MICHELE SMARGIASSI, la Repubblica 23/10/2010, 23 ottobre 2010
BOLOGNA E LA MALEDIZIONE DEI SINDACI CEVENINI IN CLINICA SCHERZA SULLA "SFIGA" - BOLOGNA
Gli umarèl, gli anziani che oziano in Piazza Maggiore, avevano avvertito che abolire il rogo del Vecchione era un errore foriero di cattivi presagi. Da secoli, la notte di San Silvestro, i bolognesi scrutano la direzione del fumo che consuma il pupazzo dell´anno vecchio e vaticinano cosa sarà dell´anno nuovo: se la nuvola si dirige verso le Due Torri, tutto bene; se punta verso le finestre di Palazzo d´Accursio, il municipio, saranno guai. Ma l´ultima notte di Capodanno il vecchione in piazza non c´era, traslocato per far posto a un concerto di Dalla, e senza quella bussola impalpabile nessuno riuscì a profetizzare che il 2010 sarebbe stato l´annus horribilis per la politica della città più politica d´Italia. In gennaio l´inchiesta per peculato e le dimissioni del sindaco Pd appena eletto, Flavio Delbono. Poi, pochi giorni fa, il malore del suo successore più accreditato, sempre Pd, Maurizio Cevenini. «A voi bolognesi bisogna portarvi tutti con un pullman a Lourdes» pare sia uscito di bocca al segretario del Pd Pierluigi Bersani, appresa la notizia.
Sì, adesso che per fortuna Cevenini, dopo la grande paura per quell´ischemia traditrice, è tornato «il Cev», e ride e riceve ospiti al suo letto d´ospedale, adesso ci si può anche scherzare un po´ sopra, ma bisognava vedere le facce da scongiuro dei politici solo qualche giorno fa, per capire che la politica sarà anche razionalità, ma a una «maledizione di Palazzo d´Accursio», dai e dai, finisci per crederci. Quella lì al primo piano del palazzo merlato è una poltrona di Procuste da almeno dieci anni. Per un motivo o per l´altro, non ha lasciato in pace nessuno dei tre che ci si sono seduti, e neppure il quarto che stava per farlo. Giugno 1999, cade il muro di Bologna: l´ex macellaio Giorgio Guazzaloca espugna il cremlino emiliano con una coalizione di centro-destra. Due mesi dopo gli diagnosticano una forma rara di leucemia, contro la quale lotterà come un leone (per inciso: oggi Guazzaloca, dopo aver perso le due elezioni successive, è in grande forma). Giugno 2004: il "forestiero" Sergio Cofferati sceglie di «diventare bolognese», si candida per i Ds e sbaraglia il Guazzaloca. Pochi mesi dopo si separa dalla moglie, inizia una nuova relazione con una signora genovese che gli darà un figlio, in nome del quale Cofferati romperà la promessa di governare dieci anni e diventerà genovese, lasciando il suo partito in macerie. Giugno 2009: Flavio Delbono, economista prodiano, trionfa con il suo piglio decisionista. Pochi mesi dopo è travolto da un vortice di note spese dubbie, amanti costose e bancomat inspiegabili, e si dimette in gennaio. Assorbita la botta da capogiro, il Pd trova un asso nascosto nella manica: Maurizio Cevenini, la popolarità in persona, re di Facebook, dello stadio, dei matrimoni civili, dei talk show; e «il Cev» dopo lunghe titubanze il 9 ottobre si candida alle primarie. Dieci giorni dopo un´ischemia lo spedisce nelle corsie della clinica di cui è stato dirigente.
«Dimmi tu se questa non è sfiga», si sfoga in confidenza il dirigente di partito. «Meno male che tu sei di Ravenna», dicono al governatore Vasco Errani. Quale Tutankamon ce l´ha coi primi cittadini di Bologna? Nessuno, su, ritroviamo la ragione. Solo una serie di sfortunati eventi? Forse neanche questo. «C´è che per fare il sindaco a Bologna ci vuole un fisico bestiale», scrive sul suo blog Mauro Zani, defilato ex potente segretario bolognese Pci-Pds-Ds che fu anche in predicato per la fascia tricolorata. Be´, la somatizzazione patologica del potere vale per tutti, no? «Qui di più», spiega paziente. «Questa era la città del partitone. Che ti stava accanto e addosso sempre, nel bene e nel male. Se eri in difficoltà, ti sosteneva. Se eri incerto, decideva per te. Poi tutto è cambiato, è iniziata l´era dei sindaci solitari». Tutta sulle loro spalle una città che pretende molto, tutto. Stress e scelte di vita, comportamenti, cedimenti, pentimenti, tentazioni, tutto da affrontare in solitudine. Molto rischioso.
Di Bologna si disse che aveva avuto meno sindaci che papi il Vaticano. Ma dal ´99 è una girandola via via più veloce: l´ultimo sindaco è durato sei mesi, il probabile prossimo è inciampato prima ancora delle elezioni. «Trovalo adesso un altro che voglia candidarsi in questa situazione», riprende l´anonimo dirigente sconfortato. Si diventa scaramantici. Intanto nel letto d´ospedale da cui tiene in bilico tutta la città, il Cev indossa un pigiama rossoblù come la maglia del Bologna, regala portachiavi agli infermieri, riceve il calciatore Pagliuca, il comico Giacobazzi e il cantautore Mingardi (autore dell´immortale Lo sfighé) e rimugina se sfidare o no il "fattore S". Forse la maledizione di Palazzo d´Accursio si esorcizza anche così, ridendoci sopra.