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 2010  ottobre 21 Giovedì calendario

Hurd Mark

• Flushing (Stati Uniti) 1 gennaio 1957. Manager. Presidente e amministratore delegato del colosso informatico americano Hewlett-Packard, nell’agosto 2010 si dimise in seguito a un’indagine per molestie sessuali • «[...] era considerato uno dei manager più affidabili e di maggior successo del capitalismo americano, anche se all’interno dell’azienda si era fatto la fama dello spietato tagliatore di teste: per rilanciare l’azienda aveva eliminato oltre 15 mila dipendenti, compresi molti dirigenti di prima linea. Nulla, nella sua gestione monocorde, monotona, poteva far immaginare una fine così traumatica della sua esperienza manageriale. [...]» (Massimo Gaggi, “Corriere della Sera” 7/8/2010) • «[...] Ad accusarlo, una ex collaboratrice del gruppo, che ha deciso di lasciare l’incarico al termine di una inchiesta interna. L’azienda ha specificato in un comunicato che non sono state riscontrate violazioni dei regolamenti interni ma “sono state individuate violazioni per quanto riguarda il codice di condotta di Hp” [...] “Con il proseguire delle indagini mi sono reso conto di aver tenuto comportamenti che non erano in linea con gli standard e i principi di rispetto e integrità che ho abbracciato quando sono arrivato in questa azienda e che mi hanno guidato per tutto il corso della mia carriera”, ha spiegato Hurd in una nota diffusa [...] alla chiusura dei mercati di Wall Street. Il presidente ha dimostrato “una profonda mancanza di giudizio che ha seriamente minato la sua credibilità e danneggiato la sua leadership all’interno dell’azienda - ha precisato il consigliere generale di Hp, Michael Holston, nel corso di un’intervista -. Per questo il consiglio di amministrazione è dovuto intervenire immediatamente per salvaguardare i valori di rispetto e integrità che sono propri della società”. [...] Le dimissioni pongono fine a cinque anni di leadership nei quali Hurd ha traghettato il colosso di Silicon Valley attraverso un rilancio come pochi in passato. [...]» (Francesco Semprini, “La Stampa” 7/8/2010) • «In cinque anni alla guida della Hewlett Packard, Mark Hurd ha fatto della leggendaria casa della Silicon Valley un gigante della tecnologia, superando la Dell nelle vendite di computer e la IBM nelle entrate, più che raddoppiando il valore di mercato della società che è passato da 46 a 108 miliardi di dollari. Risultati più che brillanti, ma proprio mentre stava rinegoziando un contratto di tre anni che prevedeva un compenso da 100 milioni di dollari, è stato licenziato. Una storia di molestie sessuali con una pianificatrice di eventi, anche se la donna in questione [...] ha fatto sapere che non ci sono state relazioni intime. E soprattutto una storia di rimborsi spese, compensi per prestazioni che non sarebbero avvenute e cene in cui Hurd aveva riportato che era da solo e invece era in compagnia della collaboratrice. Una questione da poche migliaia di dollari, che Hurd si era offerto di rimborsare. Troppo tardi. [...]» (Lorenzo Soria, La Stampa 8/8/2010) • «[...] I contorni della vicenda non sono [...] chiari, ma è evidente che Hurd ([...] sposato) si è infatuato di questa consulente di marketing [...] fino a recarsi in California per assumerla e a pagarla coi fondi dell’ufficio dell’amministratore delegato [...] tutti e due negano rapporti sessuali, ma hanno viaggiato spesso insieme a spese della compagnia. Leggerezza o potere che aveva dato alla testa al supermanager di successo. La consulente avrebbe anche ricevuto una serie di pagamenti irregolari, non si capisce se durante la relazione o quando, dopo la rottura, ha minacciato Hurd di denunciarlo. [...]» (Massimo Gagg, “Corriere della Sera” 8/8/2010) • «Il primo ad avanzare (rumorosamente) il sospetto che la “cacciata per indegnità” di Mark Hurd dalla HP si sarebbe rivelata un autogol — che ci fosse una sproporzione troppo grande tra le irregolarità commesse dal supermanager nel rapporto con una ex attrice che aveva assunto come consulente e le conseguenze economiche immani della sua estromissione per l’azienda — era stato per primo Larry Ellison. Lapidario il capo della Oracle: “È la peggior decisione in materia di gestione del personale da quando, molti anni fa, gli idioti che sedevano nel consiglio d’amministrazione della Apple misero alla porta Steve Jobs”. I membri del “board” della Hewlett Packard avevano difeso la correttezza del loro operato dicendosi consapevoli delle gravi conseguenze di quelle dimissioni forzate, ma di non aver avuto scelta visti le evidenti violazioni degli standard etici e di correttezza della compagnia commesse dall’amministratore delegato. Nel capitalismo americano l’etica e la correttezza amministrativa contano più che in altri Paesi e quindi, all’inizio, le voci critiche sulla defenestrazione di Hurd sono state abbastanza circoscritte, nonostante l’immediato crollo del titolo che ha perso il 10% già all’annuncio del licenziamento. Nei giorni successivi, però, i malumori tra gli azionisti sono andati montando, man mano che il titolo ha continuato la sua discesa [...] Scott & Scott, uno studio legale del Connecticut, ha avviato [...] un procedimento giudiziario contro gli amministratori della HP, accusati di aver gestito in modo sbagliato tutto il caso e di aver violato il rapporto fiduciario con gli azionisti. La denuncia è stata avanzata per conto del Brockton Contributory Retirement System, un fondo pensioni del Massachusetts. Hurd non era un amministratore delegato come un altro. Non solo aveva rimesso in piedi il gruppo dopo la gestione “tormentata” di Carly Fiorina (valore in Borsa più che raddoppiato e HP divenuta, per fatturato, il maggior gruppo del mondo per i prodotti elettronici): era anche l’uomo-chiave della trasformazione del gruppo. Acquisendo EDS, infatti, aveva reso HP un concorrente diretto di IBM nel campo dei servizi alle imprese mentre rilevando un’altra azienda, la cinese 3COM, era entrato a piedi uniti nel mercato della Cisco, quelle delle reti aziendali. Infine l’incursione nel settore degli “smartphone” con una terza acquisizione, quella di Palm. Come riplasmare il gruppo? Lo sapeva solo lui. Anche questo rende difficilissima la scelta di un successore. Certo, avesse commesso reati gravi, non ci sarebbero stati, comunque, dubbi. Ma l’accusa di molestie sessuali era già caduta prima del licenziamento. Restavano irregolarità contabili serie ma di entità tutto sommato contenuta (spese per qualche decina di migliaia di dollari) [...] anche nella rigorosa America, molti si chiedono se non era meglio chiudere un occhio» (M. Ga., “Corriere della Sera” 14/8/2010).