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 2010  ottobre 19 Martedì calendario

MIDDLESBROUGH, CUORE DELLA CRISI

«La prima volta a Middlesbrough? Anche l’ultima, immagino». Uno sghignazzo per compiacere se stesso, poi Brian alza il braccio a indicare 1.500 grigie villette a schiera, lungo rosario di acciaio come il colore delle porte sbarrate dall’ordine di sgombero. «Un principe arabo voleva comperare quest’area. Le case devono essere abbattute, il Comune ha messo in mano un po’ di soldi agli abitanti e li sta trasferendo in nuovi alloggi. Il principe aveva grandi progetti, ma ora non se ne sa più nulla». Sua Altezza Reale, descritta dal passante di Middlesbrough che ammazza il far niente accompagnandoci per le vie del quartiere di Gresham, ha i connotati della leggenda metropolitana. Qualcosa di simile al topo gigante delle Filippine che eccitò Milano, anni fa. Non esisteva il super-ratto, non è mai esistito, probabilmente, il principe arabo, angelo salvatore che dovrebbe calare quassù, nel Nordest dell’Inghilterra, dove la crisi non finisce mai. Dove è regola, non eccezione.

Una lunga notte cominciata negli anni Settanta con il crollo della cantieristica e la ristrutturazione di chimica e acciaio, interrotta dal boom dei servizi, destinata a esplodere, di nuovo, fra qualche giorno appena. La data in agenda è domani quando il governo Cameron annuncerà la revisione globale della spesa pubblica con tagli fino al 40% dei capitoli, inclusi, ovviamente, i trasferimenti agli enti locali che hanno autonomia impositiva minima rispetto a Londra. Il depresso Nord sarà più colpito del ricco Sud, il Nordest più del resistente Nordovest, Middlesbrough la città-stato, più di tutte. Con il 43% degli occupati, uno su due, dipendenti dalla mano pubblica è destinata a fare molto peggio anche di Hartlepool, terra natale di Andy Capp, archetipo dell’operaio indolente, appassionato del pub più che della fabbrica. Era di lì Reg Smythe, inventore di una striscia fermata nel tempo. La vicina Hartlepool, dicevamo, dopo essere andata peggio, ora va un po’ meglio, lasciando tutti i primati negativi qualche miglia più a sud. Ovvero qui, per le vie di Middlesbrough, nome familiare a qualche tifoso italiano per la cocente sconfitta 1-0 subita qui dalla Nazionale italiana contro la Corea del Nord nel 1966 e per le gesta di Fabrizio Ravanelli e Massimo Maccarone, punte della squadra locale un tempo in Premier League. «Quelle di Ravanelli più di quelle di Maccarone - dice Ray Mallon sindaco eletto in una lista civica - in realtà l’attaccante del Palermo non si è mai ambientato da noi».

Terra difficile Middlesbrough, prossima, dicono, a diventare un inferno metafora com’è dei tagli di Cameron. La ricerca commissionata dalla Bbc all’Istituto Experian ha individuato le dieci regioni del Regno meno attrezzate per resistere all’erculea stretta sul bilancio e la più fragile in assoluto s’è rivelata questa "cittadona" del Teesside. Cede su tutti i fronti analizzati in 33 variabili fra cui adattabilità e opportunità del business, occupazione, educazione, aspettative di vita, tasso di criminalità, salari.

«Un tempo non era così. Vede laggiù, a sinistra, ci sono le miniera di carbone di Durham, a destra, invece, il ferro di Cleveland hill. In mezzo è pianura fino al fiume Tees. Steel river, la canzone di Chris Rea nasce da qui». Ovvero, magica combinazione geoeconomica di materie prime, centri per la trasformazione - con le acciaierie di Redcar e gli impianti chimici di Ici - e le vie di trasporto. Questo intende Alastair Thomson, rettore della Business school dell’università di Teesside, mentre guardiamo l’orizzonte di una realtà dissolta. In 35 anni il manifatturiero è passato da occupare 130mila persone a impiegarne 29mila. Nello stesso periodo il terziario ha creato 90mila nuovi posti. È accaduto ovunque seppure non con la stessa intensità, ma non essendo nella City, i servizi, quassù, significano impieghi statali. Accade così che la spesa pubblica nel Nordest raggiunga il 64% del Pil, 20 punti in più della media nazionale. «Un fatto che si spiega - continua Thomson - considerando che l’università è una delle più importanti dell’area e che in città si concentrano gli ospedali della regione».

Hub dei pubblici servizi, quindi. Ovvero concentrato di tagli prossimi venturi. Il sindaco-atleta-poliziotto non si nega la realtà. «È vero, 16 delle 23 zone della città sono fra le più depresse d’Inghilterra, con sei collocate entro le peggiori in assoluto, con la vita media inferiore di 11 anni a quella nazionale. Qui c’è il più alto tasso di gravidanze fra adolescenti, picchi di alcolismo e di criminalità. Eppure cerchiamo di mettere tutto in prospettiva, cerchiamo di ricordarci che non siamo in Pakistan». Consolazione magra. «Il vero problema - aggiunge - non è la mancanza di posti di lavoro, ma riportare la gente a lavorare. Ci sono famiglie dove padri e figli hanno sempre vissuto di aiuti pubblici e non hanno mai messo piede in una fabbrica. Questo sarà il vero problema».

Anche perché i sussidi non ci saranno più. L’amministrazione comunale ha già tagliato il bilancio del 10% per il prossimo triennio e ha bloccato il turn over, in attesa di capire quanto lo stato imporrà di eliminare da un budget di 400 milioni l’anno. Più di un terzo (150 milioni di sterline) servono per garantire social benefits, (dalla casa, all’assegno famigliare, al riscaldamento gratuito in una teoria infinita di piccoli contributi), a chi non ce la fa. Il cancelliere Osborne lo ha già fatto capire: lo stato si deve restringere e il Welfare deve contrarsi. Ray Mallon se la cava con un’altra battuta. «Middlesbrough sanguinerà, ma non morirà».

A tirare avanti aiutano i sogni. Il più concreto si chiama Win Viriyaprapaikit thailandese, presidente di Sahaviriya Steel che dagli indiani di Tata si sta comprando Corus, la maggiore acciaieria della regione con un progetto di rilancio. Il più avveniristico si chiama Digital City, eterna etichetta di chi spera nell’hi-tech per affrancarsi dalla ruggine dell’industria. Infine, l’ultimo sogno, la frontiera onirica, o forse solo un miraggio: l’arrivo di un principe arabo pronto a comprarsi la città.