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 2010  ottobre 21 Giovedì calendario

UNIVERSITÀ SOLO ONLINE - «È

giunto il momento di togliere la "e" da e-learning». È la battuta preferita di Alberto Colorni, docente al Politecnico di Milano e direttore del Centro Metid (Metodi e tecnologie innovative per la didattica), per affrontare ogni discorso sullo stato attuale e sulle prospettive della formazione online. «Il fatto è – spiega l’ex presidente della Sie-L (Società italiana di e-Learning) impegnata in questi giorni nel suo settimo congresso – che distinguere fra e-learning e insegnamento tradizionale non ha oggi più alcun senso, perché ormai le tecnologie dell’informazione e della comunicazione sono presenti ovunque, in ogni processo di formazione e relazione sociale».

È una visione condivisa da tutti gli addetti ai lavori più attenti ai cambiamenti in atto. «Parlare di formazione online ha perso significato – afferma Paolo Frignani, delegato rettorale per la formazione a distanza dell’Università di Ferrara, che laureò in scienza della comunicazione i primi studenti di corsi online –. Ormai la formazione è un’amalgama di tutte le metodologie che possono ridare valore al l’università tradizionale. Anzi le nuove tecnologie, completando l’offerta, forniscono un vero e proprio valore aggiunto». È successo insomma che temi al centro dell’attenzione e di dibattiti serrati sono evaporati velocemente sotto l’incalzare dell’innovazione.

Le università "telematiche", ad esempio, (quelle solamente in internet, nate con il decreto Moratti-Stanca, e che tante discussioni avevano sollevato) non sono più concorrenti pericolosi per le università tradizionale che hanno saputo far valere la propria qualità in rete, e sempre meno lo sono i vecchi docenti che affermano che l’e-learning è un’offerta formativa «di serie B».

Il problema ora, secondo Colorni, è che questa consapevolezza deve tradursi in percorsi didattici e organizzativi che non tutte le università affrontano con la stessa determinazione e capacità, con il risultato di una situazione fortemente differenziata, a macchia di leopardo.

Anche piccole università come Macerata (con Pier Giuseppe Rossi, preside della Facoltà di scienze della formazione) e Modena e Reggio Emilia (dove è delegato rettorale alla didattica Tommaso Minerva) sono punte di eccellenza, mentre altre sono rimaste indietro.

In questo quadro, allora, la cosa più interessante è cercare di capire quali sono le soluzioni che si stanno sperimentando e i modello di successo che stanno emergendo.

Proprio una delle grandi università rimaste un po’ indietro (l’università di Firenze), dopo un brillante avvio sotto la guida di Antonio Calvani, sta per lanciare un modello innovativo. «Potremo chiamare questa università Lifelong e-learning – afferma Antonio Federici, incaricato del rettore per la progettazione –. È caratterizzata da corsi brevi professionalizzanti, ma che hanno tutta la qualità della formazione universitaria: dal personale docente alla valutazione e certificazione delle competenze». In questo caso il "valore aggiunto" del l’online sta proprio nell’intercettare quel bisogno di formazione specifica di adulti, lavoratori, disoccupati che in altro modo non potrebbero trovare nel l’università, né al l’esterno di essa, ciò di cui hanno bisogno. Senza intaccare l’università tradizionale.

Quasi agli antipodi di quello fiorentino si colloca il modello realizzato dal Politecnico di Torino, una delle università più prestigiose e attive nella didattica in rete. Da quest’anno al Politecnico sono abolite le iscrizioni ai corsi online. Non si può più scegliere fra formazione in presenza e a distanza. È partito infatti Poli@home. L’università è la stessa per tutti (costi, esami, titolo di studio), e tutti gli iscritti possono decidere se seguire le lezioni in presenza o scaricarle dalla piattaforma dell’università, magari usufruendo di servizi di tutoring facoltativi. In questo modo anche gli studenti non tradizionali possono laurearsi e l’ateneo risparmia sui costi delle sedi decentrate.

Ma il modello più diffuso, adottato con successo da atenei come quello padovano, con Luciano Galliani alla Facoltà di psicologia, e dal Politecnico di Milano è quello che punta all’integrazione su un piano di "pari dignità" dei corsi online e di quelli tradizionali. Per giungere a una situazione in cui, secondo Calvani, «il futuro delle università sarà solo online. Non troppo velocemente. Ma nell’arco di una ventina d’anni sarà così».