Valeria Chianese, Avvenire 22/10/2010, 22 ottobre 2010
QUEI SITI COSTRUITI SOTTO IL VESUVIO. “IN DEROGA”
Le discariche del cosiddetto “quadrilatero della monnezza” – Terzigno, Boscoreale, Boscotrecase, Trecase – sono state previste dalla legge 123 del 14 luglio 2008 (la cosiddetta legge ’anti crisi’, perché frutto dell’emergenza) e prima ancora con la legge 87 del 2007. Sono siti militarizzati, ma per allestirli non è stata effettuata nessuna valutazione di quelle previste dalla normativa poiché le due leggi che consentono di aprire le discariche nel Parco nazionale del Vesuvio permettono di agire «in deroga a specifiche disposizioni legislative e regolamentari in materia ambientale, paesaggisticoterritoriale, di pianificazione del territorio e di difesa del suolo , nonché igienicosanitaria ». La legge prevede inoltre pene severissime per chi ostacoli l’operato del commissariato di governo, poi divenuto sottosegretariato. L’ente Parco nazionale del Vesuvio, con il Comune di Boscotrecase e Legambiente, ha impugnato presso il Tar del Lazio la costruzione di una larga strada di accesso all’area delle discariche. Il 2 dicembre 2009 il Tar concedeva la sospensione dei lavori. Il giudizio di merito era rinviato al 10 febbraio 2010. Il 30 dicembre 2009, con decreto legislativo 195, il governo decretava la fine dello stato di emergenza rifiuti in Campania e allo stesso tempo bloccava tutti i procedimenti amministrativi in corso, compreso quindi il ricorso al Tar Lazio del Comune di Boscoreale e di Legambiente.
L’articolo riguardante questa materia è stato successivamente cancellato per manifesta incostituzionalità, ma il ricorso è ugualmente bloccato. Nella Conferenza dei servizi del 30 dicembre 2009 relativa all’apertura della seconda discarica a Cava Vitello prevalsero i voti negativi giunti soprattutto dai sindaci dei Comuni più direttamente interessati, e anche dall’allora commissario prefettizio di Terzigno. L’8 febbraio 2010 il governo comunicava che nonostante tale parere negativo avrebbe allestito ugualmente la discarica. Nell’inchiesta della magistratura napoletana, denominata ’Rompiballe’, è emerso da intercettazioni telefoniche tra dirigenti e tecnici della Protezione civile che si intendeva “truccare” la discarica di Terzigno per smaltire ogni tipo di rifiuto, anche velenosi e pericolosi.
Cosa che effettivamente avviene. Lo dimostrano i fusti che emergono dalle montagnole di rifiuti – e che non sono residui casalinghi –, su cui puntarono l’attenzione anche gli europarlamentari della commissione europea Petizioni popolari in visita lo scorso aprile in Campania, precisamente a Terzigno, Acerra e Chiaiano, in risposta appunto agli appelli delle popolazioni contrarie alle discariche.