GUIDO RUOTOLO, La Stampa 22/10/2010, pagina 3, 22 ottobre 2010
E la folla tradita urla “Non ci comprerete” - «Siccome a Terzigno si deve sversare, faremo in modo che questo sia possibile anche se dovesse costare l’uso della forza»
E la folla tradita urla “Non ci comprerete” - «Siccome a Terzigno si deve sversare, faremo in modo che questo sia possibile anche se dovesse costare l’uso della forza». Lo ha detto il capo della polizia, Antonio Manganelli sul caso di Terzigno, secondo quanto riporta il sito della Repubblica. «Noi - ha concluso - non siamo certo nemici di chi manifesta, facciamo il nostro lavoro».Scinne curnute, scinne curnute». L’autista terrorizzato si tappa con le mani le orecchie, mentre con la testa fa cenno di no, che non può muoversi. Ma poi si ritrova per strada. Il ragazzo ha in mano una bottiglia di plastica da mezzo litro. Dentro c’è benzina, l’accende e la getta nell’abitacolo del compattatore. Alla fine saranno 5 i mezzi bruciati. Alle tre del pomeriggio, si consuma la disfatta dello Stato. Fa paura il Parco del Vesuvio. Un popolo che si sente tradito e deluso è in rivolta. Ieri si sono viste scene da Intifada contro le forze di polizia, perché, sostengono i rivoltosi, la sera prima erano state picchiate anche le donne. E all’incrocio, poco prima della rotonda dei Passanti, la collera popolare è stata implacabile. Poliziotti e carabinieri che scortavano i compattatori che erano riusciti a versare nella discarica i loro carichi di rifiuti, si sono ritrovati imbottigliati. Si sono anche arresi alzando le mani, sono scappati. Un’auto dei carabinieri bruciata. E poi pietre e lacrimogeni, lacrimogeni e pietre e ogni bendiddio. Il bilancio dei feriti si dovrebbe essere fermato a una ventina di feriti. Questo è successo poche ore dopo che il prefetto Antonio Manganelli, capo della Polizia, aveva detto forte e chiaro: «C’é rammarico per il fatto che temi che altri soggetti sono chiamati a risolvere trovino in un ruolo di supplenza le forze di polizia». Insomma, la politica latita e la vicenda dell’emergenza rifiuti sembra ormai essere diventata solo una questione di ordine pubblico. La tensione è al massimo. Per tutto il giorno si sono rincorse voci disparate: «Hanno ucciso un ragazzo... allo stadio di Napoli hanno mandato all’ospedale sette poliziotti». Clima bruttissimo. Questo movimento sembra spontaneo, senza testa pensante. Senza organizzazione. Fa paura, perché può succedere l’imprevedibile. Che accadrà oggi? Gigino: «Oggi? Succederà l’infinito...». La politica si è ritirata dal campo. L’opposizione fa la parte delle forze «responsabili» e non si capisce se condivide o meno la scelta della seconda discarica a Terzigno. Il sindaco di Boscoreale sta con la rivolta e si è dimesso dal Pdl. Quello di Terzigno è andato a palazzo Grazioli, per parlare con l’«amico» premier. E oggi, il governo proverà a placare i rivoltosi con una pioggia di milioni di euro per quelle «compensazioni» che si attendono da tre anni. Alle dieci del mattino il sindaco di Boscoreale, il paese che è stato soprannominato «Boscoletale», Gennaro Langella, è al comune. Momenti di tensione, quando l’auto dei carabinieri che passa tra la folla rischia il linciaggio. Il sindaco è inviperito. Il nostro tricolore viene tolto dall’asta e dato alle fiamme. Sull’asta sventola una bandiera viola a lutto. Il sindaco soffia sul fuoco della protesta: «Stiamo subendo provocazioni, cercano lo scontro. Aprono la seconda discarica perché a marzo si vota a Napoli. Non vogliamo le compensazioni. Non ci compreranno con i soldi». Un corteo attraversa Boscotrecase, la provinciale e arriva poco prima della rotonda dei Passanti. Esattamente dove alle tre del pomeriggio, prenderanno fuoco otto compattatori. Sono gli studenti della ragioneria, di agraria del liceo. Una ragazzina inviperita: «Dobbiamo subire gli stormi dei gabbiani sempre più aggressivi». Blocchi stradali «allegri» fatti di monnezza e rifiuti, rifiuti e monnezza. Poi un altro corteo che allegro non è distrugge anche alcune vetrine di negozi. Alla «rotonda» di via Panoramica, le mamme «vulcaniche». Che succede? «Per il momento andiamo a prendere i figli a scuola, cuciniamo e poi ci rivediamo in piazza». Scusi dov’è il comune? «Dietro il municipio». Sembra una battuta di un comico. Ma anche questo serve per tentare di stemperare il clima. I compattatori sono l’incubo del Parco del Vesuvio. L’assessore all’ambiente di Napoli, Paolo Giacomelli: «Come è la situazione? A terra ci sono 1400 tonnellate di rifiuti. 25 nostri compattatori aspettano di sversare in discarica». Che rabbia per quell’annuncio dell’altra sera. Il sindaco di Terzigno che ha donato il logo di Forza Italia a Silvio Berlusconi, Domenico Auricchio, alle dieci del mattino è a Roma: «Abbiamo già dato. Basta. Il presidente Berlusconi deve intervenire... Le compensazioni non le voglio più. La discarica è stata gestita male, Bertolaso poteva fare di più». Dopo un vertice che si è tenuto a Roma tra parlamentari del Pdl, presidente della Regione, presidente della Provincia e qualche sindaco, era stato Luigi Cesaro, presidente della Provincia di Napoli, a dare l’altra sera l’annuncio che aprirà Terzigno due. E adesso Cesaro ingoia amaro: «Avremmo voluto trovare un’altra soluzione. Ma non è stato possibile per l’atteggiamento delle altre province della Campania». Scende la notte. Il buio. Le rotonde si affollano, ricominciano gli scontri tra dimostranti e polizia. I compattatori sono fantasmi, per il momento. Un vigile del fuoco che era intervenuto nel pomeriggio sull’incendio dei compattatori, dice: «Poteva essere una strage. Un mezzo ha preso fuoco vicino a un distributore di benzina. E per fortuna che il camion con la cisterna piena di percolato è riuscito a scappare...». Il governo proverà a raffreddare la temperatura con i milioni di euro arretrati delle compensazioni (quaranta e passa). I sindaci di Terzigno e di Boscoreale ieri mattina erano contrari, chissà oggi che diranno. Ma dovranno fare molta attenzione: «Dobbiamo ringraziare quella puzza che ci ammorba, che ci ha tappato il naso e aperto gli occhi. Noi siamo brave persone ma se dobbiamo morire è meglio che lo facciamo battagliando». E già, sono i neofiti delle rivolte. E’ la loro prima volta. Ma non per questo sono meno pericolosi.