Emiliano Fittipaldi, L’espresso 21/10/2010, 21 ottobre 2010
RENATA ZERO (SULLA POLVERINI)
Oltre sei mesi per mettere a punto la squadra (l’ultimo assessore è stato nominato solo lunedì 11 ottobre) e un primato poco invidiabile: la sua giunta è composta solo di "esterni" ed è di gran lunga la più costosa d’Italia. Non paga, Renata Polverini, da marzo prima governatrice della storia del Lazio, inanella un altro record: in questi mesi di governo, la presidente e i suoi uomini hanno assunto circa 150 collaboratori investendo milioni di euro tra stipendi e oneri previdenziali. In pratica si conta un contratto al giorno, compresi i sabati e le domeniche. "Non è una novità che le promesse gridate in campagna elettorale abbiano le gambe cortissime, ma lei fa sistematicamente il contrario di quanto annuncia", dicono gli oppositori. Qualcuno forse esagera, ma di certo l’ex segretario del sindacato di destra Ugl, lanciata (mediaticamente) da "Ballarò" e (politicamente) da Gianfranco Fini, al giro di boa dei 200 giorni di governo non brilla né per coerenza né per risultati.
Tornata alla ribalta nel pranzo polenta e pajata organizzato davanti a Montecitorio tra romani e leghisti durante il quale ha imboccato Umberto Bossi con rigatoni al sugo, a febbraio Polverini dichiarava: "Cominciamo dagli sprechi, e non dalla chiusura di ospedali e dal taglio di posti letto". Detto fatto: il suo piano sulla Sanità approvato pochi giorni fa prevede la soppressione di 24 nosocomi regionali e la sforbiciata di 2.865 letti per malati. A marzo giurava di voler abbassare le addizionali Irpef e Irap, ma una volta eletta corregge il tiro sostenendo addirittura che qualche tassa in più "ion sarebbe una tragedia, l’aumento sarebbe davvero poco". Infine, la battaglia contro gli sprechi, suo grande cavallo di battaglia: "Marrazzo aveva 15 persone nell’ufficio stampa, non ne servono così tante", chiosa spesso, "lui spendeva anche un milione in consulenze, non penso che me ne avvarrò anch’io. Per gli italiani è un momento difficile, abbiamo il dovere di garantire una giusta burocrazie al suo peso economico". Verissimo: ad oggi la Polverini ha assunto solo sette giornalisti e tagliato del 10 per cento gli stipendi ai dirigenti apicali. Ma in compenso ha chiamato ben 15 assessori "esterni" su 15, che guadagnano tra stipendio e indennità varie oltre 17 mila euro lordi al mese ciascuno. In sintesi, meno soldi ai dipendenti e ai medici, ma più denaro ai politici: così la giunta ha dovuto stanziare 5,1 milioni in più (rispetto al 2009) per pagare i fortunati chiamati nella giunta.
avanti, c’È posto
Il Lazio ha l’esecutivo più caro d’Italia a causa dei pasticci made in Pdl, che non è riuscito a presentare le liste elettorali della provincia di Roma in tempo utile. I trombati eccellenti sono stati così cooptati nel governo regionale: tra loro pochi tecnici e molti peones e portatori di voti, come Luciano Ciocchetti, buon amico di Pier Ferdinando Casini ora vicepresidente, Stefano Zappalà (indicato dal chiacchieratissimo Claudio Fazzone, il ras di Fondi appena rinviato a giudizio per abuso d’ufficio), e l’ex segretaria di Claudio Scajola Fabiana Santini, piazzata all’assessorato Arte e Sport.
Completata faticosamente la squadra del governo regionale, la Polverini sta facendo incetta di collaboratori esterni. Invece di far lavorare di più "i dipendenti della Regione che bivaccano e non fanno niente", come lei stessa ha denunciato, ne sta assumendo di nuovi, a pacchi. Saranno anche le regole dello spoil system, come si giustificano i suoi, ma i numeri sono impressionanti: "L’espresso" ha spulciato delibere e atti di organizzazione, scoprendo che tra direttori di dipartimenti, segretari, semplici cococo e lavori a progetto da aprile a settembre Renata e soci hanno firmato quasi 150 nuovi contratti a tempo determinato.
Nella lista c’è di tutto, sconosciuti e nomi eccellenti: Adriano Tilgher (condannato negli anni Settanta per tentata ricostruzione del partito fascista) è stato chiamato a collaborare alle Politiche per la casa dal suo amico Teodoro "er Pecora" Buontempo, mentre Geneviève Mbanga Bauna (figlia di Fidel, giornalista del Tg3 vicino alla destra) lavora con l’assessore all’Istruzione. La "dama bianca" Federica Gagliardi, presentata alla Polverini dal marito di Maria Grazia Cucinotta Giulio Violati e fotografata vicino a Silvio Berlusconi durante il G20 del Canada, è invece collaboratrice al segretariato. Stipendio: circa 44 mila euro l’anno.
