Piero Bianucci, La Stampa 19/10/2010, 19 ottobre 2010
CON LA SESTINA DEI SOGNI NON C’È SISTEMA CHE TENGA
La probabilità di vincere con una singola giocata i 167 milioni di euro oggi in palio al Superenalotto - il nuovo record - è una su 622 milioni (per i pignoli, una su 622.614.630). Si arriva a questo numero tenendo presente che la probabilità di indovinare il primo estratto è una su 90, per il secondo estratto una su 89 e così via. Moltiplicando le probabilità, si arriva appunto a uno su 622 milioni. E’ difficile farsi un’idea di quale sia la probabilità di mettere le mani sul bottino: è troppo piccola per la nostra immaginazione.
Supponiamo di giocare tre volte alla settimana. Quanto impiegheremo per arrivare a 622 milioni di giocate? Quattro milioni di anni. I primi ominidi sono comparsi sulla Terra tre milioni di anni fa. Homo sapiens si aggira per il pianeta da 200 mila anni. Neppure un australopiteco che avesse cominciato a giocare 4 milioni di anni fa avrebbe la certezza della vincita.
I cellulari nel mondo sono quasi 5 miliardi, ma c’è chi ne possiede più di uno e in un dato istante molti sono spenti e una quota consistente è in modalità segreteria. La probabilità di vincere al Superenalotto è paragonabile a quella di comporre un numero a caso e sentirsi rispondere da Barack Obama.
Per dare un’idea a una scolaresca di come stanno le cose un maestro ha inventato questa soluzione: si mettono in uno scatolone 622 milioni di coriandoli bianchi più uno rosso. Lo scatolone, che peserà un paio di tonnellate, viene appeso al soffitto. Con telecomando si fa aprire lo scatolone provocando una nevicata di coriandoli. La probabilità di vincere al Superenalotto è uguale a quella che un bambino afferri al volo il coriandolo rosso.
Su Internet trovate la foto di tre gemelle monozigoti così carine che sono diventate «conigliette» di Playboy. Sono Nicole, Erica e Jackline Dahm. Si verifica un parto trigemellare monozigote su un milione. La probabilità che nascano tre bambine è una su due. Quella che siano abbastanza belle da finire su Playboy può essere una su 100. Dunque i coniugi Dahm avevano una probabilità su 200 milioni di dare alla luce quelle bambine. Vincere al Superenalotto è tre volte più difficile.
Ma allora perché tanta gente gioca? La questione è psicologica. E’ vero che se non si gioca non si vince. In secondo luogo la perdita è piccola: qualche euro a fronte di una montagna di denaro. In terzo luogo bisogna ammettere che qualcuno ogni tanto vince. Il vincitore non è un’entità astratta come il numero (piccolissimo) della probabilità che ha azzeccato. Chi vince è una persona in carne ed ossa. Il punto debole sta nel fatto che la nostra mente non è in grado di valutare quanto piccola sia la probabilità di portare a casa il jackpot. In pratica, a basso costo, ci procuriamo un sogno, e pazienza se è impossibile.
Bisogna però anche ricordare che se gioco un euro, prima che avvenga l’estrazione, il fisco se ne è già preso mezzo. Dunque il gioco non è equo. Molto più onesta la roulette del casinò, che si prende solo un 36° della puntata. Ma il banco non è solo iniquo. E’ anche immorale se si pensa a quante persone vanno in rovina diventando dipendenti dall’azzardo perché credono nei «sistemi» e nei «numeri ritardatari», cose prive di fondamento scientifico. Il 9 febbraio 2005 sulla ruota di Venezia uscì il 58 e i vincitori si spartirono 585 milioni. Nell’attesa i giocatori avevano consegnato all’erario 3,5 miliardi di euro, in media 220 per famiglia.