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 2010  ottobre 17 Domenica calendario

4 articoli - "SABRINA TRASCINÒ SARAH IN GARAGE VOLEVA L´IMPUNITÀ PER IL PADRE" - AVETRANA - «Sabrina ha cinturato Sarah e l´ha tenuta ferma

4 articoli - "SABRINA TRASCINÒ SARAH IN GARAGE VOLEVA L´IMPUNITÀ PER IL PADRE" - AVETRANA - «Sabrina ha cinturato Sarah e l´ha tenuta ferma. Io le ho messo la corda al collo». È una confessione shock quella che ha spalancato le porte del carcere a Sabrina Misseri. La cugina del cuore di Sarah Scazzi è in cella da due giorni. Ad incastrarla è stato suo padre. Il destino di Sabrina è cambiato quando Michele Misseri l´ha spostata sul luogo del delitto. Venerdì mattina lo zio orco è stato accompagnato nel garage in cui il 26 agosto ha ucciso Sarah. Ha mimato l´assassinio. Ma qualcosa continuava a non tornare. Le contraddizioni e le illogicità del suo racconto aumentavano, invece di diminuire. Alla fine Misseri ha vuotato il sacco. Non c´era solo lui in quel garage mentre Sarah moriva. C´era anche Sabrina che per oltre quaranta giorni ha lanciato appelli in tv, con la foto di Sarah tra le mani. Suo padre la piazza addosso alla vittima: «Lei ha bloccato Sarah, io l´ho strangolata». E c´è di più. Michele Misseri ha aggiunto che «è stata Sabrina a trascinare Sarah di sotto». Un passaggio importante, poiché scioglie il principale interrogativo che pendeva sulla sua prima confessione. Perché mai Sarah sarebbe dovuta scendere spontaneamente nel garage dove c´era l´uomo che l´aveva molestata solo una settimana prima? La spiegazione è arrivata venerdì: è stata Sabrina a consegnare la vittima allo zio carnefice. L´ha cacciata in trappola. Poi padre e figlia l´hanno aggredita. Per la piccolina di casa non c´è stato scampo. Sarah ha pagato con la vita il segreto che custodiva nel suo cuore: le morbose attenzioni dello zio Michele. Di cui, però, deve aver parlato a Sabrina. Quel segreto metteva in pericolo il buon nome dei Misseri. Forse c´era anche dell´altro. Un fatto più grave. L´onore di casa andava salvato: bisognava tappare la bocca di Sarah. Così lo zio orco e l´inseparabile Sabrina hanno tradita Sarah, mossi da un movente «intrafamiliare» come lo ha definito il procuratore Franco Sebastio. Lo ha raccontato proprio Michele Misseri. La sua chiamata in correità, che la procura ora intende blindare ricorrendo all´incidente probatorio, si è tradotta nelle accuse di concorso in omicidio volontario e sequestro di persona anche per la figlia. Sabrina ora è in cella in attesa dell´udienza di convalida, in programma domattina. Parla con i suoi avvocati Vito Russo ed Emilia Velletri. Continua a giurare di essere innocente. Eppure contro di lei non ci sono solo le parole del papà assassino. La sconfessa sua madre quando racconta quel maledetto 26 agosto. Sabrina sostiene di essere rimasta a letto sino alle 14.28, quando sentì lo squillo di conferma di Sarah, pronta per la giornata al mare. Sua madre ribatte che la vide in piedi molto prima, quando arrivò un sms da Mariangela, l´amica con cui le due cugine dovevano andare in spiaggia. Nel provvedimento di fermo spiccano anche le contraddizioni tra i ricordi di Sabrina e quelli di Mariangela. Il 26 agosto Mariangela sopraggiunse dinanzi a casa Misseri, in via Grazia Deledda, pochi minuti dopo il delitto. Sull´uscio trovò una Sabrina insolitamente già pronta. Ma soprattutto molto agitata che già ipotizzava la scomparsa della cugina. «Diceva sempre l´hanno presa, l´hanno presa» ha confermato Mariangela ai carabinieri. Sabrina nega. Dice che era nel patio. Mariangela racconta anche di aver fatto due giri con Sabrina alla ricerca di Sarah e di essere tornata in via Deledda, notando le due auto della famiglia Misseri. Sabrina, invece, esclude che la Seat Marbella del padre fosse ancora lì. E che il padre fosse ancora in casa. Verità discordanti, ma i pm non hanno dubbi. È Sabrina a mentire. MARIO DILIBERTO, la Repubblica 17/10/2010 L´AMICO IVANO: MENTONO TUTTI, BRUTTO FILM - AVETRANA - «Io le credevo a Sabrina, le sono stato vicino in questi giorni e la consolavo perché avevo fiducia in lei». Ivano si ferma, si pente di aver usato a quel