Eva Cantarella, Corriere della Sera 23/10/2010, 23 ottobre 2010
I BAMBINI ROMANI CHE GIOCAVANO A «CAPITA ET NAVIA» (TESTA O CROCE)
Come si divertivano i bambini, alcuni millenni or sono? Grazie a qualche notizia nelle fonti letterarie e ad alcuni fortunati ritrovamenti archeologici, scopriamo che lo facevano esattamente come quelli di oggi. Ovviamente non avevano a disposizione i giocattoli che il progresso ha consentito di costruire, ma, a esclusione di questi, si divertivano con giochi identici o molto simili a quelli ancor oggi più diffusi.
«Pari o dispari» ad esempio ( par impar, per i romani), che allora si giocava (a due, proprio come oggi) tenendo chiusi nella mano alcuni sassolini, e sfidando il compagno a indovinare se erano di numero pari o dispari. Sempre a due si giocava a «testa o croce» ( capita et navia).
Molto amati e praticati erano la palla (in latino, pila), la trottola ( turbo), il cerchio di legno ( orbis, o trochus), che si faceva correre con un bastone ( clavis). E poi i dadi, il gioco «a prendersi» rincorrendosi, le altalene (sospese alle funi o in bilico su di un asse), l’aquilone, il gioco che noi chiamiamo mosca cieca e quello — popolarissimo — con le noci, che consisteva nel disporre quattro noci in modo da formare una piccola costruzione a cupola: tre noci sotto, una sopra. Chi riusciva con un lancio a farle cadere se le poteva prendere tutte.
Giochi semplici, rimasti i soli giochi dei bambini poveri di oggi. Ma forse, tutto sommato, quelli preferiti da tutti, indipendentemente dalla sorte della nascita.
Eva Cantarella