alessandro dell’Orto, Libero 17/10/2010, 17 ottobre 2010
INTERVISTA A SIMONA TAGLI
Buongiorno Simona...
«...scusi, ma lei è sicuro di essere di Libero?». Perché? «Non è uno de “Le Iene” che mi fa uno scherzo, vero? Ormai li incontro sempre». Quando l’ultima volta?
«Ieri sera. Fingono di rimbalzarmi alle poche feste in cui accetto di presenziare. Ma non mi arrabbio mai e li sgamo alla svelta».
Poca vita mondana?
«Zero. Preferisco essere, che apparire. Amo la mia casa, mi piace viverla a fondo». E come è la sua abitazione? «Una factory colorata, soprattutto di rosa, ogni stanza zeppa di giochi per far divertire Georgia».
È sua figlia?
«Ha 5 anni e vive con me. Sono separata da Francesco Ambrosoli, suo papà, e faccio la
mamma a tempo pieno».
Basta tv?
«Qualche ospitata ogni tanto, ma solo se qui a Milano. Ora dedico la mia giornata e la vita a Georgia». Le manca il video?
«No. Mi manca il mio lavoro, ma non soffro se non vado in televisione». Le piacciono i programmi di oggi? «Non tanto. Guardo le prime puntate per farmi un’idea. Ma c’è poco da divertirsi. Il meglio è “Chiambretti Night”, che mi godo dopo aver messo a letto mia figlia».
A proposito di bambini, facciamo un salto indietro alla piccola Simona Tagli. «Nasco a Milano il 22 febbraio». L’anno non lo diciamo?
«Noooo!».
Bimba timida?
«No, monella e figlia unica, iperattiva. Mamma e papà fanno gli antiquari e sono sempre molto presi, così cresco con i nonni».
Scuole?
«Suore Orsoline, dalla prima elementare alla maturità artistica. Ma senza dormire
in collegio».
Ops, non si offenda ma fa un po’ sorridere pensare a un sex symbol come lei che ha studiato dalle Orsoline.
«Un po’ intriga anche, immagino». Molto. «Ma guardi che io sono pudica. Lo sono sempre stata anche ai tempi della minigonna a “Domenica In”. Non ho mai ammiccato, anche se con gli anni, nella vita privata,
sono diventata un po’ maliziosa»».
Poi ne parliamo. Ha un buon ricordo degli
di studi dalle suore?
«Splendido, perché già in quegli anni l’ambiente è moderno e loro sono avanti nel tempo. Suor Paola, insegnante di religione, quando ci porta a sciare chiede di chiamarla semplicemente Paola».
Nel frattempo inizia anche a ballare.
«A 9 anni faccio danza classica e vengo presa alla Scala. Ma non dura molto: mi lasciano a casa per questioni fisiche». Cioè?
«Le ballerine classiche devono essere minute e filiformi». Già, non così formose. «Così mi iscrivo alla scuola di modern jazz di Luciana Novarro e sogno di diventare una nuova Raffaella Carrà».
Nel frattempo, però, si dà anche alla moda. «Sfilo per gli intimi della Lovable e per Ferrè. E guadagno bene, diventando subito indipendente. Tanto che compro a rate la prima macchina, una Polo verdona». Bella, indipendente, spigliata. Chissà quanti ragazzi. Ricorda il primo fidanzatino?
«Mio marito».
Ma come?
«A 20 anni mi sposo».
Personaggio del mondo dello spettacolo?
«Nooo. Nella vita ho avuto solo un fidanzato del mio ambiente». Beh, non restiamo nel vago. Su, facciamo il nome.
«Zequila, siamo stati insieme per 7 anni».
Chi, “Er mutanda”?
«Proprio lui, negli anni Novanta. Era agli inizi e gli ripetevo che avrebbe fatto carriera. Un giorno mi chiamano per la pubblicità di una pelliccia, non ho voglia e mi viene l’idea geniale: propongo Antonio». Pelliccia da uomo, naturalmente.
«Non è detto... Ahahah. Lui accetta, si fa conoscere e inizia la carriera. Capito? Sono stata il suo talent scout!». Scusi la domanda un po’ sfrontata: cosa l’ha conquistata di Zequila?.
«Premessa: di solito non mi piacciono i belli, perché la bellezza in un uomo è solo un limite. Fa diventare narcisisti. Lui, invece, mi ha conquistato con la capacità di far ridere. È un comico dentro, ha un umorismo innato che però non accetta. Sarebbe meraviglioso nei cinepanettoni a fianco di De Sica».
Il soprannome “Er mutanda” inventato dalla Santerelli su l’Isola dei famosi” per sottolineare come dire il contenuto del costume le piace?
