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 2010  ottobre 17 Domenica calendario

INTERVISTA: ANDREA PALAZZO

«Sono io il vero Grande Fratello» -
Da dieci anni spia, con­trolla, ammonisce, suggeri­sce, punisce, incita, coccola, blandisce, tranquillizza, so­stiene… i suoi prigionieri. Co­me un’entità divina, non si sente la sua voce né si sa co­me è fatto. È il Grande Fratel­lo , l’occhio che tutto vede e ascolta, ma che resta un mi­stero. Nascosto dietro la por­ta rossa della Casa di Cinecit­tà, comunica con i carcerati sono attraverso il con­fessionale. Allora, ecco­lo qui, il demone della televisione che ha tra­sformato un program­ma in un culto pagano di massa.Alla vigilia del­l’undicesima edizione (comincia domani su Canale 5), siamo andati noi a spiare lui e a farci rivelare qualcuno dei suoi segreti.
Scus i, Grande Fratel­lo ,
prima di tutto, è ve­ro che quest’anno ci saranno tra i concor­renti uno gigolò e il fi­glio di un camorri­sta?
«Sì. Però, come faccio sempre, non li ho scelti per scandalizzare il pub­blico, ma perché sono persone che hanno una storia da raccontare. Il primo è un ragazzo ri­masto senza lavoro che per guadagnare ha deci­so­di fare l’accompagna­tore per signore; il se­condo, senza alcun pro­blema con la giustizia, ha vissuto una storia molto tormentata con il padre prendendo una strada del tutto diver­sa ».
Dica la verità, signor Gief­fe ,
ogni volta va in cerca dei personaggi più stram­palati per attirare l’atten­zione del pubblico.
«È evidente che una parte dei concorrenti deve avere un impatto visivo forte. Devo­no suscitare curiosità, emo­zioni, discussioni, empatia o odio tra gli spettatori. Ma que­st­o è solo uno degli ingredien­ti del reality. L’obiettivo è met­tere insieme un buon cast che mescoli ragazzi più ec­centrici con persone comu­ni, rispecchiando la realtà ita­liana ».
Ma va’, lei li sceglie per ste­reotipi: la bellona e il ma­cho, il laureato e l’operaio poco acculturato, l’extra­comunitario e il gay…
«Non è vero, non parto mai con decisioni a priori. Delle migliaia di ragazzi che si pre­sentano ai provini, scelgo quelli che mi colpiscono, che mi fanno scattare qualcosa, che hanno un vissuto interes­sante. Poi, ovviamente, sele­ziono tra diverse tipologie».
Per esempio chi l’ha colpi­ta dal primo momento?
«Veronica, la sua fragilità era un mondo da esplorare. Marin (il vincitore della scor­sa edizione): ai provini si capi­va immediatamente che sa­rebbe diventato un protago­nista assoluto».
Visto quanto si è saputo do­po la fine del Gieffe (che era stato ricoverato in una clinica mentale), non si è sentito responsabile di aver creato una si­tuazione a rischio?
«Mauro aveva tutte le car­te in regola per affrontare la lunga permanenza nella ca­sa, di fatti ha giocato benissi­mo e pure vinto. Non è un ri­covero a far definire una per­sona un matto. E non permet­terei mai che nella casa ci fos­sero pericoli» .
Le capita spesso che un concorrente che sembra­va un potenziale personag­gio forte si riveli un mo­scio?
«Certo, ma il bello del gioco sta proprio lì, nel saper modi­ficare il racconto in corsa, nel­l’immettere nuovi elementi. È l’imprevedibilità a interes­sare così tanto il pubblico e, permettetemi, anche a me, nonostante i tanti anni che sto qui».
Dunque, conferma, caro
Gie ffe , Lei non solo spia i
concorrenti,ma li manipo­la…
«Assolutamente no, non avrebbe senso, una sceneg­giatura avrebbe molto meno impatto di quanto accade re­almente. Nonostante i con­correnti ormai siano molto consapevoli essendo cresciu­ti a pane e Grande Fratello , non si mettono maschere da­vanti alla telecamere, quelli così non li faccio entrare».
Sì, però, lei, tramite il con­fessionale, agisce in qual­che modo, soffiando su una lite, mostrando clip fa­stidiose, facendo compari­re genitori perduti… «Ma questo rientra nella lo­gica del gioco, sono accelera­tori di comportamenti. Un esempio: io non dico mai a un concorrente: “Fai bene a essere arrabbiato con que­sto” Semmai lui mi dice: “Fac­cio bene a essere arrabbiato con questo?” E io: “secondo te?”.Così stimolo una reazio­ne, ma senza sapere quale. Al­tro esempio: quando Massi­mo e Veronica all’inizio del Gf scorso mostravano di pia­cersi, abbiamo cercato di far­li stare insieme il più possibi­le, ma da quella mossa pote­va accadere di tutto».
Qual è il prigioniero che più le è rimasto nel cuore?
«Certamente Taricone. Ho passato intere nottate a parla­re con lui, di qualsiasi cosa, era una persona speciale, ma­gnetica, piena di fascino. In qualche modo lo ricordere­mo all’inizio della trasmissio­ne ».
Non le sembra arrivato il momento di chiudere l’oc­chio della telecamera e ri­posarsi?
«E perché mai? Finché per­sone e storie mi suscitano an­cora stupore vado avanti…».