lastampa.it ril Dagospia, [21-10-2010], 23 ottobre 2010
LA STRAGE DI VIA D’AMELIO
non sarebbe stata solo opera della mafia, ma soprattutto dei Servizi. È il pensiero di Totò Riina, esternato ai pm della Dda di Palermo dal legale del boss, Luca Cianferoni. L’avvocato è stato sentito dal sostituto procuratore Lia Sava e dall’aggiunto Antonio Ingroia che in questi giorni stanno ascoltano testimoni nell’ambito dell’inchiesta sul bandito Giuliano, riaperta dopo un esposto secondo cui il cadavere seppellito non sarebbe il suo, ma di un’altra persona. Cianferoni in un’intervista aveva accostato la sorte di Giuliano a quella di Borsellino, sostenendo che in entrambi i casi ci sarebbe la mano dei servizi segreti.
I magistrati gli hanno allora chiesto di chiarire queste parole. Il legale, così, autorizzato dal suo cliente, avrebbe rivelato quella che sarebbe l’idea di Riina in merito alla strage di via D’Amelio, in linea, del resto, con quanto detto al figlio Giovanni, in un colloquio intercettato in carcere: «Per Borsellino non siamo stati noi».
Intanto, sarebbe stato indagato il braccio destro del ’signor Franco’, il misterioso agente dei servizi segreti che secondo Massimo Ciancimino sarebbe una delle menti della trattativa tra la mafia e lo Stato.
Si tratterebbe di un funzionario di polizia in forza al servizio segreto civile Aisi che sarebbe stato l’autista e il collaboratore del ’signor Franco’. È accusato di violenza privata aggravata dall’avere favorito Cosa nostra. In due occasioni avrebbe minacciato Ciancimino jr affinchè tacesse sulla trattativa e sui rapporti del padre con esponenti politici.
[21-10-2010]