Uomini d’oro
Molto di più guadagna il suo capo Salvatore Ronghi, ex sindacalista Ugl con natali napoletani promosso a segretario generale, che prende oltre 189 mila euro. Stessa cifra per Pietro Giovanni Zoroddu, ex ugiellino nominato capo di gabinetto, mentre la sua vice, il magistrato Maria Antonia Garzia, prende 181 mila tondi tondi. Stipendio da sballo (140 mila euro) anche per Leonardo Catarci, già assessore provinciale di Roma finito in un’inchiesta per una presunta truffa all’amministrazione: da giugno è il nuovo responsabile della Struttura Comunicazione. Poco meno prendono Isabella Carapellotti, capo della struttura Piani e progetti speciali, e Mauro Botta, capo dell’Internal Auditing. A volte, oltre la busta paga indicata dalla delibera, il contratto include anche bonus a quattro zeri: Marco Marafini e Mario Marotta, due direttori di dipartimento assunti a settembre, incassano 155 mila euro l’anno più premi di produzione che arrivano fino al 30 per cento dello stipendio. Giacomo D’Amico, diventato vicecapo di gabinetto al Consiglio regionale, invece, è stato assunto dai consiglieri di centrodestra con busta paga da 181 mila euro l’anno: ex dirigente della Asl di Frosinone, nel curriculum allegato alla delibera di assunzione dice di essersi iscritto a Medicina a fine 2005, e di essersi laureato a "dicembre del 2006". O è un genio, o c’è un errore. Secondo il vendoliano Ivano Peduzzi, che ha presentato un esposto alla Corte dei conti, potrebbe essere stato addirittura nominato senza laurea, requisito minimo richiesto per quella poltrona.
Qui comando io
Dopo i collaboratori del presidente e degli assessori, ora toccherà alla grande infornata per le poltrone delle varie Agenzie regionali. La "bulletta di San Saba", come la chiamano nel palazzone di via Cristoforo Colombo, deciderà di testa sua, e i consiglieri del centrodestra e i mammasantissima del Pdl, Gianni Alemanno in testa, non sono affatto felici. "È troppo autonoma, soprattutto sulle nomine, mette troppi commissari amici suoi. Alla guida della riserva naturale del lago Lungo e Ripa ha chiamato Guido Zappavigna, un ex ultrà dei Boys della Roma. Ma le pare?", mormorano i nemici interni a denti stretti.
Gli alleati vorrebbero che tutto fosse concordato. Ma nell’ufficio della Polverini, dove ha subito appeso i cornetti rossi portafortuna che sfoggiava in campagna elettorale, entrano in pochissimi. Il suo sistema di potere è incardinato sugli ex Ugl, a cui ha rubato tutti i dirigenti: a parte Ronghi e Zoreddu, fanno parte della nidiata anche Francesca D’Avello, capo dell’ufficio stampa, i neoassessori Pietro Di Paolo, Luca Malcotti e, soprattutto, Stefano Cetica, che ha in mano la delega più delicata, quella del Bilancio. Nelle scelte in Regione è tornato ad essere influente anche Francesco Storace e - naturalmente - di tutto viene informato Silvio Berlusconi: dovendo scegliere tra Fini e il Cavaliere, Renata non ci ha pensato un secondo.
Tutto fermo
I partiti invece contano pochissimo, e il malcontento sotto il Colosseo cresce giorno dopo giorno. Non solo tra i politici ma anche tra gli imprenditori e i cittadini: se la Polverini va in giro come una trottola tra feste paesane, sagre del vino e trasferte a Lourdes, la Regione è infatti immobile. Numeri alla mano, si sono tenuti solo sette consigli regionali (peggio ha fatto solo la Calabria), le delibere significative si contano su una mano, i trasferimenti statali restano bloccati e le tasse, se il piano sanitario non sarà approvato dal governo, saranno aumentate.
Non si muove una foglia: persino alle 150 interrogazioni arrivate alla giunta su questioni di ogni tipo, non è stata data nessuna risposta. Zero di zero. Esterino Montino parla duro: "L’amicizia tanto decantata tra la Polverini e Berlusconi non sembra servire a nulla", spiega il capo del Pd alla Pisana, "nell’ultima Finanziaria il governo ha tagliato 450 milioni per i trasporti pubblici, 140 milioni di incentivi alle piccole imprese, 40 per l’assistenza sociale. Una sforbiciata, in totale, da oltre un miliardo. Un disastro".
