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 2010  ottobre 18 Lunedì calendario

APERTURA DEL FOGLIO DEI FOGLI DI LUNEDI’ 18/10/2010


Da venerdì sera alle 23 Sabrina Misseri è rinchiusa nel carcere di Taranto con l’accusa di concorso in omicidio volontario e sequestro di persona. Secondo gli inquirenti avrebbe avuto un ruolo nell’omicidio di sua cugina, Sarah Scazzi, avvenuto giovedì 26 agosto ad Avetrana (Taranto), e avrebbe aiutato suo padre Michele a caricare il cadavere sulla Seat Marbella di famiglia. La ragazza è stata chiamata in causa proprio da Michele Misseri durante un interrogatorio all’alba di venerdì. [1]

Il concorso in omicidio non è l’unica tesi rimasta in piedi. Anzi, a questo punto tutte le ipotesi restano in piedi. Tra i cronisti che seguono le indagini circolava sabato sera (momento in cui si chiude questo giornale) persino l’ipotesi che a uccidere Sarah sia stata la cugina Sabrina e che suo padre Michele Misseri si sia autoaccusato per coprirla. Intanto il procuratore capo di Taranto, Franco Sebastio, sabato mattina in conferenza stampa, ha parlato di un movente “intrafamiliare”, accreditando questa dinamica del delitto: Sarah viene condotta dalla cugina nel garage, inizia una discussione con lo zio, la ragazza cerca di andarsene ma viene bloccata. Mentre Sabrina la tiene ferma, Michele Misseri la strozza: «Crediamo che a questo punto l’indagine possa ritenersi quasi conclusa». [2]

Quindi sarebbe stata Sabrina ad attirare la cugina nel garage dov’è avvenuto l’omicidio. Giusi Fasano: «Questo spiegherebbe il più grande dei punti interrogativi di questa storia: perché Sarah sarebbe dovuta scendere in quel garage se davvero Sabrina (come dice lei) l’aspettava in veranda per andare al mare? Perché avrebbe dovuto farlo se davvero (come racconta Misseri nella confessione) lui l’aveva molestata pochi giorni prima? La spiegazione arriva dallo stesso Misseri: l’ha fatta scendere Sabrina. Una trappola, pare, per darle una lezione dopo la lite furibonda della sera precedente a causa di Ivano, il ragazzo di cui Sarah si era invaghita e che Sabrina avrebbe voluto tutto per sé». [3]

Decisive, oltre al confronto del padre, alcune intercettazioni ambientali che risalgono a prima della confessione di Misseri. In una Sabrina, parlando in casa, dice che suo padre «questa volta, l’ha fatta grossa». In un’altra Valentina, la sorella di Sabrina, parla con la madre. Giusi Fasano: «È fine settembre. Michele Misseri ha appena “ritrovato casualmente” il telefonino di Sarah, dice di averlo visto tornando a prendere un cacciavite dimenticato proprio nel campo in cui aveva lavorato il giorno prima. Valentina dice a sua madre: «Non è che c’ha preso Sabrina e che il film che si è fatta che è stato papà è vero?»; «Che ti devo dire» risponde Cosima, «lui dice un mucchio di stupidate, anche ’sta storia del cacciavite...». [4]

Quando venerdì mattina verso le undici Sabrina è salita sulla Gazzella per andare in questura non sembrava preoccupata, aveva anzi rassicurato la madre Cosima: «Mamma, stai serena, non ho niente da nascondere, volevo parlarci io con loro». Goffredo Buccini: «Dall’inizio ha sempre voluto parlare, del resto. L’ha fatto per cinque ore filate quando a settembre l’hanno interrogata i profiler del Racis, ed era tornata da Cosima quasi felice: “Mamma! È stato l’interrogatorio più bello di tutti! Potevo parlare di qualsiasi cosa, mi hanno fatto un sacco di domande psicologiche, a fondo, e mi capivano”. Chissà cos’hanno capito senza che lei capisse…». [5]

Sabrina Misseri, 22 anni, un lavoro come estetista e una comitiva di amici con cui usciva sempre ad Avetrana. È cresciuta con Valentina, la sorella maggiore. «Valentina e Sabrina hanno sei anni di differenza, stavano dalla nonna ad Avetrana, quando papà e mamma sgobbavano ad Amburgo, Valentina ha fatto da madre alla sorella minore: “Sono quella che la conosce meglio, appena dice una bugia me ne accorgo. Ne esce pulita, lo so, non ha niente da temere mia sorella. Solo che le dicevo: non guardare la tv, che ti fai sangue acido”». [5]

Secondo i conoscenti, Sabrina era la più legata a Sarah. Conchita Sannino: «Poi il corso imprevedibile dei fatti le ha riservato altri ruoli. Prima la paladina delle ricerche, poi la possibile “rivale” in amore, colei che contendeva a Sarah la simpatia di Ivano. Fino a quella sera del 6 ottobre, in cui diventa soltanto la figlia dell’orco. Ma non è ancora finita: ben presto si trasforma già nella secondogenita di casa che forse sapeva delle morbose attenzioni del padre». [6] Bepi Castellaneta: «Era un legame forte, quello delle cugine: Sarah l’adolescente timida che collezionava peluche e affidava i suoi sogni ai diari e ai poster appesi alle pareti della stanzetta in via Verdi; Sabrina tutto il contrario: una ragazza estroversa, capelli neri raccolti in un codino, piercing al naso e parlata sciolta, un lavoro, un affiatato gruppo di amici». [7]

