Marina Castellaneta, Il Sole 24 Ore 18/10/2010, 18 ottobre 2010
LA NUOVA MAPPA DEL TERRORISMO
La minaccia del terrorismo internazionale continua in tutta Europa. Anche se in forme meno virulente. Lo dice Europol, l’Ufficio europeo di polizia, nel rapporto 2010 sulla situazione del terrorismo nello spazio Ue e sui possibili scenari futuri (TE-SAT 2010).
I rischi maggiori arrivano dal terrorismo di matrice islamica, ma anche da gruppi separatisti e anarchici. In linea generale, però, nel 2009 (escludendo la Gran Bretagna) gli attacchi sono diminuiti del 33% rispetto al 2008 (294 l’anno scorso, contro i 581 nel 2007, anche se non tutti i paesi membri hanno fornito i dati). In 13 Paesi (Italia inclusa) sono state arrestate 587 persone sospettate di reati collegati al terrorismo, con un calo del 22% rispetto all’anno precedente.
Si rivelano comunque necessari nuovi strumenti d’indagine soprattutto perché i terroristi, in forma isolata o mediante cellule sparse in tutto il mondo, utilizzano sempre di più internet per raccogliere proseliti e procurarsi materiale chimico con cui costruire bombe artigianali.
In 11 Stati membri – sostiene il rapporto di Europol – sono state pronunciate 125 sentenze collegate a reati di terrorismo (con la Gran Bretagna che mantiene il più alto numero di processi per quelli di matrice islamica), con il coinvolgimento di 391 individui (43 donne), di cui 89 per terrorismo islamico. Ma nel 2009 i casi principali sono stati legati al terrorismo separatista, ribaltando il dato 2008 che vedeva al primo posto la matrice islamica.
È però proprio questo a essere percepito «come la più grande minaccia tra gli Stati membri, dovuta – precisa Europol – anche all’instabilità in Afghanistan, Pakistan, Irak, Somalia e Yemen». In ogni caso, nel 2009 è stato registrato un solo attacco in Italia: segno che i sistemi di prevenzione funzionano e hanno permesso arresti prima degli attentati (110 in 13 Stati membri, esclusa la Gran Bretagna). Al primo posto la Spagna (40 arresti), seguita da Francia (37), Italia (20) e Germania (4).
Nel futuro va intensificato l’impegno per seguire le rotte del denaro. Europol ha lanciato l’allarme: sempre più spesso il denaro non è solo frutto di attività illecite, ma anche di finanziamenti legittimi. Emblematica una vicenda italiana: nel 2009, 17 algerini sono stati arrestati dalle autorità inquirenti per vari reati, dal furto alla contraffazione di documenti, che hanno fruttato un milione di euro in 3 anni, transitati da un’istituzione culturale e in seguito in usati per finanziare al-Qaeda nel Maghreb islamico.
Un quadro completo sui dati relativi alle sentenze di condanna per terrorismo internazionale pronunciate in Italia dopo l’11 settembre lo ha fornito il Procuratore aggiunto di Milano Armando Spataro, autore del libro "Ne valeva la pena" (Laterza, 2010). In uno studio aggiornato al 30 maggio 2009, Spataro ha classificato le pronunce depositate in tutta Italia che hanno portato a un totale di 105 condanne (pena più alta, 10 anni di reclusione).
Sul fronte della cooperazione internazionale, l’Onu, all’indomani dell’11 settembre 2001, ha attivato una task force specifica per coordinare l’azione di contrasto al terrorismo (Counter-Terrorism Implementation Task Force). L’Unione europea gioca invece un ruolo sempre più centrale di supporto al legislatore nazionale. Con un attento monitoraggio sull’attuazione da parte delle autorità nazionali degli atti Ue, anche per prevenire lacune nei sistemi nazionali ed evitare falle nella sicurezza. Perché il rischio, anche se dopo Madrid e Londra non c’è più stato un attacco sul suolo europeo, è sempre alto e difficile da fronteggiare, anche per i cambiamenti nelle modalità degli attacchi, come dimostra il tentativo sul volo 253 Amsterdam-Detroit del 25 dicembre 2009, quando un cittadino nigeriano rimase ferito cercando di far esplodere un piccolo ordigno nascosto nei suoi abiti.
Cambia anche la struttura organizzativa del terrorismo internazionale: non ci sono più solo enti strutturati, ma sempre più spesso le azioni sono compiute da "lupi solitari" impregnati di fondamentalismo e cresciuti, anche in Europa, in ambienti dominati dalla propaganda estremista.
Sul fronte della prevenzione l’azione Ue si focalizza sul contrasto al radicalismo e al reclutamento, con molti giovani che viaggiano ormai dal cuore dell’Europa verso le aree di conflitto o in campi di addestramento per poi tornare in Europa. Centrale, in questa fase, è seguire le tracce lasciate sul web, dalla propaganda al reclutamento, passando per l’addestramento degli aspiranti terroristi.
Resta da sciogliere, in vari paesi membri, il nodo della punibilità per incitamento al terrorismo. Il legislatore Ue è intervenuto modificando la decisione quadro 2002/475/Gai con la 2008/919/Gai del 28 novembre 2008, che ha incluso l’incitamento tra i reati. L’atto, però, non è stato ancora recepito in diversi ordinamenti, inclusa l’Italia. Essenziale, poi, non abbassare la guardia nei controlli alle frontiere e garantire lo scambio di dati attraverso il Sistema d’informazione Schengen (Sis II), che sono stati rafforzati con l’attivazione dei passaporti biometrici.