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 2010  ottobre 24 Domenica calendario

[Intervista a Giorgio Ariani] Saluti, autografi, battute: Giorgio Ariani, girare per Firenze con lei è impegnativo! Ci si ferma ogni due metri

[Intervista a Giorgio Ariani] Saluti, autografi, battute: Giorgio Ariani, girare per Firenze con lei è impegnativo! Ci si ferma ogni due metri. «L’è la mia città e poi io c’ho un carattere bello. Fo amicizia con tutti, giovani e meno giovani. Ora che sono nonno, poi, mi diverto con i nipotini. Miei e quelli degli altri». Scusi, perché ride? «L’altro giorno sono in campagna vicino al mio paese, Montespertoli, e mi ferma Filippo, 11 anni. “Giorgio, te tu la sai la barzelletta su Berlusconi?” Dico no. E me la racconta». È veloce? «C’è Silvio che sta per partire in elicottero con un cardinale, quando incontra un bambino. “Vuoi un passaggio fino a scuola?”. Accetta e decollano. L’elicottero ha un’avaria e ci si deve buttare, ma ci so- no solo due paracadute. Berlusca guarda il cardinale: “Mi consenta, ma io devo per forza salvarmi: sono il più intelligente del mondo e l’Italia ha bisogno di me”. Si lancia. Il cardinale allora si rivolge al bambino: “Io sono anziano, tu hai la vita davanti. Mi sacrifico. Buttati tu”. Il bambino ride: “Ma no, si può buttare anche lei. Guardi là, i paracadute ci sono ancora tutti e due”. Il cardinale è stupito: “Come è possibile?”. Il bambino ride: “Il più intelligente si è buttato con il mio zainetto della scuola!”. Ahahahaha». Non male. «Filippo è sveglio e simpatico. Come Elena, la figliola del padrone dell’alimentari sotto casa. L’altro ieri guarda il su’ babbo e dice: “Certo che Giorgio Ariani è proprio ganziale”». Giorgio, e gli adulti invece che le dicono? «Si avvicinano, soprattutto le donne, toccano i capelli e chiedono: “Ma sono tinti?”». Che risponde? «Non sono tinti e sono ancora tanti!». Altre curiosità? «Domandano di Pierino». Giorgio, sia sincero. Lei un po’ si sente ancora Pierino. «Lo fo ancora nella vita di tutti i giorni». Cioè? «Fo le zingarate. Il mese scorso squilla il telefono di casa, è una signora che chiede di Giorgio Ariani. Io rispondo con la voce da bambino: “Non c’è, bisogna che le passo mamma, ma è uscita. Aspetti che forse arriva, ora mi arrampico sulla sedia per guardare dalla finestra. Siamo al sesto piano, ma se mi sporgo bene riesco a vederla”. Lei si preoccupa. “No, non importa. Sta fermo. Testa qui in linea!!”. E, terrorizzata perché non rispondo più, riattacca». Ha più richiamato? «Nooo! Ahahahah». Ariani, a proposito di bambini facciamo un aggiornamento sulla sua vita privata. Mogli? Figli? Nipoti? «Sono sposato e separato. Tre figli ufficiali e due meno ufficiali, nel senso di avuti da altre donne. Tre nipoti ufficiali e tre meno ufficiali. E ora sono single». Professionalmente, invece, che fa? «Ho scritto un film che dovrebbe partire entro la fine dell’anno. Il titolo è “Disordine perfetto”, è ambientato alla fine della seconda guerra mondiale, storia di un gruppo di partigiani che scappa e si rifugia in un convento e...». Stop, non roviniamo la sorpresa. Attori? «Vorrei Alain Delon come comandante tedesco, l’è buffo. E Sandra Milo nel ruolo di una maîtresse. Il produttore esecutivo sarà Aldo Mollica, nipote di Vincenzo». Diceva della seconda guerra