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 2010  ottobre 22 Venerdì calendario

Aspettando qualcuno che decida - Per far fronte all’emergenza-guerriglia di Terzigno, che poi è una conseguenza dell’emergenza-rifiuti della Campania (ormai in Italia tutto è «emergenza», tanto che bisognerebbe modificare i vocabolari introducendo la nuova voce: «Emergenza: stato di assoluta normalità») il governo ha convocato per questa mattina un vertice

Aspettando qualcuno che decida - Per far fronte all’emergenza-guerriglia di Terzigno, che poi è una conseguenza dell’emergenza-rifiuti della Campania (ormai in Italia tutto è «emergenza», tanto che bisognerebbe modificare i vocabolari introducendo la nuova voce: «Emergenza: stato di assoluta normalità») il governo ha convocato per questa mattina un vertice. Non sappiamo se la notizia possa placare i furori degli abitanti di Terzigno, e tranquillizzare i napoletani che vedono ricomparire le montagne di monnezza che il governo Berlusconi, come suo primo atto, aveva fatto sparire guadagnandosi un plauso quasi bipartisan. Anche «vertice» ormai è diventato un termine consueto, anzi abusato. Ad ogni emergenza, appunto, fa seguito un «vertice», che sempre più spesso produce lo stesso effetto pratico di quello che producevano, nella Prima Repubblica, le «commissioni parlamentari», istituite per risolvere qualche problema e immancabilmente destinate a crearne di nuovi, se non altro per la perdita di tempo. I l timore è che, per quanta buona volontà possano metterci questa mattina i ministri riuniti in consiglio con il premier, difficilmente riusciranno a sbrogliare la matassa una volta per tutte. Non tanto perché sia complicata, in sé, la questione dei rifiuti in Campania. Quanto perché il vero problema da risolvere è quella specie di male oscuro che avvelena l’amministrazione dell’azienda Italia, e cioè l’impossibilità di stabilire in modo certo e definitivo chi decide per cosa. In Italia non è mai chiaro di chi sia, quando c’è da prendere una decisione, l’ultima parola. A chi spetta la soluzione dell’«emergenza» rifiuti in Campania? Dovrebbe spettare alle amministrazioni locali, cioè alle regioni e ai comuni. Ma se né la regione né i comuni riescono nella francamente non titanica impresa di consentire ai cittadini di vivere senza la spazzatura sotto il naso, ecco che interviene il governo. Ma se il governo interviene, ecco che la regione e i comuni eccepiscono. E se anche tutti e tre - Governo, Regione e Comuni - si mettessero d’accordo, ecco che ad eccepire sono i cittadini. E se poi i cittadini trovassero l’accordo con governo, regione e comuni (siamo comunque nella fantascienza) ecco che ad eccepire è la camorra. Non è solo una cosa che succeda in Campania. La vicenda dei rifiuti napoletani ricalca in buona parte tante altre «vertenze» da tempo aperte e mai chiuse per il semplice motivo che c’è sempre qualcuno che eccepisce e nessuno che ha la forza per imporsi. Si decide ad esempio di dotare l’Italia di quel che da un pezzo hanno gli altri Paesi industrializzati: l’alta velocità. Benissimo. Il governo decide, sentite le Ferrovie dello Stato e le amministrazioni locali, però ecco qualche sindaco che dice eh no, nel mio comune no; e gli abitanti della zona, gli ecologisti, e così via. Un ministro dice che bisogna fare una centrale nucleare in Lombardia? Ecco che un partito pur di governo - la Lega - dice che in Lombardia non è il caso, e gli abitanti dei comuni interessati pronti a fare le barricate. E ancora: un sindaco riempie la scuola comunale di simboli di partito? Tutti che si stracciano le vesti, ma nessuno che prende una decisione che metta fine, nero su bianco, alla querelle: il prefetto aspetta ordini dal ministro degli Interni, il quale a sua volta passa la palla a quello dell’Istruzione, il quale si dichiara incompetente. E ancora: si decide una riforma dell’università. Però quando arriva il momento di farla, lo stesso governo che ha varato la riforma dice che non ci sono i soldi per farla. Andiamo avanti. La Rai è nella bufera: ma chi comanda davvero alla Rai? Il presidente? Il direttore generale? Il comitato di vigilanza? Mah. Sembra che in Italia qualcosa impedisca sempre di comandare a chi deve comandare. Intendiamoci bene. La soluzione non è quella, come qualcuno vorrebbe, di concentrare più poteri in una sola mano. L’«uomo forte» è tutt’altro che la garanzia di efficienza: raccontano che Franco - che era Franco - accatastava le questioni più spinose sulla sua scrivania in modo che l’ultima nascondesse la penultima, e aspettava che le grane si risolvessero da sé. Basterebbe, più semplicemente, che la politica si prendesse la responsabilità dell’impopolarità, deliberando e poi tirando diritto senza curarsi di piacere a tutti. Come ad esempio sta facendo la Germania, che ha prolungato di dieci anni il piano per il nucleare; o l’Inghilterra, che ha deciso di ridurre i dipendenti pubblici; o la Francia, che non recede dalla sua riforma delle pensioni nonostante gli scioperi e i disordini di piazza. E non sono dittature. Però sono appunto la Germania, l’Inghilterra e la Francia: non l’Italia.