GLAUCO MAGGI, La Stampa 22/10/2010, pagina 26, 22 ottobre 2010
Bob, il moralista che sfidò Playboy spogliando ragazze - Dopo una lunga battaglia contro il cancro Bob Guccione, fondatore di Penthouse, è morto mercoledì scorso allo Specialty Hospital di Plano, in Texas
Bob, il moralista che sfidò Playboy spogliando ragazze - Dopo una lunga battaglia contro il cancro Bob Guccione, fondatore di Penthouse, è morto mercoledì scorso allo Specialty Hospital di Plano, in Texas. Negli ultimi anni il re del porno ne aveva perse tante altre di battaglie: contro Internet, contro il fisco e le banche, che avevano portato al fallimento nel 2003 della sua General Media e all’esproprio della town house a Manhattan, che lasciò nel 2006. Ma nella sua vita Bob, nato nel 1930 a Brooklyn da Anthony e Nina Guccione, emigranti siciliani, vinse una guerra che lo consegna alla storia dell’editoria: inventò Penthouse, sfidando sul terreno del nudo femminile sofisticato-spinto le conigliette più castigate del Playboy di Hugh Hefner. Il suo impero, negli Anni 80, era forte di un fatturato da 300 milioni di dollari: la rivista di punta Penthouse aveva una circolazione di 4,7 milioni di copie in 16 Paesi, ma il vulcanico Bob inventò un’altra quindicina di testate, tra cui Omni e Penthouse Forum e una serie di magazine sul bodybuilding, la fotografia e i computer. Penthouse non fu solo «sesso», però, e ospitò articoli e interviste di nomi della cultura, da Isaac Asimov a Gore Vidal, da Stephen King a Philip Roth. «Forbes», nel 1982, inserì Guccione nell’elenco dei ricconi americani con un patrimonio di 400 milioni. Le bellezze di Guccione, concorrenti delle Playmates di Playboy, si chiamavano le Pets: è parola affettuosa per indicare gli animaletti di casa, un motivo in più per irritare le già scandalizzate femministe. Spesso fotografava lui le Pets, in pose provocatorie che erano benzina sul mercato eccitato dalla rivoluzione sessuale. La ricerca del prodotto editoriale che incontri la domanda insoddisfatta è oggi affidata ai focus group delle corporation. Non è stato il caso di Guccione, che aveva considerato la carriera da prete, quando frequentava la scuola cattolica di Bergenfield, nel New Jersey. Ma a 18 anni si sposò con la prima delle sue tre mogli ed ebbe una figlia, Tonia. La coppia si ruppe e Bob passò una dozzina d’anni tra Nord Africa ed Europa, finchè incontrò a Tangeri la cantante inglese Muriel Hudson, che sposò nel 1955 e da cui ebbe quattro figli. Nel 1960, a Londra, i due aprirono una tintoria e poi un’impresa di rivendita di riviste maschili usate, che affondò Bob nei debiti. La moglie lo abbandonò e l’incontro di Guccione con una ballerina sudafricana, Kathy Keeton, fu il via all’avventura vincente. Bob e la nuova fidanzata, che diventerà socia e moglie per la vita (lei morirà nel 1997), pensarono di introdurre negli Usa una rivista che facesse concorrenza smaccata, e più sboccata, a Playboy. Una banca si fidò prestando 1170 dollari (del 1965). Ma serviva anche una botta di fortuna. Che venne con un errore di spedizione della brochure, con esempi di erotismo guccioniano, ad una mailing list di pubblico potenziale. Preti, ragazze, pensionati e mogli di membri del parlamento finirono tra i destinatari e fu scandalo. Tanto da procurare una multa di 264 dollari a Guccione per distribuzione di materiale indecente, e insieme una pubblicità che assicurò l’esaurito delle 120 mila copie del primo numero. Da lì decollò il mito di Guccione. Non beveva, non fumava, non si drogava. Si vestiva da latin lover mediterraneo. A suo modo era un bacchettone: cacciò da un party un ospite che si era buttato vestito in piscina. La sua collezione di Renoir, Picasso, El Greco, Dalì, Matisse e Chagall trasformò in un museo la casa di New York, prima di finire all’asta per pagare i debiti. Finanziò un film fiasco, «Caligula», e un casinò ad Atlantic City che lo misero in ginocchio. E Internet, spietato nell’offerta di erotismo gratis, ha chiuso la sua stagione dorata.