Anche al Cipe la Polverini non riesce a far sbloccare opere decisive: la Roma-Latina, cioè la nuova Pontina, è ferma al palo, e da sola vale 3 miliardi di euro. Una boccata d’ossigeno per gli edili, che si lamentano pubblicamente per il crollo degli appalti pubblici. Niente di nuovo nemmeno per il raddoppio della Salaria, la Civitavecchia-Orte, la ferrovia Roma Nord, finanziata con 170 milioni già messi sul tavolo da Piero Marrazzo: le ditte l’8 marzo 2010 hanno in effetti consegnato le buste per il bando, ma la commissione per valutare le offerte ancora non ha visto la luce. Paradossalmente persino il denaro dei privati non viene speso: nel limbo galleggiano circa 200 progetti (tra cui parchi eolici e fotovoltaici, parcheggi, porti e strutture industriali di ogni genere) che hanno solo bisogno, per aprire i cantieri, del "sì" dell’ufficio Via (Valutazione d’impatto ambientale), che invece ritarda oltre ogni termine di legge le varie istruttorie.
In sei mesi, dunque, le due azioni di governo più importanti restano l’approvazione del piano casa e di quello sanitario. Se il primo permette di aumentare le cubature sia in campagna sia nel centro storico e di velocizzare le procedure per ottenere le autorizzazioni (applaudito dai costruttori dell’Ance, gli ambientalisti lo hanno definito semplicemente "inaccettabile"), il "riordino" della Sanità - settore che drena il 75 per cento dei fondi regionali - ha scatenato polemiche feroci. Dicono i maligni che Renata avrebbe concordato ogni mossa con i ministri interessati, Tremonti su tutti: è infatti il titolare dell’Economia che, sbloccando 330 milioni di fondi Fas congelati da mesi, potrebbe scongiurare il rialzo delle tasse dei laziali.
La governatrice commentando il piano ha parlato di letti "riconvertiti in posti di degenza infermieristica" e di "micro-ospedali trasformati nelle funzioni". Ma di fatto salteranno otto pronto soccorso a cui, nel 2009, avevano fatto ricorso circa 100 mila persone, più otto ospedali in provincia di Roma, altrettanti a Frosinone, tre a Latina, tre a Viterbo, due a Rieti: dappertutto le strutture diventeranno semplici poliambulatori. Una mazzata per il pubblico, e buone opportunità, invece, per i privati: paradossalmente il Campus Biomedico dell’Opus Dei potrà contare su 22 letti in più, mentre il Policlinico Casilino del fascista Giuseppe Ciarrapico su un’ottantina circa.
Consulenze & commissioni
Intanto, mentre una settimana fa i sindaci che protestavano davanti alla Regione venivano "identificati" dai carabinieri ("Li ha mandati la Polverini", l’accusa delle fasce tricolori) e l’emergenza spazzatura sembra sempre più vicina (nessuno sta lavorando davvero per capire dove dislocare la discarica che deve sostituire la pienissima Malagrotta), nei palazzi del potere regionale ci si occupa di tutt’altro. Si scommette, per esempio, sui nomi dei consulenti che andranno a comporre il Collegio degli esperti, dove i primi due nominati (Rodolfo Mazzei e Andrea Urbani, rispettivamente avvocato e commercialista) guadagnano da agosto 7 mila euro al mese, con contratti scadenza 2015. Ma si vaticina pure sulle nuove commissioni speciali del consiglio che nasceranno, a fianco delle 16 già esistenti. Nonostante siano già il doppio rispetto a Lombardia e Veneto, c’è chi ne vuole un’altra sulle Olimpiadi del 2020, alcuni sulla penetrazione della mafia nel Lazio, altri ne chiedono una dedicata alla sicurezza sul lavoro. Il Pd vorrebbe studiare meglio il federalismo e la legge Roma Capitale. Non sappiamo se serviranno a qualcosa, di sicuro i consiglieri che andranno a presiederle prenderanno un’integrazione sullo stipendio di 600 (i due vicepresidenti) e 1.200 euro al mese (il presidente). Un bonus appetitoso che per ora è finito nelle tasche, tra gli altri, di Pietro Sbardella, figlio di Vittorio l’indimenticabile "Squalo" della prima Repubblica, dell’immobiliarista Roberto Carlino, eletto paradossalmente alla commissione Ambiente, e di Veronica Cappellaro, splendida pariolina di 29 anni voluta nella lista bloccata da Silvio Berlusconi in persona.
Lontano dalla Pisana la situazione è seria, forse persino grave: l’Alitalia minaccia esuberi, Cinecittà agonizza, molte micro-imprese, secondo un’indagine della Cna, stanno pensando di emigrare in altre regioni meno tartassate dal fisco. "La Polverini non ha battuto ciglio nemmeno di fronte al decreto del governo che ha messo il pedaggio sul Grande raccordo anulare", dice sconsolato Montino. Unica consolazione, al momento, è che l’agenzia Standard & Poor’s non ha declassato il rating della Regione. "Un grande successo", ha commentato Renata. Il dato è inchiodato al livello BBB+, lo stesso di quello affibbiato alla disastrata Grecia. Contenta lei...