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 2010  ottobre 19 Martedì calendario

Le sviolinate di Milena agli affari flop della sinistra - Quando c’è da indagare sugli affari del presidente del Con­siglio, analizzare le beghe dell’Aci o spulciare i bilanci di amministra­zioni del centrodestra, Report si dà un gran da fare

Le sviolinate di Milena agli affari flop della sinistra - Quando c’è da indagare sugli affari del presidente del Con­siglio, analizzare le beghe dell’Aci o spulciare i bilanci di amministra­zioni del centrodestra, Report si dà un gran da fare. Naturalmente quando lo sguardo volge a sinistra va tutto bene, anzi benissimo. Lì dove governa la sinistra sem­bra essere tutto «ottimo e abbon­dante » e ci riferiamo ai progetti fal­limentari della Regione Emilia- Ro­ma­gna catalogati da Milena Gaba­nelli come esempi da imitare ed in­filati a forza tra le «good news» del noto programma televisivo. Se an­che su alcune vicende bolognesi invece di elogiarle a scatola chiusa si fosse usato lo stesso piglio gior­nalistico, le conclusioni avrebbe­ro potuto essere differenti. E ci rife­riamo alle mirabolanti vicende del Tecnopolo di Bologna messe in onda da Report il 16 maggio 2010 tra le good news , tra le cose che funzionano. Un lungo servizio di nove minuti per esaltare ciò che a Bologna in realtà non funziona. Il Tecnopolo è, usando una ter­minologia molto di moda tra gli ur­banisti, un«contenitore»all’inter­no del quale si concentrerebbero studenti, studiosi ed enti che sioc­cupano di ricerca applicata. In teo­ria, se ben realizzato, una sorta di maxi pensatoio da cui fuoriesco­no innovazioni applicabili al mon­do della produzione e dei servizi. La trasmissione esaltava gli sforzi che la Regione Emilia-Romagna aveva fatto per sviluppare un pro­getto così illuminato e moderno. Sembrava che i lavori dovessero partire dopo poco tempo, sono sta­te mostrate colorate planimetrie e illustrato con sapere tecnico l’uti­lizzazione degli spazi. Ma le cose non si sono svolte come racconta­te in trasmissione, anzi i lavori non si sa se (e quando) in realtà in­cominceranno. Non solo, si è ve­nuti a sapere che l’iter urbanistico legato alla progettazione del Tec­nopolo è stato usato come leva per far diventare edificabile una vasta area della città. La questione è delicata: riguar­da più l’ambito speculativo-im­mobiliare piuttosto che quello del­la ricerca. Rendere edificabili va­ste aree significa quattrini. Duccio Campagnoli, ex assessore regiona­le alle Attività produttive, un duro del partito, arrivato in Regione do­po avere trascorso una ventina d’anni all’interno della Cgil, ha si­glato una marea d’accordi per co­struire il Tecnopolo all’interno del­l’area industriale dismessa della Manifattura Tabacchi. Il bel racconto messo in onda su Rai3 in città non ha convinto mol­to. Non solo, la questione raccon­tata da Report ha spinto alcuni po­­litici del centrodestra a raccoglie­re maggiori informazioni: Renato Farina ha depositato un’interroga­zione alla Camera, Mario Borghe­zio una in Europa e Manes Bernar­dini due in Regione. Compatta­mente i politici volevano saperne di più di quei 346 milioni di euro complessivamente previsti per la realizzazione delle rete dei Tecno­poli in Emilia-Romagna. Di tutti quei quattrini 128 milioni doveva­no provenire dalla Comunità Eu­ropea e il rimanente «a partecipa­zione pubblica nazionale». Il pro­getto prevede una rete di Tecnopo­li così perfetta che gli attuatori del programma stimavano la creazio­ne di 14mila nuovi posti di lavoro entro il 2015. Versione poco credi­bile, ormai siamo nel 2011 e di nuo­vi posti di lavoro se ne sono contati pochissimi. Per ristrutturare ed adattare l’edificio della ex Manifat­tura Tabacchi era stato previsto un investimento da 150 milioni di euro. Quattrini non finalizzati alla ricerca, ma destinati all’esecuzio­ne delle opere edili. Ma i quattrini non ci sono. Degli iniziali dieci milioni di euro che avrebbe dovuto investire la Regio­ne ne sono rimasti solamente tre che ora vengono utilizzati per indi­re o un concorso internazionale o affidare i lavori attraverso il «project financing». Sembra che in pochi si fossero accorti che l’edi­ficio industriale da 100mila metri quadrati da trasformare in uffici è di pregio: venne progettato dal fa­moso architetto Pier Luigi Nervi, a luglio la struttura è stata vincolata dalla Sovrintendenza. Sarà diffici­le unradicale stravolgimento del­la struttura, i costi di trasformazio­ne aumenteranno ulteriormente. In seguito, si è venuti a sapere che, così come ha riferito il vicepresi­dente della Provincia di Bologna Giacomo Venturi: «Il Tecnopolo è l’elemento centrale attorno al qua­le riprogettare il quadrante di città che comprende il Parco Nord, la Fiera ed altre aree più a sud». È in una di queste aree che potrebbero nascere il nuovo stadio e nuove at­tività commerciali. Ma lo scopo non era quello di progettare e rea­lizzare un grande centro dedicato alla ricerca? Ma tutto questo Mile­na-Gabanelli come faceva a non sa­perlo? Perché i puntuali giornali­sti di Report non sono andati a ve­dere chi sono i proprietari di quel­le aree? Era tutto scritto sugli atti pubblici riguardanti il Tecnopolo di Bologna, quello infilato a forza tra le good news . Altro che Anti­gua, andate a Bologna.