Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2010  ottobre 22 Venerdì calendario

L’IMPORTANZA DI CHIAMARSI LANTANIO

Non era mai successo prima. Al giorno d’oggi, senza che nessuno se ne accorga, tutti portano in tasca microscopiche quantità di europio, terbio, disprosio o neodimio. Questi esoterici elementi della tavola periodica, sconosciuti e inutilizzati in quasi tutto l’arco dell’avventura umana, abitano dentro al vostro iPhone o BlackBerry.

A modo loro, sono un segno inequivocabile del progresso. Per secoli e millenni, il genere umano ha modellato e usato gli elementi più abbondanti in natura. Solo da poco, si è avventurato giù per i rami della tavola periodica, come per sfruttare appieno tutte le sfumature cromatiche che la tavolozza degli elementi gli offre. Peccato che l’europio, il neodimio e i loro altri 15 fratelli vengano comunemente definiti “terre rare”: non perché sul pianeta ce ne siano poche quantità. Ma perché sono troppo sparsi o troppo difficili da trovare. E peccato che, senza di loro, gran parte delle tecnologie moderne e futuribili – a cominciare da quelle chiamate ad “accendere” la green economy – si dissolverebbero. Invertendo ipoteticamente il corso della storia.

Prendiamo il lantanio. Forse le batterie a nichel-metallo idruro (meglio conosciute come NiMH) verranno soppiantate da quelle al litio, ma intanto le batterie installate sulla Toyota Prius – l’auto ibrida di maggior successo – richiedono 15 chili del raro elemento. Ma senza il lantanio, non scomparirebbero soltanto le Prius. Le luci che usano negli studios di Hollywood e perfino le luci dei proiettori cinematografici, hanno bisogno delle sue peculiari proprietà.

Senza le terre rare, scomparirebbe anche un’autentica messe di oggetti di uso comune. Il trapano a batterie ad esempio, è diventato possibile grazie alla creazione di motori leggeri, compatti e potenti. I quali, a loro volta, son diventati possibili grazie alle proprietà fisiche e chimiche di neodimio, terbio, disprosio e praseodimio.

E lo stesso dicasi dei micromotori che fanno funzionare tutti gli hard disk della Terra. Cosa sarebbe dei nostri computer, senza più memorie di massa per archiviare i dati? Se è per questo, anche gli schermi piatti delle tivù e gli Lcd degli smartphone non potrebbero esistere senza ittrio, torbio, gadolinio, europio, terbio e cerio. E l’amplificazione dei segnali lungo le grandi arterie in fibra ottica, dove transitano i bit della società dell’informazione, sarebbe più difficile senza un po’ di erbio, europio, ittrio e terbio.

Ma il guaio è che anche le tecnologie che dovrebbero garantire la transizione verso un mondo energeticamente più sostenibile, hanno un disperato bisogno di elementi rari. La Cina che, con la pianificazione tipica del partito centrale, si candida ad essere la protagonista della nascente economia verde, si trova nell’eccellente posizione di possedere ben oltre la metà delle riserve mondiali di terre rare.

Ammesso che le celle a combustibile riescano un giorno diventare un prodotto di uso comune, ci sarà comunque bisogno del terbio come stabilizzatore delle elevate temperature.

Siccome il neodimio – che a dire il vero è piuttosto abbondante in natura, ancorché prodotto su larga scala soltanto in Cina – serve a costruire i più potenti magneti che ci siano, è ritenuto indispensabile nei generatori eolici e idroelettrici. E che dire delle lampadine a fluorescenza, destinate a rimpiazzare (in qualche caso anche per legge) le vecchie lampadine a incandescenza? Nella loro capacità di generare una luce brillante e calda con il 70% di elettricità in meno, hanno bisogno di ittrio, europio e terbio.

Ovviamente, la lista delle applicazioni tecnologiche che dipendono da questi 17 elementi così utili e così poco comuni, è immensamente più vasta. I processi di raffinazione del petrolio, i convertitori catalitici (utilissimi in tutte le tecnologie per la riduzione delle emissioni), il trattamento delle acque o le macchine per la risonanza magnetica, hanno tutti bisogno di qualche pizzico di ittrio o lantanio, cerio o europio.

I BlackBerry e i trapani a batteria non si dissolveranno nelle nostre mani, per l’improvvisa assenza di questi atomi. Ma la strada è segnata: l’evoluzione tecnologica continuerà a intingere il suo pennello nelle sfumature più sofisticate che la tavola periodica ci offre. Eppure, così fatalmente rare.