Fulvio Bufi, Corriere della Sera 19/10/2010, 19 ottobre 2010
CAVE STRACOLME, IMPIANTI FANTASMA. ECCO PERCHE’ E’ DI NUOVO EMERGENZA
Alla fine tutto si è ridotto a una questione di buchi. Buchi enormi e profondi da riempire giorno dopo giorno, finché c’ è spazio per l’ ultimo malloppo puzzolente, con la spazzatura che ha fatto vergognare l’ Italia, e poi ricominciare daccapo da un’ altra parte, con un altro buco ancora più grande e profondo, così che per stiparlo di immondizia occorrano più anni e il problema sia rinviato a quando forse ci sarà un altro governo, un’ altra giunta regionale, un’ altra amministrazione provinciale, un altro sindaco. O comunque quando sarà più difficile che siano ricordati i proclami entusiastici, le promesse, le garanzie che mai più Napoli avrebbe vissuto lo scempio dei sacchetti accumulati a ogni angolo, dei roghi che riempiono l’ aria di diossina, della puzza e del rischio di malattie. Il 21 maggio del 2008, in piena emergenza rifiuti, il governo Berlusconi riuniva il suo primo consiglio dei ministri nella sede della prefettura affacciata su piazza del Plebiscito e metteva in cima all’ ordine del giorno gli interventi per superare la crisi e stabilire un programma che ne evitasse altre in futuro. Il capo della Protezione civile Guido Bertolaso assumeva l’ incarico di sottosegretario e i pieni poteri, le aree adibite o da adibire a discarica diventavano siti di interesse strategico nazionale e passavano sotto il controllo dei militari, l’ intero ciclo di smaltimento dei rifiuti veniva riprogrammato prevedendo la realizzazione di impianti di termovalorizzazione e l’ entrata in funzione dell’ inceneritore di Acerra, ai Comuni venivano date scadenze obbligate per passare alla raccolta differenziata. Il programma mai attuato Da allora a oggi a Napoli non è stato fatto quasi niente di tutto questo. La differenziata, competenza dell’ amministrazione comunale, è partita in un paio di quartieri «pilota», e lì è rimasta, ferma al 18 per cento. Del nuovo termovalorizzatore non c’ è traccia, l’ inceneritore di Acerra invece è una specie di mistero: delle tre linee di cui dispone, a lungo ne è stata attiva soltanto una, e quando la notizia si è diffusa, e i responsabili della gestione hanno smentito dicendo che il fermo era dovuto semplicemente all’ ordinaria manutenzione, sono passati due o tre giorni ed è saltata pure l’ unica linea che lavorava. Ora pare ne siano attive due, ma in ogni caso l’ impianto riceve una parte minima rispetto a quella raccolta nelle strade di Napoli. Il resto finisce nei buchi, nelle discariche. Quella di Chiaiano, che secondo le previsioni si sarebbe dovuta riempire nel settembre del 2011, ma è stata sovrautilizzata e al massimo per giugno avrà raggiunto il limite della capienza, e quella di Terzigno, la Sare, in pieno Parco del Vesuvio, a due passi da quella di cava Vitiello, contro la cui apertura si stanno battendo in questi giorni i comitati dei cittadini di quella zona. Ma la seconda discarica nel Parco del Vesuvio è prevista dal decreto legge che il governo varò nel consiglio dei ministri di Napoli e sulla base di quel provvedimento Bertolaso esclude margini di trattativa con i sindaci e le comunità dei paesi del Parco. E passa il cerino acceso alle Province, che da febbraio hanno competenza sul ciclo di smaltimento dei rifiuti (ma ancora con la Protezione civile accanto), e quindi a Napoli a Luigi Cesaro, deputato Pdl, presidente di un ente che finora si è caratterizzato solo per immobilismo, e che, per non cambiare rotta, si è affrettato a chiedere un anno di proroga, altrimenti dall’ 1 gennaio 2011 dovrà vedersela da solo e non sa da dove cominciare. I soldi mai arrivati Oggi Cesaro è l’ interlocutore istituzionale (insieme con il prefetto) dei sindaci di Terzigno, Boscoreale e degli altri paesi che si battono contro il progetto di cava Vitiello, e nei ripetuti incontri di questi giorni si è detto contrario all’ apertura dell’ impianto, trovandosi nella singolare veste di oppositore della discarica quando è a Napoli, e di componente della maggioranza che ha voluto e vuole quello sversatoio, quando siede in Parlamento. Una soluzione da proporre, però, non ce l’ ha. Sperava che Berlusconi accorresse in suo aiuto, presentandosi a Terzigno - così come lo stesso premier aveva annunciato e promesso al sindaco del comune vesuviano - con un po’ di soldi da mettere sul piatto degli interventi per rendere meno puzzolente la discarica attualmente in funzione. Ma Berlusconi i soldi non li ha trovati (Tremonti gli ha detto no), e senza quelli si guarda bene dal presentarsi a Terzigno. Così Cesaro si ritrova solo con le sue competenze e le sue inefficienze. Pensava che bastasse varare la Sapna (la Società ambiente della Provincia di Napoli) e affidarla all’ ex commissario per l’ emergenza rifiuti Catenacci, per mettersi a posto sull’ argomento. Ma non aveva chiesto nemmeno il piano industriale. Ora lo hanno preparato, ma Napoli avrebbe dovuto avere già un nuovo ciclo di smaltimento. Invece ha soltanto un paio di buchi ormai quasi pieni e una nuova emergenza alle porte.
Fulvio Bufi