Joseph Halevi, il manifesto 17/10/2010, 17 ottobre 2010
IL MINISTRO CHE ABBOZZA TRADISCE LA POLITICA
Giulio Tremonti dopo il consiglio dei ministri che tre giorni fa ha approvato la legge finanziaria, ha perentoriamente dichiarato che i numeri vengono prima della politica e che il commissariamento della politica economica italiana è stato deciso da Bruxelles. In economia e, a maggior ragione, nelle scelte economiche, la politica precede sempre i numeri che a loro volta vengono modellati secondo gli obiettivi della politica economica. Ad esempio, la misura di un singolo tasso d’inflazione tendenziale per tutta l’economia è cosa completamente arbitraria. Ma tale misura è servita ad attuare politiche volte a deflazionare i salari.
La seconda frase, riguardante il commissariamento della politica fiscale italiana da parte di Bruxelles, è fuorviante e sostanzialmente falsa, e per questo tocca un tasto importantissimo. Il metodo di scaricare sull’«Europa» la responsabilità di politiche economiche ingiustificabili sul piano nazionale è stato adottato da molti governi dell’Ue. Tremonti non fa eccezione. In realtà non esiste alcuna imposizione proveniente da Bruxelles. Tutti i vincoli «europei» sono autoimposizioni volontarie da parte dei singoli governi. Tra il 2003 ed il 2005 Francia e Germania fecero saltare i parametri detti di stabilità spingendo di comune accordo i loro deficit ben oltre i presunti limiti. Allora alcuni piccoli paesi capeggiati dall’Olanda e dall’Austria protestarono vivacemente contro il plateale sforamento franco-tedesco. Ma come, dissero, ci avete costretti a tutti questi sacrifici per entrare nei parametri e adesso cambiate le carte in tavola? Furono ignorati. Nel biennio 2006-7 però grazie alle entrate fiscali causate dal boom delle esportazioni la Germania ritornò su una posizione di rigore fiscale cercando di imporla anche alla Francia. Parigi rispose che non avrebbe effettuato alcun rientro nei parametri prima del 2012. Con la crisi apertasi nel 2008 Berlino abbandona nuovamente il rispetto dei parametri sebbene il Bundestag voti una legge che stabilisce il raggiungimento per il 2016 del pareggio nella componente non ciclica del bilancio (si noti però che se il ciclo perdura il deficit connesso alla dimensione ciclica può anch’esso perdurare).
La vera svolta made in Germany avviene alla fine del 2009 con la forte ripresa delle esportazioni tedesche trainate dai paesi extra-europei. Berlino si convince di avere in mano la chiave per uscire dalla crisi ed usa il deficit pubblico greco per cambiare le regole del gioco in Europa e per sconfiggere la Francia. L’Ue deve solo formalizzare il nuovo stato di cose in un nuovo codice di comportamento fiscale europeo oggi in via di formulazione. Bruxelles non può commissariare nessuno. Se Tremonti abbozza su ciò che decide Berlino, come avrebbe entusiasticamente abbozzato qualsiasi governo di centro sinistra, anche con i rimasugli comunisti dentro, è perchè l’Italia è un paese a capitalismo periferico con una classe politica ancora più insulare.