[1] Lavinia Farnese, Novella 2000, n. 42, 21/10/2010, pp. 30-32 [2] Simona Saia, Novella 2000, n. 42, 21/10/2010, p. 31, 21 ottobre 2010
SE IL FIDANZATO È RICCO RIVUOLE I SUOI REGALI
Iniziamo ad abituarci all’idea: se la storia d’amore finisce (male), non sono più solo porte in faccia. È di moda reclamare indietro, con indiscusso poco tatto e una buona dose di cafoneria venale, tutti i regali fatti e le spese sostenute durante la relazione. Nella cronaca recente, Luciano Gaucci è autore di uno dei più minuziosi elenchi di “doni” rinfacciati all’ex fidanzata Elisabetta Tulliani: l’ex presidente del Perugia racconta di avere «intestato questo mondo e quell’altro» all’attuale compagna di Gianfranco Fini, al suo fianco dal 1997 al 2004. Compresa metà della vincita di un Superenalotto di 2,4 miliardi di lire. È l’autunno del 2009 e la cita in giudizio. A parte i gioielli, che, come dice, «non si chiedono indietro, sono un frutto d’amore», vuole che gli sia ridato tutto: tra le altre cose, cinque appartamenti, con tanto di soffitte e box, a Roma, un attico, «il terreno nel Reatino, quello con immobili, e a Capranica Prenestina, le case dove vive con Fini, le automobili, cinque, per tutta la famiglia, i quadri», da Gattuso a De Chirico, acquistati per due miliardi di lire, e un orologio in oro e brillanti da 40 milioni. Totale dei beni intestati o ceduti all’ex fidanzata: «Forse di 15 milioni di euro, forse di 20: avrei potuto prenderci un’altra squadra di calcio».
Nella mancanza di cavalleria, segue a Gaucci Lele Mora che rinfaccia a Fabrizio Corona (appartamento milanese di via De Cristoforis a parte, visto che, come Novella ha raccontato nel numero 41, su questo i due hanno versioni diverse) «otto autovetture, da un’Audi Cabriolet alla Bentley Continental» e il suo (ormai ex) «tesoretto di vecchiaia»: una collezione di orologi, tra cui uno appartenuto a uno sceicco del valore di mezzo milione di euro.
Dall’altra parte dell’oceano, a New York, non va tanto diversamente. È il 30 settembre 2010. Sono passati poco più di due anni dalla mattina del giugno 2008 in cui gli agenti federali si recarono nel lussuoso appartamento dell’imprenditore pugliese Raffaello Follieri e lo arrestarono per frode e riciclaggio in denaro. La sua compagna di allora, la protagonista del Diavolo veste Prada Anne Hathaway, ha dovuto, per legge, restituire al Tribunale i gioielli che lui le aveva donato in quattro anni di storia d’amore. Sono andati all’asta sul web, per risarcire i truffati dall’ex fidanzato faccendiere (fra gli altri): un braccialetto in brillanti battuto a 10 mila 775 dollari, due orologi Audemars Piguet, a 11 mila 450 e a 7.201, un bracciale in brillanti e topazi, a 8.310; un paio di orecchini a goccia in zaffiri blu cobalto e brillanti a 10 mila 525. A conti fatti, è stato raccolto l’equivalente di 72 mila euro. Se mal comune fa mezzo gaudio, è finito con una resa dei conti anche il matrimonio tra la tennista Martina Navratilova e la moglie Toni Layton. Quest’ultima, dopo aver cambiato serratura delle sei magioni che condividevano dal 2001, ha chiesto indietro sei automobili, un motoscafo, due jet ski, due scooter, una bicicletta, gioielli, dei vasi di ceramica, due fucili e una pistola. Con tanto di minaccia: se non le renderà tutto, promette, svelerà i "torbidi segreti" di Martina. Insomma, anche in caso di cuori a pezzi c’è spesso qualcuno che vuole portarsi a casa i cocci. Nel 2006, questa parte l’ha fatta 1’imprenditore Giuseppe Gazzoni Frascara che, con scarso fairplay, ha portato in Tribunale la compagna da dieci anni Katherine Price per riavere 13 opere d’arte firmate, fra gli altri, da Picasso, Modigliani, Brancusi, Klee, Klimt, Man Ray, Max Ernst, più una scultura in bronzo e un tavolino in noce del 1600 veneziano.
Tutti regali di Natale, di San Valentino, di compleanno, d’anniversario, dice lei: «Happy Valentine 2004», si legge sul retro del Modigliani e di un’opera di Dante Rossetti.
C’è poi chi, il regalo, se l’è visto solo sventolare davanti agli occhi. Come l’attrice e produttrice brasiliana Linda Batista, che ricorda: «Peter Pettawill, un produttore texano milionario con cui stavo, una volta si presentò per il mio compleanno con un collier di diamanti. Ma, quando ho salutato un amico che lui non sopportava, se l’è ripreso. Quando, alla fine, ho deciso di non sposarlo più ha voluto indietro anche l’anello di fidanzamento. Bene; se doveva essere l’anello, a darmi la libertà, non c’era da pensarci due volte». E adesso? «Adesso sono strafelice. Sto con Maurizio: non mi ossessiona, si fida, mi rispetta». Regali? «Pochi ma buoni». [1]
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BOX
«Un ex mi ha richiesto indietro tutto, compresi i vestiti che mi aveva regalato. Da non credere. Per ripicca, poiché ero io a volerlo lasciare. Ma non solo: mi accusò anche di essere stata insieme a lui per interesse, visto che era piano di soldi, e quindi riteneva suo diritto essere “risarcito”. Peccato che io non gli avessi mai chiesto niente, men che meno gioielli. Invece pretese che io gli restituissi tutto quello di cui mi aveva ricoperto dicendosi pazzo d’amore. Quindi: anello di fidanzamento, orecchini, braccialetti. Inoltre mi chiese anche tutto il resto: un orologio, dei vestiti, una pelliccia… È andata a finire che si è ripreso soltanto i gioielli perché non ebbe occasione di andare a fondo di questo delirio. C’è da dire che ero giovane. Se invece che cosa farei se dovesse capitarmi oggi. Reagirei; credo che potrei arrivare anche a sputare in faccia» (Lory Del Santo). [2]
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Ad Ana Laura Ribas, invece, è andata meglio: «Sono stata chiesta in moglie quattro volte e tutte e quattro la richiesta era accompagnata da un diamante. Che non ho mai restituito. Loro, da gran signori, non me li hanno mai chiesti. Al contrario di un altro ex che mi aveva regalato una sciarpa di lana e l’ha voluta indietro perché, ho scoperto, era un regalo riciclato che gli aveva fatto un amico. Viceversa, mi è successo di non resistere davanti a un oggetto che avevo regalato io, un apribottiglie bellissimo, perché me lo sono ritrovato davanti quando l’ex mi diede le chiavi di casa per andare a prendere le mie cose. Visto che c’ero, l’ho preso… Insieme a un paio di portaritratti con le nostre foto. Ma quelle erano un ricordo». [2]