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 2010  ottobre 22 Venerdì calendario

GHANA, TROVARE LA MORTE CERCANDO L’ORO

Nella regione centro occidentale del Ghana, ex Costa d’oro, il grande cielo notturno africano è una voragine al contrario, spalancata sopra migliaia di cercatori d’oro derelitti e illegali. Ombre che scavano e setacciano, immerse fino alle ginocchia nell’acqua di buche acquitrinose. Non ci sono stelle, solo nuvole cariche di pioggia equatoriale e di zanzare portatrici di malaria. Le notti durano 12 ore. L’aria, umida, ha la consistenza dell’ovatta imbevuta di acqua calda e chiude il naso e la gola a ogni respiro. Dormire senza aria condizionata - figuriamoci picconare e spalare - è pensiero più inimmaginabile di una passeggiata sulla luna. Che non si vede quasi mai. Le uniche luci sono quelle blu delle torce dei galamsey: in molti villaggi la luce elettrica non è stata ancora portata. Mentre i minatori cileni si stanno riabituando alla luce, in Ghana, decine di nuovi galamsey (neologismo ghanese risultato della fusione e storpiatura dei verbi inglesi gather e sell, raccogliere e vendere) sono costretti a imparare a lavorare nel buio. Non perché debbano scendere centinaia di metri nel sottosuolo ma perché nelle miniere a cielo aperto c’è posto solo durante i turni di notte. Una competizione selvaggia che coinvolge migliaia di poveri cristi. I cercatori d’oro stanno infatti crescendo esponenzialmente tanto che gli ultimi arrivati, specialmente dalla lontana regione del lago Volta, trovano lavoro solo nelle miniere illegali che spuntano come fughi in ogni angolo della jungla e della foresta equatoriale, distruggendole. Un danno ambientale che minaccia ormai anche le aree protette. Proprio nei giorni scorsi i rappresentanti dei villaggi della Bepo forest – a 4 ore di macchina a nord di Accra – hanno inviato una lettera al ministro delle terre e delle miniere per protestare contro la concessione di una vasta zona della riserva, data alla Newmont, uno dei giganti americani dell’estrazione mineraria. “Chiediamo che perlomeno si faccia una miniera sotterranea, per risparmiare alberi, piantagioni e soprattutto le sorgenti di molti fiumi del Paese”, hanno scritto. “In Ghana oltre 200 corsi d’acqua sono stati contaminati dal cianuro che viene usato dalle miniere industriali per depurare l’oro – sottolinea il biologo Friedrick Armah dell’Università di Cape Cost, il mercurio si usa solo in quelle piccole, per lo più illegali. Queste però non sono le uniche sostanze altamente tossiche coinvolte nell’attività mineraria. Con l’oro vengono estratti involontariamente anche metalli molto nocivi per la salute come il cadmio. Mentre l’oro viene trattenuto, queste sostanze vengono ributtate nel terreno e nei corsi d’acqua, contaminandoli. Abbiamo trovato nelle unghie e nei capelli degli abitanti delle zone minerarie, altissime concentrazioni di metalli pesanti”, conclude il professore.
Si scava nei buchi
24 ore su 24
LA MAGGIOR parte delle miniere illegali è in superficie perchè aprirle costa poco: servono solo braccia e piccoli motori per macinare il terreno estratto. L’attività nelle miniere illegali non si ferma mai. Bisogna sfruttarle il più possibile perchè potrebbero essere chiuse da un momento all’altro. Il gestore di 4 miniere (si arroga questo diritto perché è il proprietario del terreno) mi dice che spesso paga la polizia perché faccia finta di nulla. Ma è meglio lavorare soprattutto la notte e non solo per evitare di essere scoperti dalla polizia. Con il buio è più facile sfuggire ai pitbull e ai fucili delle guardie private, assoldate dalle multinazionali minerarie straniere. Un capillare sistema di security che serve a difendere le terre date loro in concessione dallo Stato. Si tratta di centinaia di chilometri quadrati che non placano l’avidità di compagnie sudafricane e americane che in cambio versano il 3% di royalties. Percentuali ridicole che rendono ancora più insopportabili i danni all’ambiente e alla popolazione locale che dallo sfruttamento straniero delle risorse del proprio Paese non ottiene in cambio nulla. Anzi. Oltre al danno anche la beffa: “ Le multinazionali per i primi dieci anni non pagano tasse allo Stato che le ospita – afferma Eric Adjei, giornalista ambientale, collaboratore dell’Università di Accra e Cambridge – inoltre non devono versare nulla per l’importazione di attrezzature e macchinari per l’estrazione. Il problema è che il 70% delle importazioni ghanesi è costituito proprio da questo tipo di strumenti. Pensate quanti soldi perde la collettività”. Leggi deboli e controlli sporadici da parte degli ispettori statali accompagnano il niet irremovibile delle multinazionali ad aumentare le royalties da versare allo Stato africano, secondo produttore d’oro del Continente, dopo il Sudafrica. Nessuno, nemmeno un’eventuale legge potrebbe costringerle a versare di più. Almeno finché non scadranno i contratti firmati