Fosca Bincher, Libero 21/10/2010, 21 ottobre 2010
LO SHOW DI SAVIANO FARA’ PERDERE ALLA RAI DUE MILIONI DI EURO
Non è questione di cachet, e nemmeno di contenuti. Se la Rai ha avuto qualche dubbio prima di mandare in onda la trasmissione di Fabio Fazio e Roberto Saviano, “Vieni via con me” è stato per un motivo squisitamente economico, che avrebbe fatto modificare i piania qualsiasi società per azione. Nonostante l’entusiasmo con cui era stata messa in cantierel a trasmissione, alla prova del conto economico Fazio e Saviano si sono rivelati un clamoroso flop.
Il piano economico di un programma purtroppo va varato prima e non dopo la sua messa in onda. Anche facesse più ascolto delle previsioni (comunque rosee), con quelle quattro puntate la Rai è già sicura di rimetterci due milioni di euro. Bastano due cifre, quelle di ghiaccio del budget compilato dalle strutture diviale Mazzini.
Entrate della trasmissione grazie agli spot collegati: 810mila euro per le quattro puntate in prima serata il lunedì. Uscite complessive per la trasmissione: 2.832.000 euro, vale a dire 708 mila euro a puntata di costi complessivi esterni (quelli per Endemol) e costi interni (budget di produzione). Un disastro già sicuro. La cifra può non sembrare astronomica, ma se tiene presente che il budget di Rai holding per il 2010 prevedeva una perdita di116 milioni di euro (che sarà più alta a consuntivo), è evidente come l’azienda di viale Mazzini non possa permettersi in un contesto normale di buttare dalla finestra due milioni di euro per quattro sole puntate di una trasmissione di prima serata. Un lusso impossibile. Se tutti i contratti fossero stati firmati da tempo perfino la penale complessiva che la Rai dovrebbe pagare per la rottura unilaterale delle intese sarebbe inferiore alla perdita sicura della messa in onda. Penale da 1,5milioni di euro contro un buco nei conti di 2 milioni di euro. Non mandando in onda Saviano e Fazio a questo punto l’azienda di viale Mazzini risparmierebbe 500 mila euro, che con quei conti non sarebb enemmeno male.
In un paese normale di fronte a questa prospettiva si può chiedere ragione dell’errore di previsioni fatto dai dirigenti Rai quando hanno messo in cantiere questa trasmissione, ma non certo lamentarsi se oggi cercano di mettere una pezza a un clamoroso insuccesso: o non mandando in onda la trasmissione o cercando almeno di tagliare i costi di quei 500mila euro che servono a non rimetterci troppo. Ed è proprio questo il tentativo fatto dal direttore generale della Rai, Mauro Masi. Quello che avrebbe fatto qualsiasi manager. I conduttori hanno cercato di rigirare la frittata di un clamoroso insuccesso - che loro ben conoscono - sull’azienda accusandola di avere programmato la trasmissione il lunedì, quando su Canale 5 c’è contro il Grande Fratello. Ma tutte le altre sere sarebbero state impossibili per la concorrenza in casa: il martedì c’è Ballarò, e le trasmissioni si sarebbero cannibalizzate. Il mercoledì il calcio. Il giovedì Annozero. Il venerdì il programma obbligatorio della Lotteria Italia. Sabato e domenica Fazio è già impegnato.
In questa situazione ha cercato di fare il pesce in barile Paolo Garimberti, presidente della Rai. Che ieri - spiegando di contare come il due di picche - ha provato a ritagliarsi il ruolo di garante della libertàc on una lettera inviata a Saviano: «Sulla libertà non tratto», ha sostenuto il presidente della Rai: «Ho vissuto un lungo periodo della mia vita in un Paese in cui la libertà non c’era, quell’Unione Sovietica che non esiste più e di questa libertà mi faccio garante e per questo confido che, superati i problemi, Lei e Fabio Fazio saprete liberamente confezionare un programma di qualità rispetto-so dei principi cardine del Servizio Pubblico che sono, tra gli altri, imparzialità, pluralismo e rispetto della persona».
Replica di Masi: «Nella vicenda “Vieni via con me” non c’è alcun ritardo né tantomeno alcuna censura preventiva. Chi parla dell’uno e dell’altra dimostra grande superficialità o perché non conosce nel dettaglio i fatti o, sicuramente in buona fede, si fa fuorviare da chi persegue interessi estranei alla trasmissione e alla Rai».