Antonello Dose e Marco Presta, Il Messaggero 18/10/2010, 18 ottobre 2010
QUANDO L’AMORE FUNZIONA COME UN ANALGESICO
“DEVO estrarle un molare, le faccio l’anestesia?... No, non serve grazie... lei strappi pure, che io intanto guardo la foto di mia moglie Carlotta”. Il potere analgesico dell’amore è stato finalmente e inconfutabilmente dimostrato da una ricerca della Stanford University School of Medicine: vedere all’improvviso la persona amata fa passare ogni dolore, a meno che non sia abbracciata all’idraulico, naturalmente. E qualora non lo spasimo non dovesse passare, sarebbe la prova provata che non è la persona giusta per voi. Lo studio condotto dal professor Sean Mackey è stato svolto su 15 studenti nel pieno dell’innamoramento che, sollecitati con piccoli dolori cutanei, hanno dimostrato maggiori capacità di sopportazione guardando la foto del partner. Unico inconveniente, il fatto che l’esperimento si è dovuto svolgere in tutta fretta perché, a quell’età, si cambia fidanzato con la stessa rapidità con cui si cambia compagnia telefonica e, di conseguenza, le foto andavano aggiornate continuamente. L’amore quindi funziona come un potente antidolorifico e agisce sulle aree più profonde del nostro cervello che, ci spiegano gli scienziati, ha delle zone primitive, un po’ come lo stadio Marassi di Genova durante la recente partita della nostra Nazionale contro la Serbia. Viene dunque a cadere tragicamente la principale scusa accampata dalle nostre signore, quando non hanno voglia di ottemperare i doveri coniugali: il mal di testa. Ora, sulla base del prezioso lavoro della prestigiosa università britannica, potremo spiegare loro che noi vogliamo farlo per aiutarle a risolvere la fastidiosa cefalea, grazie alle comprovate virtù medicinali dell’amplesso. A questo punto, però, una brutta tegola potrebbe cadere sulla testa del ministro della Salute Ferruccio Fazio: la mutualizzazione dell’amore. Se fa davvero così bene, i pazienti, su tutto il territorio nazionale, avrebbero diritto di pretendere un infermiere o un’infermiera che, in caso di malessere e dolorini, simulino un certo trasporto affettivo nei loro confronti. Temiamo che il nostro servizio sanitario non sia ancora in grado di far fronte ad una simile, seppur legittima, richiesta. Nello stesso studio del professor Mackey si afferma, inoltre, che anche la distrazione ha effetto contro il dolore, agendo sulla corteccia cerebrale. Non parliamo della distrazione di denaro pubblico, ovviamente, benché anch’essa sia in grado di dare un grande sollievo a chi la pratica, ma dei classici svaghi, dei diversivi più tradizionali, capaci di toglierci dalla mente i pensieri negativi. Questo getta una nuova, commovente luce su certi atteggiamenti del premier Berlusconi, finora fraintesi. Quando Silvio racconta le barzellette, quando fa cucù alla Merkel, quando ostenta galanteria nei confronti di qualunque donna che non sia Rosy Bindi, lo fa con un preciso scopo, autenticamente patriottico: non farci pensare al deficit dello Stato, alla disoccupazione, alla situazione della scuola pubblica, al funzionamento dei servizi nel nostro Paese. Insomma, lo fa per non farci soffrire. Si potrà dunque essere favorevoli o contrari al nostro iperattivo Presidente del Consiglio, ma nessuno può negare la sua funzione sedativa ed antalgica. Non a caso, è il leader del Partito dell’amore.