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 2010  ottobre 23 Sabato calendario

Finanzieri arabi vogliono aprire la prima banca islamica in Italia - Il mondo bancario arabo punta ad aprire un istituto di credito isla­mico in Italia: non avrà sportelli per il pubblico, ma fornirà servizi e ven­derà prodotti finanziari; non si trat­terà di un istituto fondato ex novo, ma di una banca già esistente, che sarà acquistata con capitali arabi

Finanzieri arabi vogliono aprire la prima banca islamica in Italia - Il mondo bancario arabo punta ad aprire un istituto di credito isla­mico in Italia: non avrà sportelli per il pubblico, ma fornirà servizi e ven­derà prodotti finanziari; non si trat­terà di un istituto fondato ex novo, ma di una banca già esistente, che sarà acquistata con capitali arabi. Il progetto è stato rilanciato da Abou Said,segretario generale dell’Unio­ne banche arabe, in occasione del Forum internazionalizzazione del­l’Abi, l’associazione bancaria italia­na. «L’idea - spiega Said - risale a un paio d’anni fa.Pensiamo non di cre­are una nuova banca, ma di rilevar­ne una di dimensioni accettabili, in accordo con la Banca d’Italia, la­sciando una partecipazione di mi­noranza a soci italiani. La nostra strategia mira a un istituto di credi­to orientato verso il corporate finan­ce , l’ investment banking , e il private equity , e non a una banca al detta­glio », precisa Said, rammaricato perchè, nonostante «oggi l’Italia sia il primo partner commerciale Ue della maggior parte dei Paesi arabi, non abbiamo trovato la giusta com­prensione del significato della fi­nanza islamica. Forse- aggiunge- il termine islamico non piace molto». Comunque «non abbiamo perso le speranze e credo che nel breve-me­dio periodo questo progetto possa realizzarsi». Ad ogni modo, precisa Said, «servono alcuni cambiamen­ti, anche a livello normativo, per fa­vorire lo sviluppo in Italia della fi­nanza islamica », che è caratterizza­ta da prodotti «Sharia compliant», rispettosi cioè della legge islamica: dai Sukuk, che sostituiscono le ob­bligazioni, ai Riba, che tengono con­to del divieto di ricevere o concede­re interessi; inoltre, titoli che pre­su­ppongono la proibizione di qual­siasi attività speculativa, nonchè re­lativa ad alcol, armi, gioco d’azzar­do e pornografia. «Il futuro del siste­ma bancario arabo - secondo Said ­è la finanza islamica», vista la sua «rapida crescita, che quest’anno è stata pari al 25%; solo i depositi so­no saliti del 40%, e ogni giorno le banche islamiche movimentano circa 200 miliardi di dollari». A sottolineare le «grandi opportu­nità » che arrivano dalla finanza isla­mica è l’Abi: «Già oggi diversi Paesi europei sono pronti a introdurre strumenti finanziari che siano com­patibili con la legge islamica », osser­va il vice presidente Guido Rosa. «È importante- aggiunge- non restare indietro e modificare il nostro im­pianto normativo, civilistico e fisca­le per favorire lo sviluppo della fi­nanza islamica in Italia». Attual­mente le banche islamiche nel mon­do sono 350, di cui 26 in Europa e nessuna in Italia.