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 2010  ottobre 22 Venerdì calendario

DENZEL WASHINGTON "MACCHÉ DIVO, SONO UNO QUALUNQUE E CON IL CINEMA VOGLIO FARE DEL BENE"

Nell´ultimo decennio Denzel Washington, volto cinematografico di eroi dei diritti civili come Biko, Malcolm X e Rubin "Hurricane" Carter, incarna più spesso l´uomo della classe media afroamericana, ricacciata ai margini sociali dalla crisi economica. In John Q, nel 2002, era un padre che, disperato perché non aveva i soldi per al trapianto di cuore del figlio, prendeva in ostaggio l´ospedale. Più smussati i toni in un blockbuster recente come Pelham 1,2,3: ostaggi in metropolitana, dove è un funzionario della metropolitana retrocesso per una mazzetta presa per pagare la scuola al figlio.
Nell´adrenalinico Unstoppable-Fuori controllo, di Tony Scott in uscita il 12 novembre, è un ingegnere veterano affiancato da un giovane raccomandato (Chris Pine). La routine lavorativa viene interrotta quando i due sono chiamati a fermare un treno carico di materiali radioattivi, lanciato senza controllo verso il centro di una città. Dice Washington, 56 anni, al telefono da Los Angeles: «Unstoppable, tratto da una storia vera, è un film di intrattenimento, pieno di inseguimenti ed esplosioni. Ma il bello di lavorare con Tony Scott, siamo al quinto film insieme, è che riesce sempre a regalarmi ruoli di una certa profondità. La storia è quella di un treno in corsa, ma anche del rapporto di due uomini diversi per età e provenienza sociale. Il film fotografa una lotta tra lavoratori in una fase di stagnazione economica senza precedenti. Le aziende colpite dalla crisi mandano via i tecnici più esperti per sostituirli con i più giovani. Il mio personaggio insegna al nuovo arrivato come fare il suo lavoro in modo che quello gli prenda il posto».
La crisi del mercato del lavoro è una delle emergenze, oggi, negli Stati Uniti?
«E´ la prima tra le emergenze. E anche la priorità che Barack Obama deve avere nella sua agenda. La gente ha bisogno di lavorare».
Il presidente e i Democratici sono indietro nei sondaggi sulle elezioni di novembre.
«C´è troppo cinismo sui media americani. Io sono più ottimista».
Lei è uno dei sostenitori di Obama della prima ora. Mai pensato a un´entrata diretta in politica?
«La politica non mi interessa così tanto. Conosco e sostengo il presidente, ha già cambiato per sempre questo Paese. Quando ero ragazzino non c´era nessun afroamericano a cui guardare. C´era Martin Luther King, ma non era il presidente. Grazie a Obama oggi chiunque negli Stati Uniti, bianco o nero che sia, sa di poter diventare qualsiasi cosa».
Da attore lavora in film popolari, da regista punta all´impegno sociale: Antwone Fisher era sulla storia vera del recupero sociale di un marinaio difficile, The great debaters sulla vita del poeta e professore nero Melvin Tolson.
«Sono orgoglioso di queste mie due creature. Spero di poter dirigere ancora. Ma fare i kolossal mi diverte. In Unstoppable ho imparato a guidare un treno. In Codice Genesi sono stato addestrato dal più grande artista di arti marziali del mondo, Danny Inosanto, contemporaneo di Bruce Lee».
Lei si è definito un uomo ordinario che fa un lavoro straordinario. E´ falsa modestia o ci crede davvero?
«Sono stato benedetto dalla capacità di recitare, mi ha portato più lontano di quanto avrei mai sognato di arrivare. Non mi vedo come un uomo straordinario, la mia vita lo è».
E´ anche un esempio del sogno americano. Nato povero, ha iniziato a lavorare a 11 anni, è stato spazzino, barbiere, operaio, postino. I suoi amici d´infanzia sono morti di Aids e eroina. Lei invece ha vinto due Oscar.
«Credo nei sogni. E che non siano limitati all´America. Ogni ragazzo, in Italia, Francia, Australia, dovrebbe avere il diritto di sognare, avere un progetto di vita, lavorare sodo per realizzarlo».
Quanto l´educazione di suo padre, pastore pentecostale, l´ha influenzata? Mai pensato a una carriera religiosa?
«L´educazione di mio padre è stata fondamentale. E, sì, ho pensato per un periodo a una carriera da pastore. Ma mi sento un po´ prete anche facendo il mio lavoro. Io, benedetto da denaro e celebrità, cerco di ispirare gli altri e condividere parte di quel che possiedo. A dicembre presenterò la serata del Premio Nobel per la pace, in Israele. Sarà una grande emozione».
Anche il suo matrimonio longevo è un caso raro a Hollywood.
«Ci sono matrimoni felici anche a Hollywood, ma i media si concentrano solo su quelli che si sfasciano. Sulla famiglia prendo esempio dall´Italia: da sempre trascorro le vacanze in barca a Portofino, Forte dei Marmi, Positano, Amalfi, la Sardegna. Vent´anni fa io e mia moglie abbiamo stretto amicizia con una coppia, Salvatore Russo, il ristoratore dello Chez Black di Positano e sua moglie Titina. Abbiamo imparato dalla loro armonia, da come hanno cresciuto i loro figli: Gianfranco, star delle soap, e Peppe. Sogniamo di invecchiare uniti come loro».
Il suo amore per l´Italia si estende al cinema? Lavorerebbe con autori come Matteo Garrone e Paolo Sorrentino?
«Mi piacerebbe molto, sul serio. Dica di spedirmi le loro sceneggiature. Le aspetto».