FRANCESCO SEMPRINI, La Stampa 22/10/2010, pagina 18, 22 ottobre 2010
La ragazza poliziotto da sola contro i narcos - Ciudad Juarez, 15 ottobre Undici morti in 24 ore. Sei, tutti tra i 18 e i 25 anni, stavano partecipando a una festa privata nel quartiere residenziale: un commando armato ha fatto irruzione dal retro dell’abitazione e ha sparato all’impazzata
La ragazza poliziotto da sola contro i narcos - Ciudad Juarez, 15 ottobre Undici morti in 24 ore. Sei, tutti tra i 18 e i 25 anni, stavano partecipando a una festa privata nel quartiere residenziale: un commando armato ha fatto irruzione dal retro dell’abitazione e ha sparato all’impazzata. Si chiama Marisol, ha vent’anni e deve ancora terminare gli studi di criminologia. Ma è lei il nuovo capo della polizia di Praxedis Guerrero, paesino di frontiera del Messico di circa 8.500 abitanti, terra di nessuno da anni teatro di violenti scontri tra due dei più sanguinari cartelli del narcotraffico locale. Ha prestato giuramento lo scorso mercoledì, e da subito si è messa al lavoro per stroncare la spirale di violenza che ha spinto molte persone ad abbandonare la cittadina. Il suo predecessore è stato crivellato di colpi da un commando narcos nel luglio 2009 e le autorità locali non sono state in grado di trovare un sostituto sino a qualche giorno fa. Nessuno, tranne Marisol Valles Garcia, ha avuto il coraggio di raccogliere il guanto di sfida che i Juarez e i Sinaloa hanno lanciato al potere costituito. Sono loro i due cartelli che hanno di fatto il controllo di Praxedis, o meglio della highway che attraversa la cittadina, rotta privilegiata dei corrieri della droga diretti in Texas. Per Marisol, corpo esile ma sguardo fiero, il compito è assai arduo, anche per la sua limitata esperienza nelle forze dell’ordine. Lei tuttavia sembra avere le idee chiare, tanto da chiedere ai 13 collaboratori di organizzare un servizio di polizia comunitaria, per ridurre le distanze con la cittadinanza locale. Il suo motto è: «Ripartire dalla gente» e per questo ha deciso di arruolare altre donne, oltre le tre già presenti nel suo distretto, e assegnare a ciascuna un quartiere per parlare con le famiglie, promuovere iniziative di valore civico e lavorare sulla prevenzione del crimine. «I miei collaboratori sono là fuori a bussare alle porte della gente, alla ricerca di criminali e quando non li trovano a insegnare alle loro famiglie i valori della convivenza civile», dice in occasione del suo insediamento. Valles Garcia ha deciso di lasciare la pistola nel cassetto della scrivania, ma a proteggerla ci sono due guardie del corpo che la seguono come un’ombra. Sulla regolamentazione e il controllo delle armi da fuoco dice che seguirà le direttive del sindaco Jose Luis Guerrero, è stato lui a proporle di diventare il nuovo capo della polizia perché era rimasto ammirato dalle sue capacità dialettiche e dal suo approccio con la gente. E lei ha accettato, dice, perché ama la città dove ha vissuto per dieci anni anche se è nata e ha studiato a Ciudad Juarez, un’altra delle realtà messicane dilaniate dalla guerra tra narcos. La scelta di consegnare un distretto di polizia a una poliziotta agli esordi sottolinea la gravità della situazione a Praxedis come in altri centri dislocati ai confini tra Messico e Stati Uniti. La gente racconta che le gang prendono il controllo del territorio al calar del sole attraversando la città in convogli di Suv e pick-up, armati di mitra d’assalto e fucili di precisione. Nella vicina El Porvenir, il sindaco e il suo vice sono stati assassinati a pochi giorni l’uno dall’altro. I presidi di polizia dei paesi circostanti sono deserti, abbandonati a se stessi, quello di Praxedis è uno dei pochi a resistere, con i buchi delle pallottole sui muri coperti con la vernice, quasi a esorcizzare il pericolo. Ma non è bastato, perché otto poliziotti sono andati via negli ultimi due anni lasciando Valles Garcia al momento del suo arrivo con soli tre collaboratori. Lei ne ha già ottenuti altri dieci e altri cinque arriveranno a giorni. «Speriamo che questa nomina non si riveli una mossa avventata e controproducente per i cittadini», avverte Miguel Sarre, professore di legge e criminalità dell’Autonomous Technological Institute of Mexico. Ma la gente sembra disposta a dare una possibilità al nuovo capo della polizia. «Questa è una città senza leggi - dice Arturo Gomez, un contadino di Praxedis - le cose non cambiano da un giorno a un altro, ma vediamo che può fare una donna». Tijuana, 19 ottobre Otto omicidi in varie zone di Tijuana, una delle più violente città del Messico. Due cadaveri erano stati decapitati, i corpi appesi da un ponte, accanto un messaggio contro le spie. Nella foto, droga sequestrata.