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 2010  ottobre 22 Venerdì calendario

LA FABBRICA DEI DISOCCUPATI


Giulio ha 32 anni, è laureato in Scienze Politiche, parla inglese, spagnolo, e francese. Ad aprile, insieme ad altri 106 ragazzi vince il concorso per un posto all’Istituto per il Commercio estero. A maggio la manovra minaccia di sopprimere l’ente e loro restano a casa. Quelli come Giulio in Italia sono decine di migliaia: è il popolo silenzioso di chi ha vinto un concorso pubblico ma non è mai stato assunto dalla P.A.
La fabbrica dei disoccupati porta le insegne di amministrazioni di ogni tipo: ministeri (Difesa, Interno, Università, Beni Culturali), enti previdenziali e territoriali, dalle Regioni ai Comuni. «Sono loro che fanno lievitare il numero. I Comuni indicono ogni anno migliaia di concorsi - spiega Gianni Nigro, capo dipartimento sindacale della FP Cgil di Roma e Lazio - i dati ufficiali risalgono al 2007, quando i vincitori e gli idonei a spasso erano 70 mila. Ma ora, con il blocco del turnover, saranno arrivati a 100 mila. Ogni anno in migliaia escono dalla P.A. e non vengono rimpiazzati. E sono 7 o 8 anni che è così. Un esempio? Ogni anno solo dalla Sanità laziale escono 1.200 persone e ora è stato anche indetto il blocco totale delle assunzioni...».
Perché avviene tutto ciò? Una norma – prorogata fino al 2013 dalla manovra Tremonti – consente alla P.A. di sostituire solo il 20% del personale che va in pensione: se escono in 100 ne entrano 20. E’ il blocco dei turn over e serve in teoria per tenere in ordine i conti dello Stato. In pratica crea aspettative mai soddisfatte e disillusione. Decine di migliaia sono in attesa del posto cui hanno diritto e intanto la P.A. continua a bandire concorsi. E la legge lo consente, tanto che il ministro della Funzione Pubblica, Renato Brunetta, in risposta ad un’interrogazione parlamentare del Pd su un concorso bandito dall’Inps, il 24 settembre scriveva: «Ciascuna amministrazione è chiamata a valutare le proprie esigenze organizzative, scegliendo quali graduatorie utilizzare e se procedere all’esaurimento delle stesse o, in alternativa, all’indizione di nuovi concorsi». Ora il popolo silenzioso ha deciso di alzare la voce: i disoccupati statali si sono riuniti nel Comitato XXVII Ottobre hanno deciso di manifestare mercoledì a Montecitorio. Ora pretendono il lavoro che si sono conquistati.