Antonello Piroso, Il Riformista 22/10/2010, 22 ottobre 2010
TUTTI SICURI CHE SOLO PANORAMA CE L’HA CON NICHI VENDOLA?
Non ho motivi per simpatizzare per Panorama, il newsmagazine della Mondadori in cui sono stato “svezzato” professionalmente da Claudio Rinaldi tra il 1985 e il 1990 e da cui fui licenziato (anche lì: senza giusta causa) nel 1998, con la testata già finita nell’orbita berlusconiana dal 1990. Posso dunque dire, senza essere sospettato di “intelligenza con il nemico”, che la vicenda del giornalista Giacomo Amadori -accusato di dossieraggi illegali in combutta non con i vertici della Guardia di ginanza, ma con un ben più modesto appuntato - la trovo bislacca?
Le notizie usate erano segrete o coperte da segreto istruttorio? Oppure erano “pubbliche”, relative a dichiarazione dei redditi e a situazioni patrimoniali che, tra l’altro, Vincenzo Visco, autorevole esponente del governo Prodi, a un certo punto fece addirittura “postare” su Internet?
Quando ero cronista di Panorama, ho pubblicato articoli su contratti e altri documenti “riservati” delle star della tivù di Stato e delle principali case di produzione, con la lista degli appalti alle società “amiche”, a cominciare da quelli della Italiana Produzioni di Stefania Craxi e Marco Bassetti, quando a Palazzo Chigi c’era un certo Bettino; inoltre, date di nascita, iscrizione all’albo, assunzione dei giornalisti dei tg con relativa indicazione dei loro sponsor politici. Il funzionario (pubblico) che mi passava le carte stava violando norme di legge, regolamenti interni, codici etici? Problema suo. Mi inondava di ottime carte perché frustrato da anni di lavoro a fianco di colleghi che facevano carriera e si arricchivano con i soldi degli abbonati e dei contribuenti. Era una “campagna”, la mia? Certo che sì. A senso unico perché gli obiettivi erano spesso legati a Dc e Psi? Ti credo: la Rai andava a rimorchio del governo targato Caf (Craxi-Andreotti-Forlani).
Tornando a oggi: Amadori, partendo da dati veri e “pubblici”, ha diffamato? Ci sono sempre i codici a tutela delle sue eventuali vittime, ma non si vede cosa centri il dossieraggio e il solito teorema complottista. Del resto, ospite una volta di Bruno Vespa, lo stesso Antonio Di Pietro, alla domanda «ma perché in Italia nessuno viene mai denunciato per violazione del segreto istruttorio», ha replicato «ma per la gente è più importante occuparsi di questo, o piuttosto del fatto che quello che scrive un giornalista su un politico sia vero o falso?».
Giusto. Ma allora questo criterio dovrebbe valere anche per Amadori. E invece no. Tutti a occuparsi dei suoi bersagli. Tra i quali spunta Nichi Vendola. Il quale, per Repubblica di Bari, sarebbe stato spiato. La prova? «Le indagini avrebbero accertato una corrispondenza tra alcuni articoli scritti da Amadori su Vendola e gli accessi abusivi effettuati dal finanziere».
Ma che ha scritto Amadori su Vendola? Ecco un passaggio dell’articolo del settembre 2009: «L’inchiesta della pm antimafia Désirée Digeronimo è partita da Altamura (Bari), ascoltando le telefonate di Carlo Dante Columella, 65 anni, sponsor elettorale di Vendola e dell’ex assessore regionale alla Sanità Alberto Tedesco, oltre che imprenditore specializzato nello smaltimento dei rifiuti. Per Columella gli investigatori ipotizzano i reati di associazione per delinquere e corruzione, presunta gestione non autorizzata dei rifiuti e un loro traffico illecito».
Questo è bastato a far scrivere all’ottimo Gianni Barbacetto, sul Fatto di martedì, che Amadori usava le notizie avute dal finanziere «per mettere in croce» le sue vittime come Vendola (definito da Amadori - è sempre Barbacetto a parlare - «un puro con amicizie pericolose») ma anche Tedesco e Columella. Peccato che Tedesco, secondo la vulgata, sia stato candidato alle politiche per regalargli l’immunità parlamentare causa coinvolgimento nell’inchiesta sulla sanità (era assessore regionale in materia). Peccato che Columella, meno di un mese fa, sia stato effettivamente condannato. Si legge testualmente sul sito Terranostra:
«Ha realizzato “costruzioni in contrasto con la pianificazione urbanistica e in totale difformità rispetto al permesso di costruire peraltro illegittimo” in contrada San Tommaso sulla statale 171 tra Altamura e Santeramo. Con questa motivazione Carlo Dante Columella, 66 anni, è stato condannato a 5 mesi di reclusione e al pagamento di una multa di 20mila euro. Columella è coinvolto nell’inchiesta della procura barese sull’intreccio tra politica e affari nella gestione dello smaltimento rifiuti. Columella in consorzio temporaneo di impresa con la Cogeam di Emma Marcegaglia ha progettato una discarica in contrada Grottelline accanto ad una nota area archeologica nell’agro di Spinazzola. A tale proposito gli inquirenti hanno accertato che dall’archivio della Regione sono svaniti gli elaborati sulla valutazione di impatto ambientale».
Scusate, ma proprio non si capisce di chi sarebbe rimasto eventualmente vittima Vendola: di Amadori o di Columella (precisato che quanto fatto da quest’ultimo non autorizza alcuno a trarre conclusioni sui suoi rapporti con il governatore)?
Ma c’è un’altra vicenda rimasta appesa al nulla: la notizia uscita nel gennaio 2010 su Vendola «indagato da due mesi». Giusta l’indignazione di Vendola, ma i media che avevano rilanciato tale indiscrezione da chi l’avevano appresa? Boh. Peccato non fosse vero nulla (nel caso, attendo cortese smentita). Peccato soprattutto che tale non-notizia sia arrivata - e sia stata legittimamente cavalcata da Vendola a fini politici - a cinque giorni dalle primarie del centrosinistra in vista delle Regionali. Un “timing” perfetto. Si tratta solo di capire per chi. In quell’occasione, infatti, chi complottò spifferando ai giornali la “bufala”? Chi si avvantaggiò realmente di tale propalazione? Chi il bersaglio, mediato e non immediato, della “congiura”? Ah, saperlo.