Peppino Caldarola, Il Riformista 22/10/2010, 22 ottobre 2010
È DURA FARE IL POLIZIOTTO A TERZIGNO
Fanno riflettere le parole che ieri ha pronunciato il capo della polizia Antonio Manganelli a proposito della rivolta di Terzigno: «Accolgo il rammarico dei miei uomini che tutte le sere devono condurre questa battaglia e non sono certo nemici dei manifestanti». La politica e le istituzioni non stanno facendo il loro dovere nell’area vesuviana. Neppure in Sardegna dove i pastori sono costretti a forme di lotta molto dure. Le agitazioni sociali stanno diventando un problema di ordine pubblico e soprattutto nel Mezzogiorno c’è il rischio che la protesta, priva di altri canali, scelga la via della forza e della lotta disperata. Nessuno si accorge che il Sud sta diventando una polveriera. Tocca così alle forze dell’ordine l’orrendo compito di rompere quel clima di solidarietà fra cittadini e Stato che si è cercato di creare in questi anni. L’immagine del poliziotto o del carabiniere nemico del popolo è il messaggio più atroce che si possa lanciare in territori dove c’è bisogno che la gente abbia fiducia in chi difende la legalità per poter combattere ad armi pari la guerra contro la criminalità organizzata. Invece ogni sera vediamo madri di famiglia contrapposte a poliziotti in tenuta di guerra. Ho visto in tv un fotogramma di un agente con casco che carezzava il volto di una donna ferita e stessa per terra. Manganelli ci dice che i suoi uomini soffrono per questa situazione mentre la politica e soprattutto il governo si nascondono dietro gli scudi in plexigas dei ragazzi in divisa.