodenghi, Alessandra Casella).
Umberto Eco — che venerdì sarà in libreria con il nuovo romanzo, Il cimitero di Praga (Bompiani) — non è soltanto il vincitore nella sua categoria, gli anni Ottanta, ma può essere considerato il vincitore assoluto, con 9.274 preferenze, quasi il doppio di Cent’anni di solitudine di Gabriel García Márquez, il più votato degli anni Sessanta, e di Un uomo di Oriana Fallaci, primo classificato degli anni 70. Per il decennio Novanta il gradino più alto del podio è toccato a Va’ dove ti porta il cuore di Susanna Tamaro, mentre per gli anni 2000 a Il cacciatore di aquiloni di Khaled Hosseini. Analizzando i 50 titoli emerge chiaramente che le scelte relative agli anni 60 e 70 si sono orientate verso una letteratura più impegnata, mentre per gli anni più recenti le preferenze si sono spostate verso la narrativa di intrattenimento. Così, dietro alla saga di Macondo, negli anni Sessanta, si trovano titoli come Il giardino dei Finzi Contini di Giorgio Bassani, Il giorno della civetta Leonardo Sciascia, La tregua di Primo Levi, Centomila gavette di ghiaccio di Giulio Bedeschi, Il maestro e Margherita di Bulgakov; negli anni Settanta, il libro della Fallaci, tributo d’amore al compagno Alekos Panagulis, eroe della resistenza greca contro i colonnelli, è seguito da titoli come La storia di Elsa Morante, Arcipelago Gulag di Solzenicyn, Se una notte d’inverno un viaggiatore di Italo Calvino, Padre padrone di Gavino Ledda. Il segno dei tempi è nell’erotismo ribelle di Porci con le ali con cui nel 1976 Lidia Ravera e Marco Lombardo Radice fecero scandalo, libro che segue nelle preferenze il memoir di Susanna Agnelli, Vestivamo alla marinara, e precede il manifesto di una ricerca spirituale eterodossa come Il gabbiano Jonathan Livingston, longseller che ha consolato più di una generazione.
Il decennio 1980-1989, oltre a essere quello in cui il voto appare meno frammentato con la vittoria schiacciante di Eco che porta a casa il 45% dei voti (al secondo posto c’è La casa degli spiriti di Isabel Allende con il 21% e al terzo L’insostenibile leggerezza dell’essere), registra l’ingresso massiccio nelle letture nostrane di massa di bestseller americani come Il silenzio degli innocenti di Thomas Harris e It di Stephen King (entrambi diventati film) oltre alla nascita di astri di casa nostra come Andrea De Carlo ( Treno di panna) o stranieri come Salman Rushdie (con I figli della mezzanotte, uscito sette anni prima di Versi satanici) e Jay McInerney ( Le mille luci di New York, manifesto di una generazione di perdenti nell’edonismo spensierato degli anni Ottanta).
Il decennio 1990-1999, come d’altronde quello successivo, registra una maggior frammentazione dei voti: i primi classificati, Va’ dove ti porta il cuore e Il cacciatore di aquiloni, raccolgono solo il 21-22% delle preferenze (quest’ultimo seguito a brevissima distanza da Il codice da Vinci). Dal ’90 deflagra la narrativa di intrattenimento: Andrea Camilleri, esordiente a settant’anni, si piazza al secondo e terzo posto con e senza Montalbano ( La forma dell’acqua e La concessione del telefono), mentre il resto se lo dividono Il cliente di Grisham, L’Alchimista di Coelho, Harry Potter, Jurassic Park, I pilastri della terra (ma c’è anche Tiziano Terzani con Un indovino mi disse). Negli anni 2000 i bestselleristi sono quelli noti e cioè Saviano, Faletti, Zafón, Barbery, l’Ammaniti di Io non ho paura, Giordano, la Mazzantini di Non ti muovere e Stephénie Meyer.
Cristina Taglietti