Varie, 19 ottobre 2010
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Salgueiro Teresa
• Amadora (Portogallo) 8 gennaio 1969. Cantante • «[...] il volto e la voce di una madonna [...] la bandiera della cultura musicale portoghese: una sorta di Amalia Rodriguez dei nostri giorni, tanto raffinata ed eterea, però, quanto la grande interprete del passato era invece sanguigna e appassionata [...] stregò Wim Wenders e nel ’94 girò con lui Lisbon Story, diventandone pure la colonna sonora [...]» (Marinella Venegoni, “La Stampa” 30/6/2008) • «[...] ha il viso del Portogallo di oggi. Un volto antico e seducente che ha negli occhi la curiosità dei nostri tempi. Anche la voce di Teresa è una voce antica. Lontana nel tempo, quasi sospesa nell’aria per la sua perfezione. È la voce dei Madredeus, gruppo ormai leggendario, che ha rinnovato la musica lusitana, facendola uscire dall’isolamento. Dopo vent’anni di amicizia e militanza rigorosa, la Salgueiro ha scoperto le seduzioni di una carriera solitaria sulle ali della sua prodigiosa vocalità. [...] “Per vent’anni coi Madredues ho cantato musica scritta per me. Adesso mi diverte scegliere le canzoni del mondo che mi piacciono. Mi entusiasma avere questa elasticità di interprete e provare a fare esperenze così differenti”. Sorprende, nei suoi concerti, oltre alla sua passione per Caruso, lo sconfinamento nel repertorio nordamericano. [...] “Mi è sempre piaciuto cantare. Ricordo che quando coi miei amici andavamo in qualche bar di Lisbona a passare la sera mi divertivo a cantare bossa nova o fados a cappella. È capitato così che, una sera, mi hanno ascoltato i musicisti dei Madredeus. Avevo 17 anni. Ma solo al secondo album, Existir, ho capito che quella sarebbe stata la mia vita”. Fino ad allora l’unica voce portoghese conosciuta era quella di Amalia Rodrigues. “Abbiamo dimostrato che era possibile aprire le porte e fare un lavoro serio sulla nostra tradizione, facendo crescere la curiosità verso la cultura portoghese. Da noi fino a quel momento non esisteva la tradizione dei concerti. Quando abbiamo iniziato partecipavamo a feste popolari nelle piazze”. [...] allora la sua immagine era quella di una donna quasi irraggiungibile, sempre vestita di nero [...] “Il mio era un personaggio creato per rappresentare la saudade, questo sentimento tipicamente portoghese che descrive una donna che aspetta qualcosa che manca, anche se non sa che cosa. Anche il nero dei vestiti va in questo senso: il nero non è un colore, è la sua assenza” [...]» (Marco Molendini, “Il Messaggero” 23/6/2007).