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 2010  ottobre 21 Giovedì calendario

IL DEFICIT FUORI CONTROLLO. VIALE MAZZINI DA FALLIMENTO



È fallita, o sta per fallire, MammaRai? Tra i corridoi di viale Mazzini, nelle palazzine di Saxa Rubra, in giro per le sedi re-gionali e tra i corrispondenti sparsi nei quattro continenti (l’Australia non esiste per la Tv pubblica), ieri è stata una giornata di voci, timori e soffiate incontrollate.
Se ne è discusso ieri in consiglio di amministrazione (che ieri ha approvato il progetto di fusione di Rai Trade in Rai), ma sono le carte (riservate) del direttore generale Mauro Masi a far tremare le sedie dei 13mila dipendenti di viale Mazzini. Secondo le proiezioni la Rai dovrebbe chiudere il 2010 con un buco di 120/130 milioni di euro. Ieri la concessionaria pubblicitaria Sipra ha assicurato che l’andamento dei ricavi pubblicitari per la Rai vedrà, per il 2010, un incremento del 4% rispetto al 2009. Anno nero per la pubblicità. Quindi un risultato modesto. Quanto al buco la settimana scorsa ai sindacati i top manager parlavano di «109 milioni» di rosso. Comunque una voragine rispetto ai bilanci floridi dell’exdg Flavio Cattaneo, oggi assiso sulla cassaforte di Terna.
Invece all’ex braccio destro di Lamberto Dini in Bankitalia toccherà prendere un pallottoliere per trovare una soluzione. Ed evitare di far tracimare nel 2012 il deficit rispetto al capitale sociale versato. Secondo le simulazioni finanziarie che Masi ha commissionato in esterna, per quell’anno il buco salirà a 600milioni di euro, ovvero più del capitale della Rai. Ma se ciò dovesse accadere la Tv pubblica non potrebbe più andare ad elemosinare prestiti alle banche. Non basta. La società controllata dal Tesoro avrebbe anche difficoltà a pagare gli stipendi del personale. E non si tratta di una previsione da film catastrofico. Già a cavallo tra il 1993 e il 1994 le casse di viale Mazzini si trovarono a secco e il pagamento della tredicesima venne spostato a dopo le feste. Saltarono migliaia di contratti a tempo determinato e ci volle un anno per tornare ai bagordi. Insomma, un brutto precedente che torna a fare capolino. Come un fantasma.
Adesso Masi, con il suo Piano industriale 2010/2012, dovrà trovare la quadra. L’altra settimana il direttore è corso a via Veneto per omaggiare il neo ministro dello Sviluppo Economico, Paolo Romani, e trovare come far approvare il Contratto di servizio. In Cda il Contratto - che assicura la metà del budget Rai -non è ancora arrivato. Si sta discutendo con Romani se legare il pagamento alla bolletta elettrica (come avviene in Francia) così da evitare i circa 300 milioni di evasione. Una manna viste le prospettive di fallimento. E poi c’è il “piano B”. Tra le altre ipotesi c’è quella di vendere le 1.500 torri di trasmissione del segnaledi RaiWay. Ci aveva già provato Gasparri quando era ministro ma il “partito Rai” aveva fatto barricate temendo di svendere“i gioielli”. Cedere, in ultima analisi, i palazzi di Roma Prati (amianto permettendo) rappresenterebbe una svolta. Ma trasferire la direzione generale in una fantomatica Saxa Rubra 2 prevede dei tempi lunghi. Perché una seconda cittadell’informazione andrebbe costruita da zero. E poi inquell’area tra Labaro e Flaminia il fiume esonda. Come sanno bene dalle parti di largo Villy de Luca, pastori, pecore e cavalli...