«Direi azzeccatissimo, perfetto. Nella vita privata lui è proprio “Er mutanda”». Urca. Simona, restiamo in tema uomini. Altri flirt famosi?
«Non amo la parola flirt. Che stia con una persona un giorno o per sempre, lo faccio per costruire qualcosa. Preferisco parlare di persone della mia vita. Credo che ci si possa innamorare più di una volta».
Altre persone della sua vita famose?
«Nessuna».
Sicura? Nemmeno il principe Alberto di Monaco? «Un amico». Solo amicizia?
«Amicizia particolare. L’ho sempre chiamato amico per rispettare il suo ruolo istituzionale...». Simona, basta giri di parole. Raccontiamo.
«Io e Alberto ci conosciamo a inizio 2000 agli Internazionali di tennis di Roma. Me lo presenta Pietrangeli e scatta il colpo di fulmine».
Seconda domanda un po’ sfrontata: cosa l’ha conquistata del principe Alberto? «Anche se non sembra, ha un carattere forte. E poi nel privato è fanciullesco, semplice. Porta sempre con sè una pallina, con la quale gioca nel tempo libero per rilassarsi».
Un momento indimenticabile?
«Le cene insieme a Palazzo. Nessuno sfarzo, ma solo io e lui in cucina come due persone semplici». Simona Tagli sarebbe stata una brava principessa?
«Chissà. Sicuramente avrei imparato facilmente a esserlo! Ahahah». Abbiamo divagato un po’: eravamo partiti dal suo matrimonio.
«A 20 anni mi sposo con Fabio, pilota di off-shore. Durerà 5 anni in tutto, poi la separazione e l’annullamento della Sacra Rota. Oggi potrei risposarmi».
Torniamo al lavoro. Partecipa a “Drive In” con Zuzzurro e Gaspare e al “MegaSalviShow”. «Poi sparisco per un po’, perché mi metto a studiare architettura. Ma mi annoio, la vita è tristissima».
Come mai?
«Incompatibilitàcaratterialeconmiomarito. Non andiamo d’accordo, mi dice che ho le gambe grosse e non potrò mai avere successo, mi toglie sicurezza. Però non mi arrendo, perché dentro di me c’è sempre una vocina che mi dice di provarci».
E che fa?
«Preparo una videocassetta in cui metto gli spezzoni dei miei programmi e la mando ad Aragozzini». Perché proprio a lui?
«A me piace pensare in grande e uno dei miei due sogni, in quel periodo, è condurre il Festival di Sanremo». Scusi, e il secondo? Perché ride? «Tramite amici conosco il produttore di “Nove settimane e mezzo” che mi chiama in continuazione da Los Angeles, chissà, forse provandoci un po’. Così mi metto in testa di fare un provino perché so che stanno per girare il sequel: “Nove settimane e mezzo La conclusione,”. E a casa, da sola, mi esercito nel balletto».
Lo farà mai quel provino?
«Mai».
Torniamo ad Aragozzini.
«Lo incontro a Roma, in compagnia degli autori di Sanremo. E ricevo un no secco. Mortificata, torno a Milano ma...». La richiamano?
«Sì, ricevo una telefonata tre giorni prima del Festival. Mi affidano “ Sanremo Folies”. Vado da un amico stilista e mi faccio preparare una minigonna e un top. La prima serata va bene e mi accorgo che tra una presentazione e l’altra, come stacco, mettono sempre la musica di “Nove settimane e mezzo”».
Oplà. E che fa?
«Il giorno dopo, senza dire niente a nessuno, indosso la camicia da notte che usavo a casa per imparare il balletto, vado sul palco e mi esibisco sulle note del film. Ed è un successo. I giornali, la mattina seguente, titolano: “Bomba sexy a Sanremo”».
E per lei è la svolta.
«Ricevo una telefonata da Boncompagni: “Voglio conoscerla, perché sono rimasto due giorni incollato alla tv a vederla. E non capita spesso alla mia età. Vorrei farle fare i balletti a Domenica In”».
E in poco tempo Simona Tagli conquista gli italiani. «Boncompagni, maliziosamente, costruisce il mio personaggio alla perfezione. Nota che durante un ballo, istintivamente, mi abbasso la minigonna di lycra che è salita troppo durante i movimenti e mi chiede di ripetere spesso questo gesto».
È il boom. Gli ascolti si alzano, la trasmissione “Blob” la rimanda regolarmente in onda e lei diventa un simbolo erotico. Di più, un sondaggio dice che per gli uomini lei è la reincarnazione della Barbie. L’ha mai infastidita essere così desiderata? «Credo nell’intelligenza del corpo della donna, se utilizzato bene».
