Alessandra Mangiarotti, Corriere della Sera 24/10/2010, 24 ottobre 2010
L’ITALIA RESTA SENZA I SARTI E I GELATAI «SPECIALISTI INTROVABILI» —
Giorgio C. ha ventidue anni, un diploma di perito meccanico e una vita da disoccupato che da trentadue mesi e mezzo comincia ogni mattina con la lettura degli annunci di lavoro per Milano & provincia: «Se andrei a fare lo scalpellino? Scusa, ma cosa dovrei andare a fare? Che fa lo scalpellino?». Il quinto mestiere più «trascurato» dai giovani italiani, secondo l’ultimo rapporto di Confartigianato, per Giorgio è più che altro un mestiere sconosciuto. Sa invece cosa fa un installatore di infissi, la figura professionale giudicata più difficile da reperire. E anche cosa fa un panettiere, al secondo posto nella classifica dei lavoratori più ricercati. «Certo che so cosa fa, scherzi? E so anche che ne richiedono parecchi, leggi qua "cercasi urgentemente apprendista panettiere. Assunzione immediata". Mah... non fa per me».
Giorgio fa parte di quel 27,9% di giovani tra i 15 e i 24 anni che — dicono i dati del secondo trimestre 2010 — è senza lavoro, 90 mila in più rispetto al periodo pre-crisi. Una percentuale di poco superiore al fabbisogno occupazionale delle imprese italiane che per l’anno in corso risulta insoddisfatto: 26,7%. Le figure più «introvabili» secondo il rapporto di Confartigianato: installatori di infissi e serramenti, «ne servirebbero 1.500 ma l’83,3% è di difficile reperimento»; panettieri e pastai, «su un fabbisogno di 1.040 lavoratori le imprese dovranno rinunciare ad assumerne i l 39,4%»; non va meglio per i tessitori e i maglieristi, «dei 330 richiesti dalle aziende il 33,3% risulta di difficile reperimento». L’elenco dei mestieri «trascurati» è lungo: «E tutto ciò — sottolineano dall’ufficio studi di Confartigianato — mentre l’Italia è il Paese che in Europa, dopo la Spagna, registra il più alto tasso di disoccupazione dei giovani tra i 15 e i 24 anni». Prendendo anche i dati di agosto, in leggera ripresa rispetto ai mesi precedenti: «Il tasso raggiunge il 25,9% a fronte del 20,2 della media Ue. Peggio di noi la Spagna (41,6%), meglio la Francia (24,4), il Regno Unito (19,1), la Germania (8,8)».
Punto di partenza dell’indagine di Confartigianato sono il rapporto Excelsior 2010 di Unioncamere e ministero del Lavoro e in particolare le motivazioni che stanno dietro la difficoltà di reperire personale: «inadeguatezza dei candidati», «ridotto numero dei candidati» ma anche (e soprattutto) «ridotto numero delle persone che esercitano la professione». Sessantotto i «mestieri» presi in esame. Al quarto posto — subito dopo installatori di infissi, panettieri e tessitori — ecco gli addetti all’edilizia: il 32,5% delle 400 assunzioni previste è di difficile reperimento. E poi, sempre nella top ten dei «trascurati» (o ricercatissimi): gli scalpellini e i marmisti (29,5); i pasticceri e i gelatai (29,1); i pavimentatori (27,7); i lastroferratori (23,3); i sarti e i modellisti (21,9); gli addetti alle macchine per confezionare capi di abbigliamento (21,5).
Pietro Restelli, presidente dell’Associazione panificatori di Milano, prova a scattare una fotografia del suo settore: «Il nostro è un mestiere che ha orari diversi dagli altri e poco compatibili con il tirar tardi con gli amici: bisogna svegliarsi presto, anche il sabato mattina. I nostri giovani stanno troppo bene a casa, perché fare tanta fatica?». Il sociologo del lavoro Domenico De Masi va oltre e suddivide i mestieri «trascurati» in «faticosi, certo», ma anche in «morituri» o «banali». Fermandosi ai primi commenta: «Perché soffrire? Disoccupato non significa masochista. Se il giovane ha la possibilità di scegliere o fa quello che gli piace o non fa nulla chiedendo "assistenza" a quel grande welfare che è la famiglia. Il dire "non studio e non lavoro" crea sofferenza, ma la fatica che richiedono certi mestieri è giudicata ancora più insopportabile». Il sociologo sottolinea poi come «la disoccupazione nostrana sia una disoccupazione ricca» e «un giovane disoccupato (e insieme la sua famiglia) difficilmente si accontenti di un lavoro povero o fuori moda». Fuori moda, già. Perché molti mestieri «trascurati» sono «così obsoleti» da legittimare anche l’ignoranza di Giorgio o «così banali» da non essere nemmeno considerati: «Alcune professioni — dice De Masi — sono destinate a morire ma allo stesso tempo richiedono una forte specializzazione. O hai il padre scalpellino o difficilmente a vent’anni dici voglio fare lo scalpellino: dove lo impari il mestiere?». Ecco: «I giovani avranno anche le loro colpe, ma forse certi mestieri (belli, creativi ma fuori moda) andrebbero un po’ più nobilitati e reclamizzati».
Alessandra Mangiarotti