Il Sole 24 Ore 17/10/2010, 17 ottobre 2010
SE A MORIRE È UNA ROMENA
Maricica, 32 anni, ora è morta. Per una lite banale e un pugno ricevuto in piena faccia. Alessio, 20 anni, ora si dice «pentito amaramente» e si definisce «sfortunato» perché non voleva uccidere. Fine della storia avvenuta alla stazione Anagnina di Roma. Derubricata a qualche titolo in cronaca. Ci chiediamo cosa accadrebbe oggi se le parti fossero invertite. Se a colpire fosse stato un ragazzo rumeno e a morire una donna romana. I titoli sarebbero in politica e non in cronaca, si urlerebbe all’invasore violento, si darebbe la caccia all’untore. Il punto è che tutti i morti sono uguali, nessuna distinzione di passaporto ed etnia. E la verità, che si tende a ignorare nascondendosi dietro la foglia di fico dell’uomo nero, è che c’è troppa violenza nelle nostre città. Ma per capire il risentimento che dalle periferia al centro le percorre tutte, da Nord a Sud, occorre avere orecchie fini, anime adatte e soprattutto la passione di capire. Qualità che mancano alla nostra politica, totalmente assente in questa vicenda. E forse anche un po’ a tutti noi. Se la cronaca ne offre occasione siamo diventati veloci a urlare all’untore. Altrimenti dimentichiamo presto, aspettando l’occasione successiva.