modo quel verbo. «Cioè, io ci voglio ancora credere. Ma non so più che cosa pensare. Io dico solo che se i Misseri, padre e figlia davvero sono quello che pensano i magistrati, devono andare a Cinecittà. Sono grandi attori, ma grandi». Rabbia, delusione, sconforto. Sono i compagni di viaggio di Ivano Russo, ventisette anni, prima operaio, poi pizzaiolo, oggi "quasi" titolare di un autolavaggio. Un ragazzo segnato dalla lunga storia di sangue e bugie di Avetrana. Ivano si affaccia dal cancello di casa e non nasconde più la stanchezza. Ma stavolta, da quel maledetto giorno di agosto, non sa più cosa e chi difendere. Ivano Russo, lei ha rischiato di essere incriminato per l´omicidio di Sarah. Un testimone, considerato genuino, aveva addirittura immaginato di aver visto la quindicenne sparire in un´auto dello stesso colore della sua utilitaria. E c´era una contesa sentimentale tra Sabrina e Sarah, per lei. Cosa pensa delle accuse che ora travolgono Sabrina? «Non riuscivo a crederci. Mi sembra tutto un film d´orrore. Ma la verità la voglio sapere tutta, fino in fondo, qualunque sapore abbia. Ne abbiamo tutti il diritto, noi che abbiamo sofferto, che abbiamo rischiato. E io in particolare». Fino alla sera che ha preceduto l´arresto, lei era o in televisione al fianco di Sabrina a solidarizzare con lei, oppure a casa a chiacchierare insieme, a farla sfogare. Sa se Sabrina ha chiesto di lei, dal carcere o dall´interrogatorio? «Sì, veramente mi ha chiamato quel giorno sua sorella e mi ha detto che Sabrina avrebbe voluto parlarmi, incontrarmi». Si è chiesto: perché? E soprattutto: ci andrebbe? «Non lo so, sono molto confuso. Le risposte non le so più trovare. Avevo una certezza fino all´altra sera…» Alcune amiche Sabrina dicono che avevano creduto a Sabrina grazie a lei, Ivano. «Sa cosa farei adesso se fosse possibile? Addormentarmi e in una sola volta cancellare tutto dal cervello e dagli occhi». Pensa che sia giusto rimanere e lottare contro il male, come dice il vostro don Dario, oppure ha pensato di voltare le spalle ad Avetrana, di costruire qualcosa lontano? «Purtroppo sono destinato a rimanere qua». Perché? «Mia madre è vedova, ho altri due fratelli, uno sposato e l´altro pronto a sposarsi. Avevo deciso di rilevare l´autolavaggio in cui lavorava mio padre, ormai mi sono organizzato. Significa che devo restare qui, a seguire il finale». (co. sa.) la Repubblica 17/10/2010 "MI HA INCASTRATO PERCHÉ È PAZZO DEVE RIPETERMI QUELLE COSE IN FACCIA" - AVETRANA - Sul tavolo aveva queste tre paginette scritte al computer, firmate da due magistrati, che le dicevano: «Il suo reato è punito con l´ergastolo». E lei davanti ai suoi avvocati, con un cardigan rosa fashion, una magliettina grigia a maniche corte, un pantalone modello jeans che incavolata chiedeva: «Ma cosa ha detto di me la Palombelli a Quarto grado? E poi cosa pensano i miei amici? Emilia, avvocato, tieni i nomi, per favore, chiedi a Valentina: voglio sapere uno per uno cosa stanno dicendo in questo momento queste persone». Sabrina Misseri è dura come una roccia. Parla guardando dritto negli occhi i suoi due legali, Emilia Velletri e Vito Russo, che alle nove della mattina di ieri sono entrati nel carcere di Taranto per parlarle e capire come fosse andata la notte. Non crolla, Sabrina. Tamburella le dita sul tavolo della sala conferenze, legge la lettera che le ha mandato mamma Cosima tramite i legali dove le dice appunto che in televisione parlano male di lei ma che loro sono tutte dalla sua parte, che lei deve stare tranquilla e che suo padre, meglio lasciare perdere. Sabrina legge, non piange. E ripete sempre un paio di concetti. Il primo è: «Sono innocente. Io non ho fatto assolutamente niente di quello che mi viene contestato. Quello è impazzito: ha già ammazzato Sarah che non gli aveva fatto niente di male, l´ha violata, e ora vuole uccidere me». Butta frasi del tipo «Non potrò mai più chiamarlo papà» e chiede: «Fatemelo incontrare, deve dire quelle cose che ha detto ai magistrati davanti a me». L´incontro non ci sarà. I due saranno sentiti separatamente nel corso dell´incidente probatorio anche perché – spiega un investigatore – «quella è