decine di anni fa. “Lo Stato del Ghana farebbe bene a dare impulso all’attività mineraria di piccola scala, per ridistribuire equamente le risorse del Paese – sottolinea Nuamah Donkor, ex ministro della Salute e ministro della regione Ashanti, dove si trova Obuasi, la città mineraria più grande del Paese –. I contadini espropriati delle loro piantagioni dovrebbero essere risarciti con almeno un acro di terra – conclude Donkor , direttore di una Ong che lavora per l’Onu - non con qualche spicciolo che non sanno gestire. È unapoliticapernullalungimirante”. Notti d’angoscia, di fatica, alleggerite dal fatalismo di chi comunquenonhanulladaperdere. Dieci cidi ghanesi a turno, 9 ore minimo, l’equivalente di 5 euro. A noi sembra poco, e poco è anche per loro ma si tratta pur sempre di 300 cidi al mese, lo stipendiocheguadagnaunmaestroelementare. I minatori anche i più giovani spesso non sono mai andati a scuola, alcuni l’hanno dovuta abbandonare. Mohammed ha 27 anni e parla un ottimo inglese. Fino a due anni fa viveva in un villaggio nella periferia di Obuasi. “Mi piaceva andare a scuola - dice con rabbia fredda – i miei genitori avevano una grande piantagione di cacao e potevano permettersi di farmi studiare. Un giorno sono arrivate le ruspe della Anglo Gold Ashanti, una multinazionale sudafricana, e hanno raso al suolo i nostri alberi. Il governo gli aveva dato la concessione di decine di chilometri quadrati di terre, tra cui le nostre. Il risarcimento è stato ridicolo e io mi sono trovato a dover cercare un lavoro dal giorno alla notte. Ho provato a chiedere alla compagnia di assumermi ma non c’era più posto. Con alcuni ragazzi nella mia stessa condizioneabbiamoiniziatoascavarecon vanga e piccone su quelle che un tempo erano le terre di tutti.
Un colpo di mitra
contro Mohammed
UN ADDETTO alla security della Anglo Gold, un giorno mi ha sparato con un kalashnikov”. Il proiettile è stato devastante: Mohammed è stato salvato per miracolo ma la sua vita da cinque anni è un calvario. I medici gli hanno dovuto deviare l’uretra e Mohammed per urinare impiega mezz’ora, attraverso un foro praticatoglisuuntesticolo.Lasuasalute peggiora di giorno in giorno perchè è aggredito da infezioni sempre più violente e il dolore è l’unico pane quotidiano. Aiuta il fratello a vendere abiti usati ma non riesce a camminare bene. Se dovesse ottenere un risarcimentoforsepotrebbeavereisoldiper andare all’estero e farsi operare nuovamente.MaildottorSamuel Somuah dice che il risultato positivo dell’operazione non è in ogni caso scontato. Come non lo èquellodellacausa,intentataper lui da un’associazione in difesa dei diritti umani, contro la Anglo Gold Ashanti. Per la giustizia, Mohammedparteinfattisvantaggiato: stava violando i diritti della multinazionale.
La macchina spietata dell’estrazione legale e illegale non si ferma mai: non fa differenza tra il giorno e la notte, quando i buchi, scavati senza alcuna regola e mappatura, diventano invisibili trappole, pronte a inghiottire i meno esperti o a collassare improvvisamente al primo passo falso. “Nessuno è in grado di determinare con precisione - dice Daniel Koranteng, direttore dell’associazione indipendente Wacam, che monitora l’impatto umano e ambientale dell’attività estrattiva - quanti siano finora i morti. Si tratta comunque di decine e decine di persone, non solo minatori. Vanno calcolati infatti anche coloro che muoiono per malattie derivate dall’inalazione o dall’ingestione indiretta, attraverso le falde acquifere inquinate,disostanzeestremamentetossiche”. Statistiche di morte e sofferenza destinati a crescere, qualora il governo dovesse continuare a chiudere un occhio sull’anarchia ambientale e sullo sfruttamento iniquo che regna nella regione occidentale, un tempo regno degli Ashanti (gli indigeni che sconfissero i coloni inglesi) oggi territorio delle compagnie straniere che danno lavoro legale a non più di 30mila persone su una popolazione di circa 24 milioni.
Filoni esauriti e
l’arrivo dei cinesi
OGGI NELLA MINIERA di Obuasi, una delle miniere d’oro sotterranee più grandi del mondo, lavorano 4mila addetti. Fino a due anni fa, quando era ancora aperta quella in superficie - ora abbandonata poiché esaurita - lavoravano 12mila persone. Da dueanniaquestaparte,tuttaviail fenomeno dei minatori illegali si sta rapidamente espandendo. Per almeno due ragioni. L’arrivo deicinesichehannoportanotecnologia più sofisticata per aumentare l’estrazione anche nelle “small scale mines”. La ragione principale però è l’impennata del prezzo dell’oro, tornato a essere il bene rifugio più affidabile dopo la crisi economica scoppiata nel 2008. Un aumento sempre più sensibile che ha riavviato la corsa al metalloprezioso.Aquesta corsa frenetica tutti vogliono prendere parte, soprattutto in Ghana, secondo produttore d’oro del continente, dopo il Sudafrica. Un mercato a cui l’Italia guarda da vicino, essendo la prima trasformatrice d’oro del mondo.