Marinella Correggia, il manifesto 19/10/2010, 19 ottobre 2010
ERA FERTLE LA MEZZALUNA
C’era una volta la Mezzaluna fertile, il luogo d’origine del grano e dell’orzo. Adesso da Siria e Iraq arrivano cronache di siccità e desolazione. Il New York Times dedica con un reportage alle terre agricole che si estendono a nord e a est di Al Raqqah, città siriana sull’Eufrate. Quelle che un tempo erano distese di grano e pascoli dopo quattro anni consecutivi di siccità sono un deserto screpolato percorso da tempeste di sabbia. Centinaia di villaggi sono stati abbandonati dai loro abitanti, collassati gli antichi sistemi di irrigazione, seccati i pozzi, morte le pecore, persa ogni fonte di reddito. Le tendopoli che circondano le città più grandi nei due paesi mediorientali sono abitate anche da ex agricoltori rimasti senza nulla. Persone che possedevano magari decine di ettari sono diventate, come dice il siriano Ahmed Abdullah, "meno di zero, niente denaro, niente lavoro, niente speranza". E senza prospettive di ritorno.
La siccità è un tema delicato per il governo siriano, che non dà ai giornalisti stranieri il permesso ufficiale di indagare in materia, di incontrare funzionari del Ministero dell’agricoltura e di parlare con gli sfollati. Il collasso delle terre agricole è ormai una sfida economica e una preoccupazione crescente per i governi di Siria e Iraq, che dipendono sempre più da altri paesi per gli approvvigionamenti in cibo e acqua. La Siria, fino a non molto tempo fa orgogliosa esportatrice di grano, ne importa ora grandi quantità. E le sue risorse idriche si sono dimezzate dal 2002 al 2008. Il paese sta anche terminando le sue riserve di petrolio e trova difficile ottenere investimenti esteri. L’Iraq, devastato dalla guerra, ora è in preda da nord a sud a una crisi idrica senza precedenti...Intere aree nel nord, intorno a Kirkuk e nella provincia di Salahuddin sono sepolte dalla sabbia, mentre nel sud si stanno prosciugando perfino le famose paludi. Gli acquedotti sono secchi e abbandonati. Tutto o quasi è successo dopo il 2003...
I due paesi lamentano la riduzione della portata dell’Eufrate dovuta alle grandi dighe a monte, in Turchia. Adesso i rapporti con questo vicino sono migliorati e i siriani sperano di ottenere una quota di acqua maggiore, ma potrebbe essere troppo tardi per i villaggi abbandonati. I quattro anni consecutivi di siccità in Siria hanno ridotto in miseria da due a tre milioni di abitanti, secondo una ricerca appena terminata dallo speciale rapporteur Onu per il diritto al cibo, Olivier de Schutter. Sarebbero circa 50mila le famiglie che nel 2010 hanno lasciato le aree rurali per affollarsi nelle città, seguendo altre centinaia di migliaia sfollate negli anni scorsi. La Siria ospita anche oltre un milione di rifugiati iracheni a causa dell’invasione del 2003.
Ma di chi sono le responsabilità? Siccità ce ne sono sempre state, ma il clima della regione mediorientale sta cambiando in modo evidente. Più caldo, più arido, e con precipitazioni concentrate e imprevedibili che magari diventano inondazioni. Però, insieme al cambiamento del clima, le errate politiche in materia di irrigazione e agricoltura hanno fatto la loro parte. Un decennio fa la Siria spese somme enormi in progetti irrigui rivelatisi fallimentari o quasi. E continua a far crescere grano e cotone in aree che non hanno acqua a sufficienza - rendendole più vulnerabili alla siccità - perché il governo ne fa una questione di identità e indipendenza nazionale. La corruzione fa il resto, ad esempio agevolando i disastrosi prelievi illegali di acque di falda...