Lauretta Colonnelli, Corriere della Sera 15/10/2010, 15 ottobre 2010
I PAPPAGALLI ASIATICI DI VILLA BORGHESE
Si chiamano parrocchetti dal collare, arrivano dall’Asia e stanno invadendo i parchi e i giardini della città. A Villa Borghese, basta ormai alzare la testa per vedere i loro volteggi alti nel cielo, o il via vai sopra i tronchi dei pini marittimi, nelle cui cavità in primavera costruiscono il nido. «I primi esemplari sono comparsi una decina di anni fa», dice Fulvio Fraticelli, ornitologo e direttore scientifico del Bioparco. Sono grandi quanto un piccione, ma più lunghi, con le piume di un bel verde intenso, il becco rosso, la coda azzurra come il collarino, da cui il nome: parrocchetto dal collare. Parente stretto dell’altra specie di pappagalli che si è diffusa nelle zone verdi della città, il parrocchetto monaco (questo originario dell’Argentina). Entrambi sono stati liberati da qualche gabbietta una decina di anni fa, hanno trovato un habitat conveniente e si sono moltiplicati. Adesso, secondo Fraticelli, sarebbero migliaia. E si sono spartiti in perfetto accordo il territorio. A Villa Borghese, dove durante le prove del recente concerto di Renato Zero sfrecciavano a decine sopra il palco, si è stabilito il parrocchetto dal collare, rigorosamente fruttivoro, ghiotto delle bacche dell’olmo, del ligustro, della palma. Nidifica nelle cavità dei pini. Il parrocchetto monaco, dai colori meno brillanti, ha scelto la Caffarella, Villa Ada, Villa Pamphili, i Giardini Vaticani. Più sociale, si è organizzato in veri e propri condomini sui cedri, dove costruisce nidi a forma di pagliaio intrecciando piccoli rami. Il monaco è onnivoro, scende anche a terra per frugare tra i rifiuti, va matto per la pizza e per i croccantini dei gatti. Monitorarli è quasi impossibile. Fraticelli ha fatto una piccola ricerca personale: dal 2001 ha deciso di eleggere a transetto il percorso che fa tutti i giorni per andare al lavoro al Bioparco. «All’inizio su mille metri incontravo 0,1 individui, ora diciassette. L’aumento all’inizio era molto lento. Ora c’è il raddoppio della popolazione ogni anno».
Lauretta Colonnelli