Un paio di estati fa le due cugine fecero un viaggio insieme a Roma, una vacanza raccontata nelle immagini di una videocamera. «In quel filmato c’è Sabrina che scherza e fa un primo piano di Sarah mentre mangia da McDonald’s, c’è la quindicenne che lascia una monetina alla statua del centurione, e poi tutte e due passeggiano di sera e si fermano vicino alla Fontana di Trevi: sono felici, confuse tra i turisti, tra sorrisi, battute, frammenti di una vacanza ormai cancellata da un dramma senza fine». [7]

Da quando lo scorso 6 ottobre è stato ritrovato il cadavere di Sarah, la cugina Sabrina è comparsa quasi tutti i giorni in televisione: «Tono lagnoso e monocorde, sguardo obliquo, il trucco pasticciato da lacrime a comando, il corpo che smagrisce, l’acconciatura più rifinita, il piercing al naso che scompare, abiti meno improvvisati di quelli che indossava i primi giorni, più telegenica, meno sgraziata di quanto non sembrasse in quella foto accanto a Sarah. C’è un pubblico da conquistare, una giuria popolare spietata da tenere a bada, un’ondata di odio da placare». [8]

Domenica 10 ottobre, intervistata alla trasmissione tv Domenica Cinque, Sabrina aveva detto: «Penso che la gente sia convinta che io, mia madre e mia sorella abbiamo coperto nostro padre e che eravamo complici, ma non è assolutamente vero. Sono molto ferita perché è sempre stato un padre esemplare, ma se avessi saputo questa cosa non l’avrei mai coperto. Sono d’accordo che debba pagare ma sono contraria alla pena di morte, deve pagare giorno per giorno». [9] Conchita Sannino: «Una tenacia affilata, lo sguardo sotto choc, sebbene alla ricerca costante della lucina rossa in telecamera. E lei, giudice implacabile del genitore, ne era la “socia”?». [6]

Molti si sono chiesti come sia stato possibile per Sabrina simulare così bene in tutti questi giorni. Giuseppe De Bellis: «Come il personaggio di un film, come il protagonistia di un mondo che non è umano. Ci vuole una forza che sa di odio per resistere tanti giorni, per recitare una parte in maniera così convinta, anche se evidentemente non così convincente. C’è stato pudore nel cercare la verità: procuratori, poliziotti e carabinieri sono stati delicati e attenti. Forse neanche loro volevano crederci. Devono essersi chiesti anche loro questo. Possibile?». [10]

«Sabrina ha dunque srotolato bugie per tutto il calvario della ricerca di Sarah, da quando si dava la caccia a una ragazza in pericolo fino a quando si scavava per trovare solo un cadavere? Mentiva quando piangeva in pubblico e quando si sfogava con gli amici, fingeva quando s’inalberava con gli “sbirri” per la diffidenza e quando piangeva per la rabbia d’avere un padre violentatore e assassino? Recitava quando abbracciava sua zia, l’addolorata Concetta, e quando consolava Ivano? Bluffava quando si faceva intervistare da Canale 5 e quando parlava dal proprio salone a La vita in diretta?». [6]

La psicologa Anna Oliverio Ferraris: «Paradossalmente davanti alle telecamere tutto è più facile, si è predisposti alla finzione. E questo vale per tutti. È più semplice entrare in un ruolo, recitare una parte come tante volte si è visto fare nei film, nei serial: diventare uno dei personaggi visti in televisione. La macchina da presa altera moltissimo e tutti si possono sentire quello che non sono, diventare quello che si vorrebbe essere, innocenti se colpevoli. Ma anche colpevoli se innocenti. Si diventa personaggi». [11]

Venerdì 15, il giorno del suo arresto, alle due e quarantacinque del pomeriggio Sabrina ha telefonato alla madre dalla questura, in attesa di essere interrogata: «Ma’, che dicono le tv? Cosa dicono di me?». Goffredo Buccini: «In fondo non è cambiata dagli inizi, da quando stava diventando per tutta Italia “la cugina di Sarah”, e s’aggirava tra i primi cronisti degli speciali a chiedere “tu quanto fai di share?”». [5]

Quando poi venerdì sera è stata portata in carcere, Sabrina aveva in testa un cappuccio nero per evitare telecamere e fotografi. Aldo Grasso: «Gesto più simbolico non poteva esserci per Sabrina Misseri. Dopo giorni e giorni di sovraesposizione televisiva, il cappuccio diventa una sorta di contrappasso. Come spesso succede, l’omicidio di Sarah si è ben presto trasformato in un osceno circo mediatico, dove ognuno ha dato il peggio di sé. Con la scusa di aiutare il pubblico a capire. Con la suprema ipocrisia di non ammettere che di fronte a una storia simile, che nessuna fiction avrebbe mai il coraggio di mettere in scena, la morbosità fa premio sulla reticenza». [12]

Sabato mattina la mamma di Sarah, Concetta, ha commentato la notizia dell’arresto di Sabrina con il giornalista di Chi l’ha visto? Maurizio Amici: «L’ho avuta accanto tutti questi giorni. Ha ripetuto le stesse cose come leggendo un copione. Negherà sempre, sarà la seconda Franzoni». [13]

Note: [1] Giuliano Foschini, la Repubblica 16/10; [2] Repubblica.it 16/10; [3] Giusi Fasano, Corriere della Sera 16/10; [4] Giusi Fasano, Corriere della Sera 12/10; [5] Goffredo Buccini, Corriere della Sera 16/10; [6] Conchita Sannino, la Repubblica 16/10; [7] Bepi Castellaneta, il Giornale 16/10; [8] Marida Lombardo Pijola, Il Messaggero 16/10; [9] Corriere della Sera 11/10; [10] Giuseppe De Bellis, il Giornale 16/10; [11] Marina Cavallieri, la Repubblica 16/10; [12] Aldo Grasso, Corriere della Sera 16/10; [13] Corriere.it.