Varie, 19 ottobre 2010
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Seddigh Laleh
• Teheran (Iran) febbraio 1977. Pilota • «Gli uomini la snobbano come un fenomeno da baraccone. Le sparute rivali dicono che vince solo perché è raccomandata. Lei scrolla le spalle, passa dal velo al casco e batte tutti. Quando glielo permettono. Perché per correre con i maschi “la piccola Schumacher” deve chiedere un permesso speciale. [...] È responsabile commerciale di una ditta che vende — e cosa sennò — ricambi per auto. È diventata pilota professionista [...]. Proton, Mazda e Huyndai le hanno proposto di lasciare il ramo ricambi e passare a tempo pieno alle corse. Non è facile per una donna in Iran. Anche se è famosa e i giornali hanno cominciato a chiamarla come l’asso della Ferrari, lei si sente discriminata: “Ogni volta che devo andare a provare, i responsabili di pista mi chiedono una lettera di autorizzazione ha raccontato alla France Press — anche se sono la prima guida della scuderia Proton. Ai maschi non succede”. [...]» (Michele Farina, “Corriere della Sera” 24/3/2005) • «[...] ma quando, per una volta, sono finita sul gradino più alto del podio, la televisione non mi ha ripresa. C’erano le immagini del secondo arrivato, del terzo, ma non le mie. È ovvio che ci sia rimasta molto male. Ma cambierà. L’importante è avere la determinazione giusta. [...]» (a.f., “Corriere della Sera” 11/9/2006) • «[...] ha la competizione nel sangue e, prima di scegliere il rally, si dedicava all’equitazione e gareggiava nella corsa ostacoli, insieme ai maschi. “Ho iniziato a correre con i go-kart [...] Il mio trainer era il famoso Saeed A’rabian, poi le autorità mi hanno comunicato che non potevo essere allenata da un maschio” [...] Laureata in management industriale e con un Master in produzione, per Laleh scegliere questa carriera è stato facile: il padre è un industriale del settore automobilistico. È lui lo sponsor principale di Laleh, primogenita di quattro figli. “Quando sono arrabbiata, è mio padre a calmarmi” [...] Il sogno nel cassetto? “Correre in formula uno, sul circuito del Bahrein di cui conosco tutti i segreti!” [...]» (Farian Sabahi, “La Stampa” 5/11/2006).