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 2010  ottobre 24 Domenica calendario

QUELLE BRIGATE SCIITE VICINE A TEHERAN _

Il capitano Falah si aggiusta il giubbotto antiproiettile, infila la pistola nel cinturone e mi guida alle porte di Mistal, il quartiere generale di Baghdad delle forze speciali irachene. È l’inverno del 2005, poco dopo le elezioni, e gli obitori della capitale rigurgitano di cadaveri. A Mistal si poteva cogliere uno spaccato del potere sciita e dell’influenza dell’Iran che adesso emerge anche dai documenti di WikiLeaks. Qui i marines vivevano a stretto contatto con le brigate Badr e le due parti, pur collaborando, si spiavano a vicenda.

Addestrate negli anni Ottanta dai Pasdaran iraniani, le brigate Badr si erano guadagnate una reputazione nei raid contro l’esercito di Saddam. Al loro ritorno a Baghdad dopo la caduta del regime baathista, sotto la guida della dinastia di ayatollah al Hakim, le Brigate avevano scalato il potere. Ma a chi mai potevano essere fedeli se non a quella repubblica islamica che le aveva ospitate e foraggiate per vent’anni?

Con il crollo di Saddam il proconsole Paul Bremer, per segnare una rottura netta con il passato, aveva preso la controversa decisione di sciogliere l’esercito temendo che fosse troppo inquinato da elementi baathisti e sunniti. Una mossa che ebbe effetti dirompenti: le forze di sicurezza diventarono monopolio delle milizie islamiche sciite. Le brigate Badr e quelle di Muqtada Sadr furono accusate di rapimenti, omicidi e torture, cioè dello stesso repertorio di crimini per cui era noto il vecchio regime.

Teheran si è servita anche di al-Qaeda per destabilizzare l’Iraq? Non solo, secondo quanto asserisce WikiLeaks, l’Iran ha addestrato terroristi come lo sciita Azhar Dulaymi ma ha passato ad al-Qaeda gli elenchi degli ex baathisti per farli fuori.

Così racconta sul Sole 24 ore del 6 marzo 2008 Abu Omar, figura imponente e baffi folti alla Saddam, uno dei capi delle milizie del Risveglio sunnita di Ramadi passate dal terrorismo al libro paga degli americani: «Gli islamici stranieri arrivavano con sacchi pieni di dollari armati con fucili a pompa ed esplosivi di fabbricazione iraniana. Ma soprattutto abbiamo sequestrato ai gruppi di al-Qaeda le liste di ex baathisti e ufficiali sunniti fornite dall’Ettelaat, l’intelligence di Teheran».

Veniamo al quadro politico generale e all’oggi, di cui WikiLeaks ovviamente non parla. Teheran non ha mai condotto una guerra d’espansione e anche l’esportazione della rivoluzione voluta da Khomeini non era approdata a risultati concreti. Ha invece abilmente sfruttato i regali dell’Occidente: l’eliminazione di Saddam ha permesso agli iraniani di estendere la loro influenza in un’area da cui erano stati sempre esclusi. È qui che affondano le radici dell’attuale allarme del mondo sunnita: il timore di una "mezzaluna sciita" che dotata di armi sofisticate possa imporre una sorta di egemonia facendo leva sulle crisi regionali, dall’Iraq al Libano, dalla Palestina all’Afghanistan, con una penetrazione che si estende da qualche tempo a un tradizionale baluardo della Nato come la Turchia.

Non può quindi stupire che al-Maliki per fare il governo a Baghdad debba peregrinare tra Teheran e Damasco, altro alleato storico dell’Iran, e che proprio per questo sia sempre più nel mirino dell’opposizione: le rivelazioni di WikiLeaks non lo aiutano. Ma forse non è noto a tutti che il presidente iracheno Jalal Talabani abbia stretti legami con i leader iraniano Mahmoud Ahmadinejad. I due si conobbero nel 1987 quando Ahmadinejad viene aggregato alla forze speciali al Qods di Kermanshah, la provincia curda più meridionale dell’Iran. A Kermanshah fanno base il capo delle milizie Badr irachene Abdelaziz al Hakim e lo stesso Talabani, che insieme ad Ahmadinejad pianifica un’incursione per far saltare i pozzi petroliferi di Kirkuk. Passano vent’anni, Saddam è stato impiccato, ed è Talabani ad accogliere Ahmadinejad a Baghdad in pompa magna, sfilando davanti alla Banca Melli, l’istituto di credito nella lista nera di Washington per i suoi legami con i Pasdaran: i vecchi compagni d’arme di solito non si tradiscono mai. Molto prima delle guerre americane del ’91 e del 2003, l’Iran aveva preparato la nuova leadership di Baghdad ma anche le forze necessarie alla destabilizzazione, l’ordine e il disordine, quando Julian Assange, tenace fondatore di WikiLeaks, non aveva ancora finito il liceo.