mondiale. Lei in quegli anni era piccino. Facciamo un salto indietro e parliamone. «Nasco a Ferrara il 26 maggio 1941. Per caso, solo perché mamma è a trovare una cugina là. Come racconto da sempre: credeva fosse pipì, invece ero io...». Bambino timido? «Molto, ma un po’ pazzo. Già un piccolo Pierino. Tanto che un giorno rubo al mi’ babbo i boxer, quelli giganteschi ascellari. Li taglio e vo’ in Piazza della Signoria per metterli, come fosse una gonnellina, sulla statua del Ratto delle sabine. Sul più bello mi volto dai due miei amici e fo: “Vanno bene?”. Risposta: “Perfetti per fare un verbale”. Gli amici se l’erano filata e dietro di me c’erano due vigili!». E fisicamente come era? Sì, insomma... «Secco secco! Magrissimo fino al matrimonio: a 25 anni peso 78 kg. Poi sempre più largo». Record storico? «Sono arrivato a 170 kg, ma stavo malissimo: problemi di diabete e cataratta. Ora sono sceso a 130 kg». Torniamo al piccolo e leggero Giorgio. «Alle medie mi ammalo di polmonite, virus asiatico. E mi tocca stare in isolamento senza vedere i compagni di classe. Per passare il tempo, allora, faccio imitazioni: Stanlio e Ollio, Rascel, Jerry Lewis». Quando il contatto con il mondo dello spettacolo? «Mia sorella, brava cantante, da ragazzina decide di iscriversi a un concorso canoro. Ho 14 anni e la seguo, ma mi presento senza aver preparato niente. Tocca a me, salgo sul palco e non sapendo che fare mi esibisco nelle imitazioni. È un trionfo, vinco il premio». Ed è il boom. «Non proprio. Ricevo la prima vera lezione». Quale? «A un secondo concorso rifaccio le stesse cose e arrivo terzo! Capito? La genuinità e l’adrenalina dell’esibizione sono fondamentali e il pubblico capisce tutto». Elatv? «Qui a Firenze, dietro a piazza Santa Maria Maggiore, ai tempi ci sono gli studi Rai. Mi chiamano per un provino e restano stupiti per come uso il diaframma. Penso: è fatta, divento attore». Invece? «Mi prendono per il doppiaggio. Ricorda la pubblicità della “Bertolli”? Il vocione finale è il mio». È il via alla carriera. «Faccio tutte le voci di “Salomone, pirata pacioccone”. E poi sono Ten in “SuperGulp fumetti in tv”, quello che conclude con: “Dice il saggio....”». Altri personaggi? «Invento un tedesco per un intermezzo. Proprio come quello che poi farà Paolo Villaggio: il suo Professor Kranz». Intende dire che si è ispirato a lei? «Mai capito e mai chiarito. Ma siamo amici. Una volta gli ho detto: “Paolo complimenti, te tu con Fantozzi hai fatto la storia del cinema!”. E lui: “Ma ho un difetto. Non sono mai riuscito a imitare Ollio, che è conosciuto da tutti, bambini e vecchi”». Giorgio, in quel periodo lei fa anche teatro. «E conosco tutti i più grandi. Nel ’66 divento amico di Dapporto, persona meravigliosa a livello umano. Tutte le notti sto con lui fino alle 5, a sentire i suoi racconti e le sue barzellette. Un giorno chiedo a Carlo: “Perché prima della battuta finale fai sempre un sospiro, muovi la lingua, prendi tempo?”. Mi fissa. “Tu diventerai un grande attore perché hai notato questo particolare. È la stessa domanda che ho fatto io a Petrolini: è una pausa che cattura l’attenzione di tutti. E fa scatenare più applausi”. Grazie a Dapporto, poi, conoscerò Aldo Fabrizi». Raccontiamo di Fabrizi. «Meraviglioso. Ogni volta che in quegli annivoaRomastoconlui.Ealle5del pomeriggio, regolarmente, mi guarda e ride: “A’ Giorgio, nun ch’hai fame? Ce famo du’ bucatini?”