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 2010  ottobre 23 Sabato calendario

MLADIC, IL MOMENTO DELLA VERITA’


A ben guardare, la questione degli ultras serbi e delle repliche sulle responsabilità italiane della Federcalcio serba - mentre il governo di Belgrado tace sotto ricatto della Ue - rivelano quel che è in gioco. Vale a dire la candidatura della Serbia ad ottenere nel 2011 lo status di paese candidato all’Unione europea, con adesione però nel 2016. Lunedì prossimo i ministri degli esteri dell’Ue decideranno sul mandato alla Commissione europea perché valuti l’adesione della Serbia. Ma l’ostacolo principale resta l’Olanda che, memore del ruolo subalterno dei caschi blu olandesi dell’Onu a Srbrenica, continua a dire no. Fatto singolare, il parlamento olandese proprio il 13 ottobre, lo stesso giorno degli scontri di Genova ma nelle ore precedenti, ha approvato una risoluzione con cui chiede al nuovo governo di centrodestra dell’Aja di opporsi ai negoziati di adesione con la Serbia finché Belgrado non coopererà con il Tribunale dell’Aja. E il governo ha subito frenato.
Dunque, ben oltre le ombre ultrà, torna la questione della cattura del latitante eccellente, l’ex generale Ratko Mladic che guidava l’esercito serbo-bonsiaco. «Mladic, è il momento della verità», così apriva ieri l’International Herald Tribune. «È solo questione di tempo», ha risposto nei giorni scorsi il presidente serbo Boris Tadic, ma aggiungendo: «Mladic non è un latitante ordinario, come gli altri. È un soldato, con grande esperienza militare». La Serbia s’aspetta la pressione dei 26 partner europei sull’Olanda, anche dopo il dietrofront sull’indipendenza unilaterale del Kosovo: Belgrado non la riconosce ma non protesta. Il clima favorisce il protagonismo ultras. Parteciparono infatti anche loro alla cacciata di Milosevic, con l’assalto e la messa a fuoco del parlamento serbo il 5 ottobre del 2000, quando il nazionalismo estremo rimproverava a «Slobo» di avere abbandonato Krajina e Bosnia. Ora che accadrà? Perché i serbi, lo dice un sondaggio di ieri, vogliono entrare nella Ue ma non nella Nato (proprio non dimenticano la guerra «umanitaria»), e sono contro l’indipendenza del Kosovo. E Mladic non è il «montenegrino di Sarajevo» Radovan Karadzic. È «serbo» e lo protegge un non detto: che il crimine efferato di Srbrenica è stato rivelato, ma non quelli patiti nella stessa aerea dai serbi di Bosnia, come ha denunciato con una mozione mercoledì lo stesso parlamento serbo che a luglio pure ha riconosciuto le colpe serbe su Srbrenica.