capace di mangiarselo». Lei aveva capito subito cosa stava succedendo l´altro pomeriggio, quando l´hanno portata in caserma ad Avetrana. Tanto che a metà pomeriggio ha mandato un sms a sua sorella Valentina: «Papà mi ha incastrato, è impazzito». I carabinieri l´hanno visto, si sono infuriati e le hanno tolto il telefono. Dopo un paio d´ore l´hanno arrestata. «Ditemi, ditemi – dice Sabrina ieri mattina in carcere brandendo le pagine che sancivano il suo arresto – perché io dovrei aver ammazzato Sarah: per Ivano? Ma non scherziamo. E poi come avrei potuto mai coprire, se mai avessi saputo, un uomo che molestava una quindicenne? E ancora: qui scrivono che io avrei cinturato Sarah mentre mio padre da dietro la strozzava: quanti dovevamo essere dietro di lui, ditemelo, Sarah era piccola piccola, come facevamo a stare tutte e due contemporaneamente?». «Sabrina è forte» ripetono i suoi avvocati. In realtà lo sostengono anche i carabinieri del Rac, il Reparto analisi criminologiche del Ris, che hanno trovato la chiave decisiva per aprire questa storia. Gli uomini di altissima specializzazione, guidati dal tenente colonnello Giorgio Stefano Manzi, hanno consegnato nelle mani degli investigatori il giorno prima della confessione di Misseri una relazione di 16 pagine che tratteggiava i contorni di questa storia. Analizzavano il fuoco nel quale Misseri aveva fatto trovare il telefonino come un classico elemento evocativo della memoria, giudicavano i suoi comportamenti istrionici, anomali (le lacrime facili in televisione per esempio, a dispetto di una personalità rude) come quelli tradizionali di un assassinio che altro non vuole che confessare. In sostanza inchiodavano Misseri. E contemporanemante tratteggiavano anche Sabrina: una personalità complessa la sua, «con la presenza di un complesso di segnali – spiegano i carabinieri-scienziati – che indicano un modello di personalità quasi adulto-morfa». In sostanza Sabrina è molto più grande della sua età, ha una personalità dominante anche nei confronti dei genitori: «Nella piramide familiare occupa una spigolatura, una posizione, non perfettamente aderente con una struttura tradizionale». Sabrina è forte. E ora è anche arrabbiata. In carcere si è cambiata, ha lasciato quella felpa anonima, maschile, con la quale è entrata, si è quasi offesa quando le hanno ordinato di togliere i lacci delle scarpe, ed è pronta tranquillamente a uscire dall´isolamento e a incontrare gli altri detenuti. Non può leggere giornali e vedere la televisione. Suo padre è nello stesso complesso, con un maglione verde, guardato a vista 24 ore su 24 e imbottito di psicofarmaci. Qualche giorno fa era stata lei a portargli il cambio e i venti euro per comprare schiuma da barba e lamette. «Non mi ci fate pensare». Pensa invece al complotto, tanto che insieme con i suoi avvocati hanno studiato un articolo di giornale di qualche giorno fa quando veniva raccontato cosa sarebbe potuto succedere, «ed è incredibile – dice l´avvocato Velletri, certa più di ogni altro dell´innocenza di Sabrina – come sembra la sceneggiatura di un film: ripercuote tutto quello che è accaduto, con il padre che ritratta la versione iniziale e poi la incastra». Emilia è una donna. Ed è a lei che Sabrina sussurra un´esigenza, poi soddisfatta: le hanno tolto il reggiseno quando è entrata perché aveva i ferretti. Così non può stare. «Avvocato, l´Auchan è vicino non è che me ne vai a comprare un altro?». GIULIANO FOSCHINI, la Repubblica 17/10/2010 QUELLA MADRE SOLA NELLA CASA DEL DELITTO "ADESSO VERRANNO A PRENDERE ANCHE ME" - Solo perché il gattino apparteneva al mondo degli affetti di Sabrina Misseri; lo hanno fatto trovare sul marciapiedi vicino alla casa con un colpo vibrato alla gola, sanguinante. È stato salvato in extremis da Lyala De Nigro, una amica di Sabrina, e da un altro gruppetto di ragazzi che addirittura hanno paura «per quello che potrebbe capitare a lei una volta uscita, se uscirà». A pochi metri di distanza si consuma la disperazione di una madre, Cosima, blindata in casa, una matriarca di poche parole alle prese con troppi fantasmi, che esorcizza il dolore fissando negli occhi i suoi avvocati: «Michele me lo possono anche abbandonare in una cella per sempre. Ma Sabrina non c´entra, devono crederle. O sono io la prossima, come mormora il paese? In fondo sono la moglie di Michele, la madre di Sabrina. Verranno a prendere me, adesso? Quante ore vogliono tenermi sotto torchio? Michele ci sta uccidendo tutti quanti, uno dopo l´altro». Un buio filtrato soltanto, e ancora una volta, dal silenzio dolente del padre di Sarah, ieri sera di nuovo in prima fila alla messa in suffragio della sua piccola, nella chiesa di Santa Croce. Giacomo è un uomo sfigurato, mormora secco: «Perché, Sabrina. Mi dicessero perché. Non capisco». Ancora una volta appare lontano da sua moglie Concetta che invece è in credito di perdono, di comprensione, di candore: «Quella non confesserà mai, è come la Franzoni». Nel "paese delle meraviglie" che si sta sgretolando, una madre mette in conto anche di essere portata via all´improvviso, come Cosima, fosse anche solo una parola detta per sfida. Contempla di passare per le strettoie di un interrogatorio che, molto probabilmente, non ci sarà: perché la legge italiana custodisce il segreto di famiglia senza rubricarlo come "favoreggiamento". Ora è sceso il silenzio più pesante su casa Misseri, la villa continuamente penetrata da telecamere e incontri, domande e curiosità, in gran parte sollecitate o accettate. Teste basse, oggi. E due donne sole, contro tutto: Cosima e Valentina. La prima ha scritto una lettera in carcere alla figlia: «Non mollare, ti vogliamo bene, devi avere fiducia, devi sempre dire la verità, devi ricordarti i momenti felici trascorsi con i tuoi affetti, il paese sta con te», e non importa se non c´è più paese intorno ai "cattivi". Valentina, la sorella maggiore, non è meno decisa nella difesa a oltranza di Sabrina. «Mia sorella non sarebbe mai stata capace di una tale abnormità, mia sorella che io ho visto disperarsi durante le vane ricerche di Sarah ha sempre detto le stesse cose». Eppure Valentina non dice perché, in una delle intercettazioni in mano alla Procura, affidò alla madre un dubbio innocente: come mai Sabrina è convinta che c´entri papà? Valentina non vuole entrare nel merito, però prova a fare l´avvocato del diavolo: «Se fosse vera questa atrocità, mia sorella e mio padre si sarebbero smentiti a vicenda con la storia delle telefonate sul cellulare di Sarah. Cosa ci sarebbe stato di meglio che, essendo complici, mettersi d´accordo sulla ricostruzione, sugli alibi, sui tempi e i modi della scomparsa?» No, non può essere Sabrina il secondo mostro di Avetrana. Eppure, la villa in fondo a viale Deledda è diventata meta di un pellegrinaggio spregiudicato. «Guarda qui - fa una donna anziana indicando la residenza dei "mostri" a sua figlia e sua nipote, immobile dinanzi all´ingresso - Hanno fatto tanti sacrifici per mettere su la proprietà, cosa resterà di tutto questo, adesso?». Passa una ragazza che fa la foto con il cellulare, passa una famigliola con i visi tirati e gli occhi fissi per un quarto d´ora sul portellone del garage degli orrori, passano indifferenti comitive di ragazzi nella Cogne circondata di ulivi e sgomento. Proprio Sabrina, sembra, lo aveva intuito poche ore prima di essere portata via dagli inquirenti. E alla sorella Valentina che le rassicurava, «verrete a Roma con me, ce ne andremo via di qua per un po´», Sabrina aveva risposto davanti alle amiche: «Andare via di qua? Guarda che al ritorno non ci farebbero trovare neanche la casa». Proprio l´altra sera, in quella villa, Sabrina selezionava con Lyala, con Ivano ed altre compagne il brano musicale da citare sull´immaginetta in preparazione per Sarah. La scelta era caduta sul più amato di Avril Lavigne, "Alice in Wonderland". Dicono che Sabrina sia trasalita quando ha tradotto i primi versi, sembrava che le parlasse Sarah: «Inciampando, girando vorticosamente sono sottoterra, sono caduta», è l´incipit della canzone che la quindicenne canticchiava mentre andava incontro alla morte. «Così - racconta Lyala - abbiamo preso l´ultima strofa. Dice: "Io me la caverò, non provate a fermarmi, io sopravviverò quando il mondo cadrà in pezzi"». CONCHITA SANNINO, la Repubblica 17/10/2010 -