. E fa scendere, dall’alto, una cucina mobile, grazie alla quale riesce a cucinare stando comodamente seduto. Naturalmente, poi, alle 21 si va a cena lo stesso». Ariani, come mai ride? «Una volta mi telefona alle 8 di mattina. “A’ Giorgio, ma tu hai mai sderenato un cesso? A me è capitato du’ vorte”. Rispondo di no. “Vedrai, prima o poi te succederà”. Dopo due settimane vo in una gelateria a Firenze e spacco l’asse del wc. Sicché esco dai proprietari dicendo: “Sono venuto qui apposta per trovare l’asse che non tiene!”. Appena arrivo a casa, telefono a Fabrizi». E lui? «Impazzisce dalle risate. “Esperienza bellissima, hai visto? Devo veni’ a Firenze al più presto”. La settimane successiva è da me e pretende di andare alla stessa gelateria. Va in bagno, si sentono strani rumori, un urlo ed esce con l’asse in mano. Restando serio, si rivolge al propietario: “So’ venuto apposta qui a Firenze per mangia’ er gelato cor mio amico e trovo il bagno che se rompe!”. Il padrone, imbarazzato, si scusa. E si rivolge alla moglie: “Ti avevo detto di non rimetterla che non avrebbe retto”». Micidiale. E poi? «Quando usciamo risate a non finire. E Aldo confessa che, non riuscendo a rompere l’asse con il solo peso, gli era toccato farlo a forza!!!». Altri ricordi? Diceva di essere l’unico autorizzato a dare del tu a Totò, a suonare alla sua porta e a mangiare a tavola con lui. Ma quela volta che mi raccontò del film “Roma città aperta”...». Approfondiamo subito. «È l’unico film al mondo in cui la protagonista, Anna Magnani, muore a metà storia. Fabrizi spiegava che durante le riprese la Magnani, correndo, inciampò nel selciato. Rossellini, il regista, bloccò tutto: “Non ti rialzare!”. E fece girare la scena delle raffiche di mitra, perché una caduta così naturale sarebbe stata irripetibile». Giorgio, torniamo alla sua carriera e parliamo della tv. Inizia a TeleLibera Firenze. «Conduco “La Vispa Teresa”, programma in cui paghiamo per spogliarsi in diretta». La volta più buffa? «Un carabiniere rinuncia a 25 milioni più un’auto in regalo pur di non mettersi in mutande!». Poi il passaggio a Raidue ne “L’altra domenica” di Renzo Arbore. «Invento le Olimpiadi dei vecchietti a Montespertoli, il mio paese. Renzo, la migliore spalla del mondo, chiede in diretta: “Ma come farai a farli correre?”. E crea attesa. Poi mandiamo in onda la registrazione: gli anziani che corrono intorno alla piazza e dietro a loro, montati da un altro video, 8 mastini napoletani. Da sbellicarsi». Nel 1981 l’esordio al cinema. «Faccio “L’esercito più pazzo del mondo”. Poi mi propongono Pierino, perché il produttore della serie di Alvaro Vitali non ha depositato i diritti del titolo più bello: “Pierino la peste alla riscossa”». Ed è un successo. Indimenticabile la scena in cui la fermano tre cinesi chiedendo: “Può dilmi cosa è un flocio?”