Dopo “Domenica In” lei lavorerà a “Piacere Rai Uno”, a “Voci e volti nuovi di Castrocaro”. Poi a “Il grande gioco dell’oca” con Jocelyn e a “Giochi senza frontiere” con Andenna. E ancora a trasmissioni legate allo sport. Simona, ma ha fatto di tutto! «Ho cercato di indirizzare il mio successo, non accelerarlo. E il pubblico mi ha seguita, capita, apprezzata in tutti i passaggi della carriera. Gli addetti ai lavori, invece, no. E chissà perché, per loro, resto quella dei balletti e del cruciverbone, non mi hanno voluto veder crescere». A fine anni Novanta lei sparisce una seconda volta.
«Per laurearmi in architettura».
Poi riappare nei reality “La Talpa” nel 2005.
«Solo come ospite».
Nel 2006 invece, su “L’Isola dei famosi”, è una concorrente. «Esperienza stregata, periodo bruttissimo della mia vita».
Perché?
«Parto per il reality come ospite di riserva sulla palafitta. Accetto per strategia, penso che possa farmi comodo per una questione di visibilità pur sapendo che non resisterò per più di qualche giorno. Sarà comunque un grande sbaglio».
In che senso?
«Quell’esperienza mi porterà a un processo di due anni al Tribunale per i Minori di Milano». Le va di parlarne?
«Un inferno. Assurdo che un Tribunale che dovrebbe difendere i diritti dei bambini rischia di distruggere la vita di un minore. È stata un’ingiustizia, nel mio caso. E ne siamo usciti, io e Georgia, a fatica». Spieghiamo meglio.
«Dopo la separazione, più per l’accanimento di avvocati non specializzati del settore che per reali cattiverie tra me e il mio ex compagno, mi sono ritrovata al Tribunale per i Minori con due C.T.U. consulenti tecnici d’ufficio che dovevano indagare per capire se ero in grado di essere una brava mamma malgrado lavorassi nel mondo dello spettacolo e per capire che non fossi troppo narcisista!».
Addirittura?
«Il problema è che il Tribunale per i Minori agisce mettendo mano nella nostra vita familiare informandosi solo attraverso le carte degli avvocati. Sarebbe meglio, in generale, che istituisse dei percorsi di mediazione, non solo a pagamento ma d’ufficio, per fare in modo di ricomporre gli equilibri delle coppie separate e poi, solo dopo anni, arrivare davanti a un giudice che è letteralmente un estraneo per mettere mano anzitempo nella vita delle persone».
Ma da cosa è nato tutto?
«Il fatto che fossi su “L’Isola dei famosi” e Georgia stesse con mia madre anche solo per pochi giorni ha fatto scatenare questo
caos».
Come è finita?
«Dopo due anni di processo ho avuto ragione di tutto. Ho lasciato il lavoro per dedicarmi solo a mia figlia e zittire tutti. Ma se non avessi guadagnato bene in passato, non avrei potuto fare delle scelte mirate. Fossi stata una mamma come tante, non avrei potuto nemmeno dedicare tempo al processo. E avrei rischiato di perdere Georgia. Assurdo. Pazzesco. Vergognoso».
Simona, ultime domande veloci. 1) I più simpatici del mondo dello spettacolo?
«Panariello. E De Sica».
2) Musica preferita?
«Jazz. E Mina: le sue canzoni sono poesia».
3) Ultimo film visto?
«“Up”, pellicola per bambini».
4) Rapporto con la politica?
«Sto con Berlusconi. A parte i comunisti sfegatati, credo che tutti gli italiani vorrebbero essere come Silvio. Uno che ha annientato l’opposizione. L’unico proponibile della sinistra è Renzi, che si veste così bene da sembrare un uomo di destra. Anzi, facciamo del Pdl».
5) Rapporto con la religione?
«Buono. Più che credere in Dio credo in D’io. Nel senso che la religione è soprattutto una questione personale».
6) Paura della morte?
«No, assolutamente».
7) Rapporto con il sesso? Ma Simona, è diventata rossa! «Davvero? Sono timida. Il sesso mi piace, la volgarità no. E il sesso funziona solo se abbinato all’amore».
8) Qualcuno che vorrebbe riabbracciare?
«I miei nonni».
9) Come si immagina tra 10 anni?
«Come adesso!».
Con qualche ritocco chirurgico?
«Se servisse, sì. Sono favorevole. Ma finora non ne ho avuto bisogno».
Ultimissima. Simona Tagli mette ancora la minigonna?
«Non più! Mi adeguo ai tempi e all’età. Le mie gonne adesso arrivano fino al ginocchio».