Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2010  ottobre 21 Giovedì calendario

IL TEOLOGO EREDE DI AMBROGIO CHE SA INCANTARE IL PUBBLICO

Gianfranco Ravasi è noto come biblista. I suoi studi sui Salmi, sul Cantico dei Cantici, sul Qohelet sono apprezzati anche oltre la cerchia degli specialisti. Come i suoi innumerevoli libri. Ravasi è poi un formidabile comunicatore della fede: tutti conoscono la trasmissione che conduce dal 1988 su Canale 5, ovvero Frontiere dello Spirito, o i suoi articoli giornalistici. Ma Ravasi è anche teologo, ebraista, archeologo, sorprende per la conoscenza delle lingue (pare che abbia studiato da solo il greco prima di frequentare il ginnasio). È poi un oratore formidabile e riesce come pochi altri a incantare il pubblico che lo ascolta. Se fossimo nei primi tempi della Chiesa, o in un’epoca bizantina, avrebbero potuto di diritto aggiungere al suo nome l’epiteto di «crisostomo», ovvero dalla bocca d’oro. Dal 2007 è presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, della Commissione per i Beni culturali della Chiesa, nonché della Pontificia Commissione di Archeologia sacra. Il prossimo 20 novembre Benedetto XVI lo eleverà alla dignità cardinalizia.
Ravasi porta con sé una tradizione antica, nobile, che risale nei secoli e che mostra il volto migliore di Milano. In molti lo hanno conosciuto come prefetto della Biblioteca Ambrosiana, incarico che venne ricoperto anche da Achille Ratti, poi papa Pio XI. Già, l’Ambrosiana. Voluta da Federico Borromeo, ha visto passare nelle sue sale personalità di primissimo piano. Cara ad Alessandro Manzoni, visitata da Byron e da D’Annunzio (che si soffermarono sui capelli biondi e peccaminosi di Lucrezia Borgia), è stata anche il luogo dove Antonio Ludovico Muratori trascorse anni di studi fecondi. Ma gli esempi sono infiniti e Ravasi entra ora nella storia di questa istituzione come una figura di riferimento. L’Ambrosiana, insomma, ancora una volta ha dato uno dei suoi alla Chiesa.
Ravasi entra in una storia che cominciò con Sant’Ambrogio — quando la diocesi milanese rivaleggiava con Roma — e arriva sino ai cardinali protagonisti del nostro tempo, da Ferrari a Martini, da Schuster (a cui toccò chiudere una pagina inquietante di storia) all’attuale Tettamanzi, passando per Montini che diventò a sua volta Papa. Ravasi è la cultura; possiede la rara capacità di fare amare ogni frase della Bibbia, è un teologo che ha sempre dialogato con i non credenti. È un interlocutore perfetto per il nostro tempo. E pochi come lui possono commentare la frase che Thomas Mann consegnò in una pagina de La montagna incantata: «La parola è civiltà».
Armando Torno