. E Pierino risponde: “Pel me un flocio è un uomo con una malattia inculabile”. «Mica male anche quando vado in un bar e chiedo ai proprietari di fare vedere il bagno alla mia amica perché in quel posto c’è il cesso d’oro! E il barista dice alla moglie: “Corri qui che finalmente ho trovato quello che ha cagato nel trombone!”». Domanda secca: il vero Pierino è lei o Vitali? «Pierino l’è Vitali. Ma il mio oggi è l’unico film che si vede ancora». Altra domanda secca: rinnega quel genere di cinema considerato trash? «No. Anzi, ricordo con piacere quegli anni e molti compagni di lavoro. Tipo Bombolo». Già, Franco Lechner. «Amico vero, quando è morto nel 1987 ho mollato tutto e tutti per esserci al funerale. Se ne è andato dopo un’operazione al fegato, per uno shock anafilattico in seguito ad alcune iniezioni di antibiotici». Un aneddoto da raccontare? «Bombolo di mestiere vendeva piatti al mercato di Roma. Lo conosco al Bagaglino e una sera, quando arriva, è agitatissimo. Chiedo che è successo. “A’ Giorgio, tttzzz ttttzzz, ho portato a casa a mi’ moglie Regina ’na padella antiaderente tutta nuova, tttzzz ttttzzz, e le ho detto de prepararmi i carciofi alla giudea. Sur più bello è scoppiato tutto e addio carciofi, tttzzz ttttzzz”. Sai perché? Perché sono ’no stronzo e mi ero dimenticato di togliere la pellicola, tttzzz ttttzzz!». Mitico. Ariani, nel 1984 c’è la svolta della sua carriera. «Sto girando una scena di “Sturmtruppen 2 Tutti al fronte”, film brutto in cui io e Oppini ci dilettiamo a imitare Stanlio e Ollio, quando il regista Romolo Siena ci vede e propone di fare uno sketch. Oppini rifiuta. Per interpretare Stanlio, allora, arriva Garinei e così nasce una coppia unica e affiatatissima. Poco tempo dopo un capo struttura della Rai mi telefona per spiegare che Sordi è stufo di dare la voce a Oliver Hardy e cercano un sostituto perché hanno appena preso i diritti di tutti i film. Accetto e da quel momento a oggi darò la voce ad Ollio in 53 pellicole». Sordi l’ha conosciuto? «Una sola volta. Si è complimentato per la erre moscia con cui facevo la voce di Ollio». Nel 2008 ha ricevuto il premio Leggio D’oro nella categoria “Menzione speciale Alberto Sordi”. «Grande orgoglio e soddisfazione». Giorgio, ma si sente più Pierino o più Ollio? «Oggi Ollio, forse per un fatto di età». In alcune movenze è identico a Oliver Hardy... «Una decina di anni fa, in un ristorante di Firenze, noto che una signora molto anziana, americana, mi fissa. Dopo un po’ si avvicina: “Scusi se la guardo, ma mi ricorda un vecchio amico che non c’è più. Siete identici. Si chiamava Oliver Hardy». Urca. «Pazzesco, vero?». Lei è un grandissimo doppiatore, ma non ha sfondato come comico. Perché? «Per due motivi. Sono sempre stato legato a Firenze e non ho mai voluto lasciare la mia casa. E poi non ho mai avuto un vero e grande impresario». E dei comici toscani che ne pensa? «Molti li ho lanciati io. Un giorno, alla festa de l’Unità di Balatro, si presenta una signora. “Ariani, te tu aiuteresti il mi’ figliolo che vuole fare il comico? Ha 15 anni e si chiama Leonardo”». Pieraccioni? «Braaaavo, proprio lui. Intelligente, preparato. E un grande amico. L’unico, insieme con Garinei, ad aiutarmi economicamente quando ho avuto bisogno di soldi per mantenere due case e due famiglie». Giorgio, ultime domande veloci. 1) Miglior comico di sempre? «Totò. Fabrizi. Dapporto. Stanlio e Ollio». 2) Rapporto con la religione? «Buono, ma a modo mio». 3) Le piace la politica? «Sto con Berlusconi. Ma fare il comico è dura se sei di destra». 4) Rapporto con il sesso? «Bello. Ma ora frequento poco». 5) Ultimissima. La battuta migliore di Ollio? «Coooome sei stupìììììdo».