Massimo Gramellini e Carlo Fruttero, La Stampa 15/10/2010, pagina 88, 15 ottobre 2010
STORIA D’ITALIA IN 150 DATE
15 giugno 1978
Antilope
In una sera di lampi tuoni e pioggia scrosciante, esce dal portone del Quirinale una macchina che ha a bordo il presidente della Repubblica Giovanni Leone. Ma è la sua ultima uscita, perché poco prima sugli schermi televisivi a colori (appena arrivati in Italia) il Presidente ha annunciato le sue dimissioni, pallido e molto teso. È stato eletto nel 1971 al posto di Moro, cui dovrebbe toccare il prossimo settennato. Ma la DC, ancora onnipotente, sceglie Leone, avvocato di grido a Napoli, eccellente giurista, tre volte presidente della Camera, due volte capo di brevi governi «balneari», che tuttavia è un isolato, non ha una corrente ed è considerato dai suoi colleghi non tanto «super partes», quanto al di fuori di esse. Leone è un napoletano tipico, spiritoso, superstizioso, scandalizza l’Italia facendo le corna scaramantiche in pubblico. Ha una moglie bellissima e diversi figli installati a palazzo con lui. Sembra profilarsi una presidenza tranquilla con un capo lontano da ogni protagonismo. Ma subito arriva il terrorismo e ben presto scoppia lo scandalo Lockheed, società di costruzioni aeree americana che rivela di aver pagato cospicue tangenti per far acquistare all’Italia aerei militari da trasporto, corrompendo un misterioso Antilope Cobbler.
Chi è l’Antilope? Già da qualche tempo la famiglia Leone è oggetto di pettegolezzi, insinuazioni, sospetti di traffici edilizi e di valuta. Non si è mai saputo come o perché, si forma un’onda che va dall’estrema destra ai radicali, ai comunisti e agli stessi democristiani, e quest’onda lambisce e infine allaga il Quirinale. La più celebre giornalista del tempo, Camilla Cederna, scrive un libro al vetriolo contro il Presidente e la sua «banda» che va a ruba edizione dopo edizione. Leone querela e vincerà in tutti e tre i gradi di giudizio: erano solo calunnie senza prove. Ma sul momento, a caldo, nessuno lo difende. Quando poi Moro viene assassinato dalle BR, la DC si sfrangia, barcolla, annaspa in una crisi che è generale. Non si sa bene ancora oggi di chi sia stata l’idea di trasformare Leone in un capro espiatorio. I comunisti? Forse. Ma anche molti democristiani concordano, per non parlare di tutti gli altri partiti e forse dei soliti «servizi», più o meno deviati. Leone sa di non avere difensori e si rassegna alla cacciata, unica nella storia repubblicana italiana, con l’animo esacerbato e la ferma volontà di recuperare il suo onore. Ci riuscirà, ma dovrà aspettare più di trent’anni, prima che il suo successore Giorgio Napolitano gli riconosca di essere stato, se non un grande Capo dello Stato, almeno un onesto cittadino. E chi fosse l’Antilope non si è mai saputo.