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 2010  ottobre 22 Venerdì calendario

Un d.g. chiede il triplo dello stipendio dell’a.d. - Fatta la separazione consensuale con i francesi di Gas de France, il Comune di Roma, azionista di controllo, e il gruppo Caltagirone, secondo, ma autorevolissimo socio dell’Acea, hanno deciso di dare una governance più forte all’azienda, aggiungendo un direttore generale al pur valido amministratore delegato Marco Staderini

Un d.g. chiede il triplo dello stipendio dell’a.d. - Fatta la separazione consensuale con i francesi di Gas de France, il Comune di Roma, azionista di controllo, e il gruppo Caltagirone, secondo, ma autorevolissimo socio dell’Acea, hanno deciso di dare una governance più forte all’azienda, aggiungendo un direttore generale al pur valido amministratore delegato Marco Staderini. E di trovarlo presto, per poi concentrarsi nell’attuazione delle strategie di sviluppo condivise e che potrebbero anche agevolare e rendere più lucroso il parziale disimpegno del Comune dal capitale. Il prescelto si chiama Paolo Gallo, oggi è l’amministratore delegato di Edipower (gruppo Edison) e ha un curriculum che sembra adatto alla bisogna. Solo che.guadagna tanto, troppo rispetto all’Acea, che è ancora un’azienda a controllo pubblico, dove lo stesso amministratore delegato Staderini vede il suo stipendio attestarsi a 350 mila euro lordi all’anno. E Gallo, invece, cosa chiede? Secondo indiscrezioni certo non verbalizzate ma sostanzialmente esatte, almeno un milione di euro all’anno di stipendio lordo, oltre a tutte le spese pagate per sé e per la famiglia, casa compresa. Tra tutto, il triplo di quanto guadagna colui al quale dovrebbe riportare! Pretesa assurda: ovvio che non se ne poteva fare niente, e inevitabile la scelta del consiglio di dare mandato a Staderini per gli opportuni approfondimenti. L’Acea, come ha ben detto il suo presidente Giancarlo Cremonesi, “ha interesse a fare presto per consentire al nuovo direttore generale di partecipare all’elaborazione del nuovo piano industriale». Ma presto e bene raro avviene. Il caso-Gallo, infatti, di per sé apparentemente banale, ripropone con forza due temi al centro del dibattito economico del momento. Il primo tema è quello della sostenibilità di emolumenti così alti per i casi delle società quotate, livelli monstre rispetto al sentire comune, centinaia e centinaia di volte maggiori alla media delle retribuzioni delle aziende stesse. Una polemica che ha investito persino il capo della Fiat, Sergio Marchionne, titolare di circa 4 milioni di stipendio annuo, che a un sindacalista che glieli contestava ha avuto il cattivo gusto di rispondere appellandosi “alla vitaccia” che conduce, come se la sua giornata non durasse le stesse 24 ore di quella degli altri. Il secondo tema è quello specifico dell’importabilità di simili livelli di pagamenti in ambito pubblico. Da una parte, sembra inverosimile che aziende ancora del tutto controllate dallo Stato o dagli enti locali paghino simili somme; dall’altro lato, se limitando i loro emolumenti massimi cercano poi i manager sul mercato del lavoro privato, non ne troveranno mai.