Sergio Bocconi, Corriere della Sera 21/10/2010, 21 ottobre 2010
GLI ITALIANI E IL RISPARMIO, IL SORPASSO DEI BOT ESTERI —
La Borsa italiana che colleziona in 10 anni 162 delisting, scivola per capitalizzazione al ventesimo posto al mondo e vale un quarto del Pil; i titoli di Stato esteri che superano quelli italiani sul mercato domestico. Sono i due aspetti, e probabilmente anche due facce della stessa medaglia, che più colpiscono nella lettura dell’ultimo rapporto «Indici e dati» curato dall’Ufficio studi di Mediobanca. Perché danno la misura di una certa fragilità del nostro sistema finanziario.
Delle 162 cancellazioni intervenute da inizio 2000, la metà è dovuta a Opa, mentre il 15% è conseguenza di crisi aziendali. Dato peraltro che dal 2008 è tornato a crescere fino a toccare il 25% quest’anno. Se la «vita media» delle azioni cancellate è scesa a 8,5 anni, non mancano pure le " matricol e meteore", c i oè transitate in Borsa per pochi anni, se non mesi. Il rapporto sottolinea che 27 titoli industriali, approdati in Borsa attraverso la vendita da parte di vecchi azionisti e cancellati da un’Opa dopo meno di 10 anni. Quotazioni "lampo" che hanno generato commissioni per 130 milioni, di cui 117 per il collocamento e 13 per l’Opa. In più della metà dei casi chi ha lanciato l’Opa era fra gli azionisti che hanno promosso il collocamento, quindi in posizione "insider".
La disaffezione per la nostra Borsa, che si manifesta in modo evidente nel delisting, porta il nostro mercato azionario a scivolare nelle classifiche mondiali: dopo aver perso dal 2000 il 51,9% di capitalizzazione, contro una media dei mercati delle economi e mature pari al 19,3% (mentre le emergenti come Cina, India, Sudafrica e Brasile hanno guadagnato in media il 265%), Piazza Affari è scesa dall’ottavo al ventesimo posto con un peso sul Pil che è superiore solo a quello della Borsa di Atene.
L’altro aspetto che colpisce è il sorpasso dei titoli esteri sul mercato obbligazionario italiano. Avvenuto in pochi anni: nel 1999 i titoli di Stato italiani rappresentavano il 93% del mercato e il 6% erano quelli corporate. Nel 2009 i titoli di governo stranieri (in primo luogo tedeschi, che «pesano» per oltre la metà) hanno raggiunto quota 50% contro il 45,4% di quelli della nostra Repubblica. Il sorpasso segnala evidentemente il cresciuto gradi mento per Buoni del tesoro che, in particolare quelli tedeschi, sembra vengano considerati più sicuri.
Nonostante, comunque, i Bot sul lungo periodo si difendano bene nella gara dei rendimenti: chi ha comprato nel ’96 e poi ha sempre reinvestito ha ottenuto il 3,74% medio annuo. Se si considera che sono a rischio zero e che il rischio per le azioni è valutato in 3,5-5 punti, si vede come i titoli di Stato «vincono» sulle azioni ordinarie che, comprate nel ’96 hanno reso (dividendo reinvestito compreso) in media il 6,96%, mentre perdono solo contro quelle di risparmio, che nello stesso periodo di tempo, hanno reso in media il 10,25%.
Sergio Bocconi