Vittorio Marchis, Avvenire 16/9/2010, 16 settembre 2010
Con i telefonini ritornano «in auge» gli androidi - «Android» è il nome del nuovo sistema operativo mobile che Google sta sviluppando per i telefoni cellulari che a partire dell’iPhone della Apple stanno rivoluzionando il mondo delle tecnologie multimediali
Con i telefonini ritornano «in auge» gli androidi - «Android» è il nome del nuovo sistema operativo mobile che Google sta sviluppando per i telefoni cellulari che a partire dell’iPhone della Apple stanno rivoluzionando il mondo delle tecnologie multimediali. Rendere possibile la programmabilità dei palmari apre nuove fette di mercato che fanno gola alle industrie dell’Information and Communication Technology. Droid X è il nuovo asso nella manica con cui Motorola cerca di rientrare nel gioco, anche se su qualche blog è recentemente apparso un messaggio che indica questo software molto flessibile, ma guai a cercare di installare nuovi software «non autorizzati». Il telefonino potrebbe autodistruggersi. E mentre gli androidi ritornano in auge si almanacca intorno alle profezie che, un anno prima della conquista della luna, Philip K. Dick aveva pubblicato nel suo famoso racconto Ma gli androidi sognano pecore elettriche? trasportato sul grande schermo da Ridley Scott con l’indimenticabile Blade Runner. Se oggi i telefonini sognino pecore elettriche o antenne paraboliche non è ancora possibile stabilirlo, scientificamente. Ma si sa che gli scrittori di fantascienza riescono a prevedere il futuro meglio degli scienziati «duri». E questo dovrebbe essere un invito a rivalutare questo genere letterario confinato troppo spesso negli scaffali delle edicole delle stazioni e snobbato dai critici e dai premi letterari. Ma per ritornare a Google, l’androide dalla sua materialità cyberpunk sta scivolando nel fragile mondo dell’insostenibile leggerezza del software. Androide, a dispetto della stessa fantascienza, è una «cosa» molto più antica e non ha di certo visto la luce nel «secolo breve». Gli intellettuali potranno scoprire che proprio nel primo volume dell’Encyclopédie di Diderot e D’Alembert, stampato a Parigi nel 1751 a questo termine si dedicano ben 19.500 caratteri. «Androide: singolare maschile (Meccanica), automa avente sembianze umane che, per mezzo di molle ed altri dispositivi ben disposti, si muove e svolge altre funzioni che assomigliano a quelle umane. Dal greco anèr, -dròs (gen.) uomo e eidòs forma. [-] Noi ne abbiamo visto uno a Parigi nel 1738, il l’automa flautista del signor Vaucanson, oggi della Accademia Reale delle Scienze». E così via. Erano gli anni in cui Jacques Vaucanson, insigne meccanico, traeva i profitti migliori esponendo i propri automi; e poi verranno i fratelli Droz e più tardi il famoso Giocatore di scacchi, il soggetto di una truffa colossale che trasse in inganno persino Napoleone, ma non Edgar Allan Poe. Quattro anni prima dell’uscita del primo volume dell’Encyclopédie, Julien Offray de La Mettrie aveva pubblicato il suo Uomo-macchina, suscitando scalpore tanto da far fuggire l’autore dall’Olanda per rifugiarsi a Berlino. Allora, nel secolo dei lumi, si pensava che la meccanica avrebbe risolto tutti i problemi e l’orologeria era la tecnologia su cui si proiettava il futuro. Nel suo Dizionario degli esseri umani fantastici e artificiali (Mondadori, 1999) Vincenzo Tagliasco ingegnere e scienziato di grande acume e umanità affermava che «queste creature [-] sono entrate a far parte del linguaggio comune [-] e lo sviluppo incessante della tecnologia sollecita, sempre più spesso, un continuo aggiornamento dei principi etici che pongono limiti alla gestione dei corpi degli esseri umani, animali e artificiali». In cinese «androide» si dice rénxíng jiqì rén una sfilza di cinque ideogrammi di cui il primo e l’ultimo sono rén, che significa persona: in mezzo ci sono le bambole meccaniche e i robot-