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 2010  ottobre 23 Sabato calendario

PRESSING AMERICANO SUI CAMBI


Viviamo nella fase del travaglio della crisi. Quanto più si parla di coordinamento tanto più bisogna concentrarsi sui conflitti che tali discorsi svelano. La riunione dei ministri delle finanze dei G20 che si tiene da ieri in Corea è già ipotecata dal contenzioso aperto dal segretario al Tesoro Usa Timothy Geithner sugli squilibri nei conti esteri globali. In una lettera Geithner ha proposto di limitare i surplus nelle bilance dei pagamenti correnti al 4% del Pil per il 2015. La Cina è al 4,9% e la Germania si situa oltre il 5%. Pochi giorni fa personaggi ufficiali di Pechino avevano affermato che la responsabilità del conflitto tra le monete derivava dalla politica monetaria facile di Washington che ha permesso l’esplosione della liquidità e, con essa, dei consumi a credito causando poi una crisi finanziaria. Verissimo, solo che l’altra faccia della medaglia è il surplus cinese, nipponico, coreano, tedesco e dei settori dell’export italiano. Infine ne ha beneficiato anche la Russia dato che la crescita cino-indiana, sostenuta dalla bolla finanziaria Usa, ha inflazionato i prezzi dell’energia, principale fonte della ricchezza finanziaria di Mosca.
Il travaglio della crisi si manifesta nel fatto che ognuno si aggrappa al lato dell’equazione contabile che gli interessa. Geithner guarda al deficit Usa e, in linea di principio, ha ragione. Gli Stati uniti non possono risanare la loro economia - totalmente scassata dall’outsourcing, da tre decenni di cali nei salari reali, da una dipendenza dal settore militare e finanziario che ha devastato le infrastrutture economiche - senza riprendere le fila della produzione industriale sul territorio. Germania, Russia e Giappone hanno reagito alla lettera di Geithner impugnando l’altro lato dell’equazione contabile, quello del saldo netto. Dal loro punto di vista Germania e Giappone hanno ragione. La produzione e l’occupazione dipendono dalle esportazioni che sono il solo fattore dinamico dei loro capitalismi. Tuttavia invece di considerare questo fatto come un problema Berlino vede nelle esportazioni l’unico modo per uscire dalla crisi. Tokyo condivide pienamente la visione tedesca, solo che non avendo un’area di egemonia mercantilista come la Germania ha nell’Unione europea, il Giappone è costretto, suo malgrado, a rilanciare la spesa pubblica, finora senza tanto successo.
La proposta di Geithner pur avendo delle radici obiettive è fallace. Limitare al 4% i surplus senza meccanismi di spesa aggiuntiva, in cui la spesa pubblica globale diventa essenziale, significa unicamente minacciare i paesi in surplus. Litigate, minacce e conflitti costituiscono appunto l’iter normale del travaglio della crisi.